Incubo recessione. Meloni-Tajani, patto anti-austerità
Premier e ministro degli Esteri a Montecitorio
«La Banca centrale europea non si ferma. A luglio alzerà ancora i tassi...». Una smorfia di fastidio taglia il volto di Giorgia Meloni. «Saranno mesi complicati. Anche per l'Italia...». Ancora una pausa. «L'Europa è ferma, la Germania è piegata, anche noi faticheremo». È un'analisi nota. Quasi scontata. Palazzo Chigi da giorni fa i conti con i numeri. Le imprese non investono. Presto smetteranno di assumere. I tassi crescono e i mutui diventano proibitivi: il mercato immobiliare è oramai paralizzato. Meloni vede il fantasma della recessione prendere forma.
E riflette sulle inevitabili conseguenze: come si farà in autunno la legge di bilancio? Come si potranno mantenere gli impegni senza soldi? Dove si troveranno le risorse per confermare il taglio del cuneo fiscale anche per il 2024? E per la riforma delle pensioni? Gli interrogativi agitano il governo. Non c'è una risposta. C'è però un piano di battaglia. Puntare i cannoni di Palazzo Chigi contro l'Europa del rigore. Scaricare sulla Bce le responsabilità future. Nel 2024 c'è il voto europeo e la campagna elettorale che ha in testa Giorgia Meloni è chiarissima. La vera novità è però che a gridare "basta austerità" al fianco della premier c'è il ministro degli Esteri e capo di Forza Italia Antonio Tajani. Una sintonia sempre più evidente. Un patto che prende forma. E che potrebbe portare presto sviluppi clamorosi. Un partito unico del centrodestra per la battaglia delle europee? Un grande contenitore aperto anche a Matteo Renzi? Una nuova sezione italiana del Ppe? Meloni riflette silenziosa, ma Tajani nelle conversazioni più private si sbilancia: il cantiere si aprirà e non avrà confini. Traduzione: bisogna cominciare a parlarne e se Matteo Renzi vorrà far parte della partita... Il progetto scuote Forza Italia, ma soprattutto preoccupa Matteo Salvini che davanti ai suoi ammette i rischi. Il capo della Lega sa di essere vicino al bivio: o allinearsi alla linea Meloni-Tajani oppure ritrovarsi isolato.
Senza vere sponde in Europa. Magari schiacciato sulle posizioni estreme di Marine Le Pen. E allora decide di sceglie (almeno per ora) la strada più facile: «La scelta dell’anno prossimo sarà tra l’Europa dei banchieri e l’Europa dei lavoratori. I banchieri stanno guadagnando decine di miliardi di euro e poi dicono con la massima tranquillità: sì è vero quello che stiamo facendo con la Bce sta danneggiando famiglie e imprese però dobbiamo farlo». Insomma nel fronte anti Bce c'è anche lui. Ma picchiare duro contro il rigore della banca centrale forse non basterà a riempire il solco che lo separa da Meloni.