Vicenza. La fiera delle armi apre ai minori. Sale la protesta
(Dal canale Twitter della Voce Dei Berici, settimanale diocesano di Vicenza)
Una fiera merceologica? «No, un’operazione culturale». La manifestazione Hit Show dedicata alle armi e conclusasi ieri a Vicenza è diventata un caso politico. Il motivo? Si è trattato della prima rassegna europea aperta ai minori. Nonostante le rassicurazioni più volte arrivate dagli operatori. La denuncia è dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere (Opal) di Brescia, cui fanno riferimento una ventina di associazioni e diverse realtà del mondo cattolico locale. «Nel Vecchio continente non c’è un’altra manifestazione in cui sono esposte tutte queste tipologie di armi che permetta l’accesso ai minori, sia pur accompagnati – spiega Giorgio Beretta, anali- sta di Opal –. A Norimberga, da sempre evento leader nel settore, i divieti sono chiari e pubblicati sul sito. E anche a Vicenza, nel regolamento pubblicato inizialmente, la chiusura agli under 14 era stata messa nero su bianco. Bastava vedere il modulo di acquisto online dei biglietti».
Poi il quadro è cambiato: la precisazione dell’ente promotore della rassegna, l’Italian Exhibition Group, ha chiarito come la presenza fosse «consentita ai minori di 18 anni solo se accompagnati da persone di maggiore età. Nel regolamento diffuso nei giorni scorsi agli operatori – proseguiva la nota – era contenuto un refuso, di cui Italian Exhibition Group si scusa». Secondo la Rete Italiana per il Disarmo, che insieme all’Opal ha diffuso la notizia, dietro all’equivoco ci sarebbero state in verità le «pressioni di alcuni esponenti del mondo politico veneto e di alcune associazioni di categoria ». In realtà, nei mesi scorsi si era aperto un percorso di confronto tra le parti, concretizzatosi a ottobre in un convegno sulle armi che aveva messo intorno a un tavolo le istituzioni locali e nazionali (rappresentate in quest’ultimo caso dal viceministro all’Interno, Filippo Bubbico). «Erano state fatte delle proposte, anche impegnative in vista di questo appuntamento: dagli espositori ai visitatori, minori compresi» spiega Isabella Sala, assessore del Comune di Vicenza alla comunità e alla famiglia, con delega ai temi della pace. Poi tutto si è fermato, fino al cortocircuito di questi giorni. «Abbiamo svolto un ruolo di mediazione e vogliamo continuare a farlo – rivendica l’assessore – anche se prima dovremo chiarire cosa è successo». Quel che è venuto a mancare è stato un codice di responsabilità sociale condiviso da tutti sul controllo delle armi. Sia chiaro: non ci sono norme di legge che intervengono sulla materia, eppure il lavoro di moral suasion avviato nei mesi scorsi lasciava sperare in un accordo possibile, in particolare a tutela di ragazzi e bambini.
Oltre alle regole nuove che non hanno mai visto la luce, c’è poi «un dovere educativo – sottolineava domenica sul settimanale diocesano di Vicenza, 'La Voce dei Berici', don Matteo Pasinato, responsabile della Commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro – : quello di far sapere quali e quanti danni provocano nel mondo le armi». Sullo sfondo, restano le altre accuse che la società civile locale ha rilanciato durante la manifestazione. «Escluse le armi da guerra, in questi giorni negli stand della fiera è stato possibile vedere di tutto – continua Beretta –. È evidente che siamo di fronte a una kermesse che va al di là del puro valore merceologico o industriale. È un’operazione ideologico-culturale». «Questa non è la fiera delle armi, ma il Salone internazionale della caccia, del tiro sportivo e della difesa personale» hanno replicato gli organizzatori, per cui la produzione manifatturiera è «collegata alle attività venatorie e del tiro sportivo» ed «è trattata nella massima sicurezza e in modo responsabile nell’interesse comune». La terza edizione di Hit Show (Hit sta per Hunting, Individual protection and target sports) ha registrato la presenza di quasi 40mila visitatori, provenienti da tutta Italia, con la partecipazione di clienti e acquirenti da 14 diversi Paesi.