Il direttore risponde. Arginare la non-cultura della bisca
Caro direttore,
negli ultimi tempi si è molto discusso sulla eventualità di un allontanamento delle "sale slot" dai luoghi di culto e dalle scuole. Mi sembra, però, che tutto questo dibattito da un lato sia un semplice diversivo per non affrontare decisamente i problemi morali e sociali che nascono da simili attività, dall’altro denoti una scarsa percezione del bene della collettività e del singolo individuo. Praticamente tutti i maggiori rappresentanti istituzionali, e non solo, concordano nell’affermare la pericolosità e i danni che la dipendenza dal gioco d’azzardo può provocare; questo però non ha ancora portato alla decisione di prendere drastiche soluzioni per questo problema che è ormai divenuto una piaga sociale al pari dell’uso degli stupefacenti. Penso che spostare le postazioni di gioco in luoghi abbastanza lontani da chiese e scuole, per quanto si tratti di una scelta giusta, sia solo un palliativo che non risolve minimamente i problemi. Una scelta di questo tipo sarebbe stata più adeguata in un contesto sociale e in un periodo storico diversi da quelli odierni. Ai nostri giorni e nel nostro contesto socio-culturale, invece, questa soluzione viene messa in ridicolo dalle numerosissime opportunità di pubblicizzazione dei servizi di scommesse e di gioco "di intrattenimento" su tutti i mezzi di comunicazione, principalmente televisione e internet. Con l’Anno della Fede il Papa ci propone un ritorno a Cristo, alla vita buona del Vangelo, a un’autentica vita cristiana che ha come naturale conseguenza l’amore al prossimo, particolarmente al piccolo, cioè a colui che soffre, che è emarginato, che magari spende tutti i propri risparmi in una sala da gioco rovinando la vita propria e dei suoi cari.
Michele M., Taranto