L'arresto a San Paolo. Brasile, arrestato il vicepresidente di Facebook
La polizia federale brasiliana ha arrestato a San Paolo il vicepresidente di Facebook per l'America Latina, Diego Dzodan. Le forze dell'ordine hanno agito su mandato di un giudice di Lagarto, nello Stato di Sergipe, nel Nord est del Brasile. Il motivo, secondo gli agenti, è stata la mancanza di collaborazione di Facebook in indagini aventi ad oggetto messaggi su WhatsApp, che appartiene alla nota piattaforma sociale di Mark Zuckerberg. «Siamo amareggiati. Si tratta di una decisione estrema e non proporzionata». Così un portavoce di Facebook commenta, parlando con il sito tecnologico Gizmodo, l'arresto, in Brasile, del numero due del social network in America Latina. «Siamo sempre stati disponibili e continueremo ad esserlo a collaborare con le autorità», ha aggiunto.
E il binomio privacy-sicurezza nazionaleL'arresto di Diego Dzodan, numero 2 di Facebook riporta al centro del dibattito il binomio privacy-sicurezza nazionale che sta tenendo banco in queste settimane: con lo scontro tutto americano tra Apple e l'Fbi per lo sblocco dell'iPhone di uno degli attentatori della strage di San Bernardino. Le posizioni contrapposte tra Apple e l’Fbi hanno generato, negli ultimi giorni, diverse polemiche nell’opinione pubblica, soprattutto quella a stelle e strisce. Molte le aziende tecnologiche che hanno deciso di schierarsi a favore del gruppo di Cupertino, tra cui Google, Facebook e Twitter, ma anche alcuni pronti a supportare l’Fbi, come Bill Gates e Donald Trump. La società californiana, tuttavia, continua a considerare pericolosa la modifica del sistema operativo con l’inserimento di una backdoor, perché potrebbe diffondersi ed essere utilizzata in modo improprio: «L’unico modo per garantire che uno strumento così potente non venga abusato o non cada nelle mani sbagliate, è quello di non crearlo».