Hanno un nome ed un volto gli autori
dal duplice delitto alla pizzeria 'Frank' di Brescia. Ad
uccidere i coniugi Francesco Sarramondi (65 anni) e Giovanna
Ferrari (63), sono stati due concorrenti: Singh Sarbjit,
cittadino indiano di 33 anni e Adnan Muhammad, pachistano di 32
anni, ritenuto l'uomo che materialmente ha premuto il grilletto
del fucile. "Abbiamo raccolto la confessione piena", ha
affermato il procuratore di Brescia, Tommaso Buonanno, nella
conferenza stampa convocata a 24 ore di distanza dall'arresto
avvenuto ieri a Casazza, in provincia di Bergamo. I due sono
ritenuti responsabili anche del tentato omicidio dell'albanese
Arben Corri, il dipendente dei Serramondi che all'inizio di
luglio cadde in una imboscata all'uscita dal locale gestito
dalle due vittime. L'uomo, appena salito sulla propria
autovettura, fu raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco
riportando diverse ferite.
Ad incastrali, le immagini delle videocamere,
l'acquisizione di dati telefonici, gli appostamenti sul
territorio e, soprattutto, è stato spiegato, "l'individuazione
di impronte papillose all'interno del negozio che ci ha
permesso di identificare uno dei due responsabili". I due erano
arrivati davanti alla pizzeria a bordo del proprio motorino,
che poi hanno cercato di distruggere ma che è stato
individuato dagli investigatori. Avevano fatto irruzione nel
locale e fatto fuoco con un fucile, prima alla donna poi al
marito mentre tentava di fuggire nel retro. Subito dopo
l'agguato, "lungo la via di fuga si sono disfatti di tutto ciò
che avevano usato per l'omicidio: dai guanti ai proiettili al
fucile trovato in un canale". Infine sono ritornati sul luogo
del delitto dove lo stesso Adnan si è concesso alle telecamere
dei giornalisti lamentando il fatto che il quartiere fosse
"invivibile" perchè frequentato da "prostitute e spacciatori"
e per questo non si facevano affari. Il movente è "economico",
hanno raccontato sempre gli inquirenti. Su questo però c'è
ancora da indagare: "sono in corso accertamenti". Le vittime e
il pachistano avevano "due esercizi commerciali simili a pochi
metri di distanza uno dall'altro" ma, mentre la pizzeria dei
Serramondi "era conosciuta da tutti e tutti la frequentavano,
l'altra non aveva clienti". Il pachistano possiede infatti,
proprio di fronte alla pizzeria un proprio locale,
il "Dolce & salato". Una attività che negli anni scorsi aveva
rilevato proprio da Serramondi per una cifra di circa 200 mila
euro. La sua attività, al contrario di quella gestita dalle
vittime, versava però in cattive acque finanziarie.