Attualità

LA CHIESA CHE AIUTA. L’Aquila, il cantiere della speranza

Mimmo Muolo lunedì 6 febbraio 2012
«Non ci siamo mai sentiti soli. Pur nella tragedia e nel dolore, abbiamo sempre saputo di poter contare sulla solidarietà di molti e della Cei in particolare». Monsignor Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, scorre la lista degli interventi realizzati con i fondi 8xmille per l’emergenza, messi a disposizione della sua diocesi subito dopo il terremoto del 6 aprile 2009, e commenta: «Questi 5 milioni di euro sono stati una benedizione, perché ci hanno permesso di riprendere immediatamente un’operatività che è andata a beneficio della nostra gente. Com’è dimostrato ad esempio dalle scuole pubbliche che abbiamo ricostruito e donato ai comuni».Cinque milioni di euro e migliaia di storie personali che si intrecciano, ricominciano dopo il disastro, rilanciano la speranza, testimoniano che anche in mezzo alle macerie non tutto è perduto. Quelle storie sono fotografate oggi, a quasi tre anni dal sisma, sia dai freddi numeri, sia dalle parole del presule, che parla di «riconoscenza, lungimiranza, impegno, solidarietà, progettualità, capacità di nuova aggregazione», cioè i valori posti fin dall’inizio alla base della ricostruzione e ai quali il denaro speso sta dando ali.I numeri innanzitutto. Con quei cinque milioni, ai quali poi se ne sono aggiunti altri 30 grazie alla colletta nazionale promossa in tutte le Chiese italiane, quindi con un totale di 35 milioni di euro, è stato possibile non solo far fronte alla prima emergenza (tende comunitarie, generi alimentari e sostegno alla popolazione che aveva perduto la propria casa), ma anche e soprattutto avviare la ricostruzione. Ad oggi il bilancio comprende 18 centri di comunità (10 completati, 3 in corso, 5 in fase istruttoria), 4 scuole per l’infanzia e primarie donate ai comuni (3 completate, una in corso di realizzazione), 2 strutture di edilizia sociale e abitativa per anziani e donne sole con figli (delle quali una completata), 10 servizi sociali e caritativi per i minori e gli indigenti (7 realizzati 3 in istruttoria) e 5 strutture parrocchiali per attività sociali e comunitarie, oltre a numerosi progetti di animazione e aggregazione rivolti ai bambini, ai preadolescenti e ai giovani.Anche il capannone nella zona Campo di Pile, in pratica l’area industriale dell’Aquila, acquistato e riconvertito per ospitare gli uffici della curia diocesana, rientra tra gli interventi. Nei circa 600 metri quadri distribuiti su due piani, oggi trovano spazio anche l’archivio e soprattutto il deposito dei beni artistici salvati dal crollo delle chiese. Un’operazione di inestimabile valore. Così come rientra tra le realizzazioni finanziate anche la della Casa della carità a Pozza di Preturo, che ospita anche diversi studenti universitari.Ma il fiore all’occhiello sono le scuole pubbliche di San Panfilo d’Ocre, di Poggio di Roio alla periferia di L’aquila e di Fossa Osteria, oltre a quella in corso di realizzazione a Fontecchio. Una spesa complessiva di quasi 10 milioni di euro, che ha permesso a molti bambini di tornare ad avere un edificio scolastico moderno e funzionale. «In effetti – commenta monsignor Molinari – quelle scuole sono uno dei tanti segni tangibili che la Chiesa i soldi non se li è tenuti per sé, ma li ha messi a disposizione della comunità civile. L’8xmille da una parte e la generosità di tanti donatori dall’altra, hanno creato un circolo virtuoso che ci ha consentito di rispondere alle esigenze del nostro territorio ferito dal terremoto».L’arcivescovo allarga il discorso anche ad altri interventi di questo tipo. «Trovo giusto che una parte dei fondi dell’8xmille siano riservati agli aiuti di emergenza. E questo conferma la duttilità di uno strumento che è emblematico dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia. Non separazione e tanto meno contrapposizione, ma una proficua collaborazione a servizio dei cittadini. Per questo – aggiunge il presule – dobbiamo lodare la lungimiranza di quanti hanno inventato un tale mezzo di sostegno economico e la dedizione di chi, come la Caritas italiana e la Cei (che ci sono state particolarmente vicine), curano la distribuzione delle risorse tra le varie necessità».Gli effetti positivi, secondo Molinari, sono sotto gli occhi di tutti. «Ogni volta che inauguro una nuova struttura – afferma – posso toccare con mano il senso di gratitudine della gente. Il terremoto ha strappato vite, ha provocato tanto dolore e causato danni enormi, ma ci ha anche fatto riscoprire valori antichi. Ad esempio il senso di attaccamento delle comunità al loro territorio. Oggi molte parrocchie che non avevano locali di ministero pastorale – conclude monsignor Molinari – hanno un centro di aggregazione polifunzionale che funge anche da punto di riferimento per il paesino o la frazione. E questo è premessa di futuro». Oltre tutto, così l’8xmille estende i suoi effetti anche oltre l’emergenza.