Torino. Il sindaco Appendino taglia i fondi alle materne cattoliche
Il sindaco di Torino Chiara Appendino
La giunta Appendino cerca il pareggio di bilancio, ma a farne le spese sono anche i bambini. Dopo gli aumenti sulla tassa per i rifiuti, i parcheggi e gli ingressi nella Ztl, nel Bilancio di previsione 2017, varato dalla Giunta, il Comune taglia del 25% il contributo alle scuole cattoliche della Fism (Federazione italiana scuole materne) e alla scuola della comunità ebraica, che pure garantiscono un servizio per la collettività. Si passa dai 3 milioni dell’anno scorso a 2 milioni e 250 mila euro. Per gli stessi istituti, la giunta M5s intende anche cancellare l’agevolazione del 30% sulla tassa rifiuti, costringendo le scuole a chiudere o ad aumentare le rette o i costi per le famiglie.
La decisione è arrivata di punto in bianco e rischia di creare difficoltà già per l’anno scolastico in corso: «Le scuole – spiega il presidente regionale Fism, Redi Sante Di Pol – hanno bisogno di programmare. Non possiamo comunicare a marzo inoltrato alle maestre una riduzione dello stipendio. Questo ingente taglio (un quarto del totale) crea un danno ingente alle famiglie e alle insegnanti». Lascia perplessi la scelta di penalizzare esclusivamente le scuole Fism: «Siamo amareggiati perché si era parlato inizialmente di un taglio lineare, esclusivamente se fosse stato necessario. Invece siamo stati colpiti solo noi. Il primo di aprile ci riuniremo in assemblea per decidere che fare. Non possiamo far passare sotto tono ciò che è accaduto». Forte la preoccupazione tra i responsabili delle 55 scuole coinvolte, in cui ogni giorno 500 lavoratori seguono oltre 5.000 bambini. Racconta il parroco don Angelo Zucchi, responsabile della scuola parrocchiale San Giuseppe Cafasso: «Lo Stato vuole la botte piena e la moglie ubriaca. Da una parte ci chiede di tenere le rette basse e poi vengono tagliati i contributi. Il 25% per noi è moltissimo, mentre sono briciole per un bilancio come quello del Comune di Torino».
I conti sono presto fatti: le rette dei genitori nelle scuole paritarie coprono l’80% del necessario e il resto arriva dai contributi statali e comunali. «Noi abbiamo già fatto la spending review. Saremo costretti ad alzare le rette e non potremo andare incontro alle esigenze di tutti. Le nostre scuole costano meno della metà e ogni nostro alunno fa risparmiare lo Stato. Se dovessimo chiudere domattina, il Comune, per aver risparmiato pochi euro, dovrebbe far fronte alle esigenze di quasi seimila famiglie». Il Comune, in una nota, prova a giustificare le decisioni della Giunta: «L’obiettivo del pareggio è stato raggiunto superando non poche difficoltà dovendo far fronte alla previsione di minori entrate e, di conseguenza, alla necessità di contenere le risorse destinate alla spesa. Abbiamo salvaguardato il più possibile l’offerta complessiva dei servizi di welfare e di quelli educativi contenendo i costi della macchina comunale, riducendo la spesa per le iniziative culturali e aumentando i fondi destinati alla manutenzione di strade, aree verdi e a interventi nelle zone periferiche della città».
E anche se si assicura che «obiettivo dell’Amministrazione è trovare nei prossimi nove mesi le ulteriori risorse per finanziare le voci che hanno subito riduzioni, come i contributi per le scuole Fism», il consigliere di opposizione del Partito democratico Monica Canalis si dice preoccupata per l’intero sistema d’istruzione cittadino, temendo la chiusura di molte scuole per la mancanza di mezzi necessari. Il tutto a causa di una scelta definita senza mezzi termini 'ideologica': «Ecco mantenute le promesse dell’assessore all’Istruzione Patti, sostenuta dalla lobby che voleva affossare le materne paritarie. Appendino aveva detto di non voler tagliare sui servizi essenziali, istruzione e welfare, e che in caso di necessità avrebbe fatto un taglio lineare. Invece, a fronte del 25% in meno sulle paritarie, taglia solo uno zero virgola sui servizi a gestione comunale. Come si fa a governare una città con l’ideologia?».