Anche se nel 2014 le domande sono raddoppiate, l’Italia resta sempre al quinto posto nell’Ue, con il 6% dei richiedenti asilo d’Europa. Quasi 20mila i posti attivati dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), 5mila solo quelli gestiti dalla Caritas con un impegno mai raggiunto. Uno sforzo importante per la prima accoglienza, quello prodotto dal Paese, che ha visto un picco con Mare Nostrum. Ma ancora carente nell’integrazione. È la fotografia del
Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2014, presentato ieri a Roma, frutto dell’inedita collaborazione tra Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes, Servizio centrale dello Sprar, in collaborazione con l’Unhcr.Nel primo semestre del 2014, dunque, il numero delle domande di protezione internazionale in Italia arriva quasi all’intera cifra del 2013: sono 25.401 in sei mesi, a fronte delle 26.620 mila dell’intero anno precedente. Il 70% proviene da africani, il 25 da asiatici. Quasi tutti maschi (93%), mentre tra i primi dieci paesi di origine ci sono Mali, Nigeria, Gambia, Pakistan, Senegal, Afghanistan e Ghana.I numeri italiani sono anche «conseguenza del maggior numero di migranti – precisa il dossier – giunti sulle coste italiane dall’inizio dell’anno: dal 1° gennaio al 1° luglio sono giunti oltre 65mila migranti, mentre nello stesso periodo del 2013 erano sbarcate 7.916 persone. Negli ultimi mesi però hanno superato le 150mila unità». Non tutti hanno presentato domanda, metà ha proseguito verso altri Paesi.I progetti di accoglienza gestiti dallo Sprar nel 2013 sono stati 151 per 9.402 posti complessivi in 128 enti locali. Per il triennio 2014/2016 sono stati attivati 456 progetti per 19.510 posti in 375 Comuni, 30 Province e 10 unioni di Comuni. La presenza maggiore in Sicilia (21% del totale) e nel Lazio (quasi il 21%). Stabile il numero dei rifugiati nel continente europeo, 1,8 milioni di persone, mentre crescono le domande di asilo nei 28 Stati membri dell’Ue: nel 2013 sono state 435mila, quasi 100mila in più rispetto al 2012. Un andamento confermato dall’Italia.E cambiano i paesi di provenienza dei minori non accompagnati: prima soprattutto da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, ora da Gambia (29%), Senegal (13%), Nigeria (10%), Mali (quasi il 9%), Egitto (meno dell’8%), Eritrea (5%), Ghana e Afghanistan (entrambi attorno al 3%). Maschi, tra i 16 e i 17 anni, via mare.Numeri che rimpiccioliscono di fronte alle cifre globali. Oltre 51 milioni le persone costrette alla migrazione, interna o in paesi confinanti, per fuggire da conflitti e violazioni dei diritti. La gran parte sono nei Paesi in via di sviluppo: 10,1 milioni, l’86% dei rifugiati del mondo, il numero più alto degli ultimi 22 anni«Minori non accompagnati e richiedenti asilo sono la stragrande maggioranza tra chi arriva – dice il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione – perché la migrazione economica è ormai al lumicino, da tre anni l’Italia non fa più decreti-flussi». E il governo «appoggerà la richiesta della Marina militare per il comando dell’operazione Triton. Ma l’unica soluzione è quella politica: l’Europa affronti il tema in modo unitario». Don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, sottolinea come «il nostro contributo è stato il più ingente, mai realizzato. A oggi sono oltre 15mila i profughi transitati in Italia nei servizi Caritas, che sta garantendo circa 5mila posti in accoglienza». L’auspicio della Caritas è che «si continui lavorare per un sistema organico, istituzionale, sempre più efficienti». Perché «lavorare in emergenza è faticoso, costoso e spesso non garantista dei diritti».