Giornata mondiale. «Ascoltate il grido delle famiglie». Appello alla politica
La famiglia è troppo spesso dimenticata dalla politica, eppure è l'architrave della società
Si possono ringraziare le famiglie italiane che hanno retto l’impatto terribile dell’emergenza coronavirus senza pensare che ora andrebbero sostenute con politiche adeguate? Evidentemente no. Ha senso prendere atto che le famiglie sono la colonna portante della società, anzi "sono" il Paese, senza riflettere sul fatto che i nuclei familiari andranno incontro a una nuova e più drammatica crisi demografica? E che questo processo di invecchiamento finirà per pesare sul futuro di tutti? Sembrano contraddizioni assurde.
Eppure è proprio quello che sta capitando e che ieri è emerso in tutta la sua drammaticità nel dibattito organizzato dal Forum delle associazioni familiari in occasione della Giornata mondiale delle famiglie. Alle mamme di famiglia protagoniste di una "nuova resistenza" ha fatto riferimento il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, auspicando più incisive politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro, oltre investimenti adeguati per le scuole, paritarie comprese.
E il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha fatto notare come in questo periodo tutte le famiglie siano state chiamate a stringere i denti ma poi madri e padri sono stati lasciati da soli ad improvvisarsi insegnanti, tecnici informatici, infermieri, catechisti. «Questi sacrifici meritano ora di essere riconosciuti – ha sottolineato Bassetti – perché l’impegno delle famiglie, vero ammortizzatore sociale, ha fatto risparmiare lo Stato». Una verità da cui dovrebbe derivare un impegno. Quello di evitare che le famiglie siano ora costrette a pagare, in termini di disoccupazione, il prezzo più alto. Il cardinale Bassetti ha chiesto alle istituzioni di «mettere al centro del villaggio globale la famiglia», con interventi capaci di ridare loro fiducia e speranza. «Dimenticarsi, relegarle in un angolo, sarebbe un vulnus che non renderebbe giustizia ai 26 milioni di nuclei familiari che in questi mesi hanno permesso al Paese di andare avanti». Da qui l’appello del porporato: «Ascoltiamo il loro grido perché in questo modo l’Italia potrà risollevarsi».
Una sollecitazione ripresa dalla ministra per la famiglia, Elena Bonetti. Anche per lei in questa fase difficile le famiglie sono state il cuore della società. Ora però si tratta di tradurre questa evidenza in provvedimenti concreti. E qui cominciano i guai. «Avevo proposto misure finalizzate a rinforzare la responsabilità specifica, a promuovere il protagonismo femminile, a sostenere la natalità», ha svelato la ministra, lasciando intendere che i suoi auspici difficilmente troveranno ascolto tra i colleghi di governo. Eppure, ha ammesso, «la denatalità è una piaga grande, è il sintomo della difficoltà del Paese di sapersi declinare al futuro. Occorre riconsegnare al Paese la ragioni di questa speranza, partendo da un sostegno fattivo alle famiglie». Benissimo. Ma le scelte del governo andranno in questa direzione?
Gigi De Palo, presidente del Forum delle famiglie, regista dell’iniziativa, ha chiosato: «Se crollano le famiglie crolla il Paese. Le nostre 582 associazioni cercano di fare qualcosa di concreto in una realtà che non è proprio a misura di famiglia». E ha ricordato che in questo periodo avrebbero dovuto svolgersi gli Stati generali della natalità, rinviati a causa dell’emergenza sanitaria. Ora le conseguenze di questi mesi rischiano di ripercuotersi con effetti disastrosi sul quadro demografico. Nasceranno molti, moltissimi bambini in meno.
Quanti? Secondo le stime presentate da Giancarlo Blangiardo, presidente dell’Istat e demografo tra i più conosciuti, il quadro è desolante: «I 435mila nati nel 2019 e i 428mila ipotizzati per il 2020 in condizioni pre covid 19 – ha spiegato – scenderebbero a circa 426 nel bilancio finale del corrente anno, per ridursi a 369mila, nel caso più sfavorevole, in quello del 2021». Gli effetti delle paure e delle ansie per il futuro accumulate in questi mesi si potranno vedere infatti, in termini di decrescita demografica, solo il prossimo anno. Previsioni pessimistiche? Blangiardo ha fatto notare, con due esempi storici, che purtroppo si tratta di un quadro molto realistico. Nella Germania orientale, nel triennio dopo la riunificazione, la natalità scese del 56%, mentre nella Grecia del disastro economico (2008-2013) del 14%. E in Italia sarà possibile risollevarsi? «Sì – è l’opinione di Blangiardo – con politiche mirate per la natalità che non sono quelle per l’inclusione sociale».
Senza dimenticare, accanto agli aspetti politici ed economici, una rinnovata centralità per la cultura della famiglia e dell’educazione di cui ha parlato lo psicanalista Massimo Recalcati, che ha messo in luce, dalla sua prospettiva, il ruolo avuto dai genitori in questi mesi. La capacità di non far venire meno le funzioni essenziali dei legami familiari e, tra le altre, quella di far capire ai nostri figli che «abbiamo rinunciato alla libertà in nome della solidarietà, Non esiste libertà senza vincolo e senza fratellanza».