Il gip Giovanni Giorgianni ha archiviato
l'inchiesta della Procura sulla scomparsa della 15enne Emanuela
Orlandi, cittadina vaticana, (22 giugno 1983) e della coetanea Mirella Gregori (7 maggio
1983).
A sollecitare l'archivizione era stata
la stessa Procura secondo cui da "tutte le piste seguite e
maturate sulla base di dichiarazioni di collaboratori di
giustizia e di numerosi testimoni, di risultanze di inchieste
giornalistiche e anche di spunti offerti da scritti anonimi e
fonti fiduciarie non sono emersi elementi idonei a richiedere
il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati".
Per la
scomparsa di Emanuela Orlandi, in particolare, erano finiti
sotto inchiesta alcuni soggetti legati a Enrico De Pedis, uno
degli elementi di spicco della Banda della Magliana assassinato
il 2 febbraio del 1990: la supertestimone Sabrina Minardi, che
ne è stata l'amante per un certo periodo, l'autista Sergio
Virtù, i due stretti collaboratori Angelo Cassani, detto
'Ciletto' e Gianfranco Cerboni, detto 'Gigetto', e poi
monsignor Vergari, fino al '91 rettore della basilica di
Sant'Apollinare, dove si trova la tomba dello stesso De Pedis.
A chiudere l'elenco degli indagati è il fotografo romano Marco Accetti
Fassoni, che si è attribuito un ruolo nel sequestro di
Emanuela tanto da essere accusato di calunnia e autocalunnia. Gli inquirenti, che lo hanno scagionato dall'accusa di omicidio, lo hanno bollato come soggetto "non credibile e ansioso di protagonismo".
La vicenda e le indagini
Emanuela Orlandi, cittadina vaticana
figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia,
ha 15 anni quando il 22 giugno del 1983 sparisce in circostanze
misteriose. E solo il 3 luglio successivo, con un appello ai
responsabili, Papa Giovanni Paolo II ufficializza per la prima
volta, durante l'Angelus, l'ipotesi del sequestro. Diversi
magistrati, negli anni, lavorano al caso senza raccogliere
risultati utili. Una prima svolta è del luglio 2005 quando
alla redazione del programma 'Chi l'ha visto?' giunge una
telefonata di un anonimo che invita a vedere chi è sepolto
nella basilica di Sant'Apollinare: Enrico De Pedis, detto
Renatino, uno dei boss della Banda della Magliana.
Nell'estate del 2008, Sabrina Minardi, che ebbe per un
periodo una relazione con De Pedis, racconta agli inquirenti
che Emanuela Orlandi era stata uccisa e il suo corpo, rinchiuso
in un sacco, gettato in una betoniera a Torvaianica. Secondo la
testimone, la 15enne sarebbe stata tenuta prigioniera in
un'abitazione vicino a piazza San Giovanni di Dio. Pur
perplessi per diverse incongruenze temporali presenti nel suo
racconto, i magistrati si attivano per cercare i dovuti
riscontri.
Risentita nel novembre del 2009 la Minardi
ribadisce la circostanza della morte di Emanuela Orlandi, avvenuta
qualche mese dopo il suo sequestro, pur ammettendo di non aver mai
visto il cadavere. La procura crede a questa versione tanto che il
fascicolo di indagine contempla i reati di sequestro di persona a
scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e
dalla minore età della vittima. A partire dal 2010 finiscono sotto
inchiesta l'autista personale di De Pedis, Sergio Virtù, e due
stretti collaboratori di un altro boss della Magliana, amico di
'Renatinò, Angelo Cassani, detto Ciletto, e Gianfranco Cerboni,
detto Gigetto.
Nell'estate del 2010 si fa sempre più insistente l'ipotesi di
un'ispezione della tomba di De Pedis. La procura si convince che la
Banda della Magliana sapesse tutto di Emanuela Orlandi e, pur
ipotizzando un ruolo rilevante di De Pedis in questa vicenda, ritiene
che in Vaticano, tuttora, ci siano soggetti in grado di raccontare la
verità. Nel frattempo i pochi riscontri trovati fanno perdere peso
alle dichiarazioni rese a suo tempo da Sabrina Minardi, rivelatesi
contraddittorie, fumose benchè suggestive. La donna finisce sotto
inchiesta.
L'apertura della tomba di De Pedis è datata 14 maggio
2012: il corpo del boss viene identificato, ma gli inquirenti puntano
l'attenzione su una serie di reperti ossei che vengono ritrovati
all'interno della cripta della basilica. Gli accertamenti tecnico-
scientifici sull'ossario richiedono molto tempo ma si concludono con
esito negativo. Intanto tra gli indagati figura anche monsignor
Pietro Vergari, fino al '91 rettore della Basilica: aveva conosciuto
De Pedis. Ma il solo legame non è un elemento ritenuto
sufficientemente valido, dal punto di vista investigativo.
Per gli inquirenti, sul coinvolgimento
della Banda della Magliana e di soggetti vicini a 'Renatinò
non ci sono elementi di certezza. Le ultime novità istruttorie
sono più che altro legate alle dichiarazioni rese da Massimo
Fassoni Accetti, fotografo di professione, che fa ritrovare a
'Chi l'ha visto?' un flauto traverso che, a suo dire, sarebbe
appartenuto a Emanuela Orlandi.
Le indagini sul dna però non
portano a nulla. L'uomo, che rivela l'esistenza di trame
internazionali ordite alle spalle dell'allora Pontefice, viene
sentito di continuo dai magistrati convinti che, tra tante
millanterie, possa conoscere dettagli inediti sulla vicenda.
Alla fine, invece, Accetti viene bollato dalla Procura come
"protagonista non credibile" perchè le sue dichiarazioni "sono
il frutto di un lavoro di sceneggiatura scaturito dallo studio
attento di atti e informazioni acquisiti negli anni".
L'ultima
speranza dei familiari di Emanuela Orlandi risale alla fine del
dicembre 2014 quando Alì Agca, l'ex Lupo Grigio che aveva
sparato a Papa Giovanni Paolo II nel 1981, si presenta a
sorpresa a piazza San Pietro per portare dei fiori alla tomba
del Pontefice. La famiglia si attiva immediatamente per
presentare una istanza alla magistratura affinchè l'ex
terrorista turco venga interrogato. La richiesta, però, non
viene accolta: anche Agca è ritenuto "soggetto inattendibile"
per aver reso più volte dichiarazioni sul caso Orlandi, sia
pubbliche che in sede processuale, che si sono rivelate
"infondate" e "scarsamente credibili".
Prima dell'estate
scorsa, la Procura decide di chiedere l'archiviazione del
procedimento sulla Orlandi che, pure in assenza di veri
collegamenti, riguarda anche la scomparsa della quindicenne
Mirella Gregori, sparita il 7 maggio del 1983. Il gip Giovanni
Giorgianni recepisce le conclusioni dei pm e chiude
definitivamente la vicenda con 63 pagine di motivazione.