Intervista. Ascani: «Campo largo necessario. E io riparto dai territori»
Anna Ascani al banco della presidenza della Camera
Anna Ascani, Schlein e Conte hanno caratterizzato gli ultimi giorni prima con segnali di riavvicinamento e subito dopo con nuovi avvertimenti reciproci. Credete ancora che il “campo largo” sia la scelta migliore per il Pd e che esistano le basi per realizzarlo?
Parto da una considerazione elementare - risponde la deputata del Pd e vicepresidente della Camera -. Nel campo delle forze alternative alla destra nessuno da solo ha i numeri per mandarla a casa. E del resto anche di là c’è una alleanza. Quindi, se vogliamo rispedire la destra all’opposizione, una destra che sta facendo male all’Italia - basti pensare allo smantellamento sistematico della sanità pubblica -, dobbiamo superare le divisioni e magari, dopo la competizione per le Europee basata sul sistema proporzionale, ripartire da ciò che ci unisce. E, con generosità e fatica, costruire un’alleanza competitiva come d’altronde ci chiedono i nostri elettori. Facile? No. Necessario? Si.
Il tema del fine vita ha diviso l’opinione pubblica e rischia di avere un peso determinante nella vita interna del Pd. La punizione della consigliera Bigon è stata derubricata a “questione locale”. Ma è tutelata la libertà di coscienza nel partito? Esiste davvero un disagio per i cattolici nei dem?
La libertà di coscienza in un partito come il nostro è indiscutibile, metterla in dubbio snaturerebbe i fondamenti del patto che ci lega nella comunità democratica. Quindi ritengo sbagliata la decisione del segretario provinciale di Verona e registro però che i vertici regionali e nazionali ne erano all’oscuro. È evidente che episodi come questo creano disagio non solo ai cattolici, ma a quanti hanno a cuore il pluralismo e la piena cittadinanza delle diverse culture politiche fondative del Pd. Comunque Schlein, proprio ad un convegno promosso da Delrio e Castagnetti, ha detto che il Pd è stato e continuerà ad essere la casa dei cattolici democratici. Sono abituata a dare peso alle parole e quindi sono certa che la segretaria sarà conseguente.
Dalle riforme al caso Salis, vede una differenza reale fra la linea di Meloni e quella di Salvini?
Che a destra esista una divisione profonda è indubbio. Lo stesso vergognoso baratto tra premierato e autonomia ne è prova. Vediamo quanto il cemento del potere continuerà a tenerli insieme.
Per le Europee si parla da tempo delle candidature di Schlein e Meloni. Cosa ne pensa?
Penso che occorrerebbe parlare più di Europa e meno di nomi. Detto questo, e per quanto riguarda la nostra segretaria, osservo solo che non è stata fatta nessuna scelta. Quando dovremo decidere, penso che la segretaria proporrà una valutazione alla direzione e insieme stabiliremo la strada da seguire avendo chiaro che si tratta di un test importantissimo, forse il più decisivo da molto tempo a questa parte.
Per le prossime settimane lei ha annunciato un giro per l’Italia. Sta pensando anche lei di candidarsi alle Europee?
Assolutamente no. È un progetto a cui tengo tantissimo che avvio oggi con tappe a Livorno, Montecatini Terme e Prato. Non è una campagna elettorale ma, anzi, è un tentativo di organizzare fuori dalla campagna elettorale occasioni di incontro e di confronto che ho chiamato “Filo diretto”. Occasioni per ricucire il rapporto che c’è e ci deve essere tra i luoghi dove la politica si fa legge, con norme che hanno effetti sulla vita delle persone, e quello che si muove in giro per il Paese, le forze vive dei nostri territori, dei nostri circoli del Partito democratico.
Cosa ostacola oggi il “filo diretto” di cui parla tra i “palazzi” romani e i territori?
Rispondo con l’osservazione ascoltata da Giacomo Possamai, sindaco di Vicenza, qualche tempo fa: la politica, diceva, coltiva la sedentarietà. Ovvero vive e opera con linguaggi e percorsi spesso oscuri ai più, quelli che la mattina vanno in cantiere, a scuola, ad alzare la serranda, quelli che sono costretti a casa da malattia, quelli che sono in cerca di occupazione o penano aspettando l’ennesima licenza per aprire un’impresa. Ecco, questa sedentarietà la vorrei smuovere. E non solo macinando chilometri…