Il documento. L'appello dalla società civile: «Ecco l'alleanza che serve al Paese»
Siamo cittadine e cittadini esponenti di quella società civile che è la spina dorsale di questo Paese ed ogni giorno affronta la sfida di creare valore e valori nelle fabbriche, nelle aziende agricole, nel terziario, nelle scuole, nelle università, nelle imprese sociali, nel volontariato e nella vita associativa di questo paese.
Siamo consapevoli sia della rilevanza e dell’eccezionalità di questa fase storica, che dei rischi connessi a questo delicato passaggio verso le prossime elezioni, per questo vogliamo a nostro modo scendere in campo ed essere protagonisti di questa stagione rendendo chiare e manifeste le nostre proposte, invitando così le forze politiche ad una competizione virtuosa.
La crisi e le settimane di campagna elettorale che ci aspettano rischiano da una parte di alimentare odio, rabbia e conflitti partigiani tra i più militanti e dall’altra di spingere ai margini le persone ragionevoli e sensibili generando disaffezione e rassegnazione.
Per questo sentiamo l’urgenza di promuovere un’alleanza trasversale e inclusiva per connettere movimenti sociali, esperienze civiche, energie imprenditoriali, risorse intellettuali e morali e le migliori esperienze politiche locali.
Un luogo politico di relazioni inclusive e di pensiero in cui poter sognare e guardare lontano come Paese insieme a quelle aree politiche del mondo che scommettono sulla pace e i diritti umani, dove le tensioni sociali vengano ricomposte con scelte concrete. Occorre costruire qualcosa di più grande, che recuperi la fiducia, ormai perduta, dei cittadini. La politica deve essere pensata nelle forme del terzo millennio, abbandonando schemi e procedure novecentesche, ormai morte per sempre.
In questa ora della storia occorre essere forti e lucidi. La mèta è (ri)partire. Ciascuno porti il proprio mattone per costruire la casa comune. La classe politica ha bisogno di nuove persone competenti e coraggiose, capaci di liberare speranza e sogni.
e invitiamo tutti a farlo,
senza ordini di scuderia
e con libertà di coscienza»
In ogni caso, faremo la nostra parte il 25 settembre andando a votare ed invitando tutti a farlo, senza ordini di scuderia e con libertà di coscienza, da persone libere quali siamo, non rinunciando a collaborare con chi, in modo credibile, riteniamo si avvicinerà di più all’idea di Paese per cui ci impegniamo ogni giorno attraverso le nostre attività e su cui crediamo fermamente si giochi il futuro del nostro Paese.
Non possiamo costruire il "futuro del passato" e pertanto a chi si sta attivando per diventare parte della classe politica eletta nel nostro Parlamento chiediamo alcune cose molto semplici.
Innanzitutto un principio di fondo, quello della sussidiarietà, ossia di riconnettersi con le energie della società civile perché è questo il modo più fertile e generativo di fare politica. Ciò significa che in moltissimi ambiti e settori della vita pubblica non è necessario reinventare tutto dall’alto ricominciando sempre da zero, ricostruendo e duplicando strutture quanto piuttosto riconoscere socraticamente di "non sapere e non poter fare da soli", avendo la saggezza di attingere all’enorme giacimento di esperienze, competenze e buone pratiche che sono la vera immensa ricchezza del nostro Paese.
Le forze politiche che noi sosterremo saranno quelle in grado di riconoscere innanzitutto che la prima risorsa da valorizzare è dunque quella della persona e della sua espressività: la cittadinanza attiva è l’unica linfa che può dare forza e vitalità alla nostra democrazia. Affinché i cittadini non siano solo rancorosi leoni da tastiera ma si sentano protagonisti e costruttori delle comunità e del progresso civile dei territori, la nuova classe politica eletta deve promuovere con convinzione e forza tutti quei processi di cittadinanza attiva e di mutualismo che oggi rendono vivo e vitale il Paese: dalla co-programmazione e coprogettazione tra amministrazioni pubbliche, società civile e reti del terzo settore, promossa come approccio più generativo dalla Corte Costituzionale in una recente sentenza, che costruisce welfare e servizi di cura del futuro, allo sviluppo delle comunità energetiche ai percorsi di consumo e risparmio responsabile. Tutto ciò insomma che ci trasforma da vittime sacrificali di eventi che si giocano sopra le nostre teste a coprotagonisti e costruttori consapevoli del nostro futuro.
In campo internazionale chiediamo al prossimo Parlamento e governo un ancoraggio e un contributo attivo a quella politica europea, costruita nel tempo grazie al contributo prezioso di tanti nostri esponenti e statisti, che negli ultimi tempi ci ha offerto lo scudo solidissimo di una Banca centrale e di istituzioni che hanno guidato il Paese attraverso le tempeste dello shock pandemico con una navigazione sicura sui mercati finanziari, e hanno messo a disposizione con il Pnrr nel periodo economico più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi risorse ingenti superiori a quelle del piano Marshall, unite ad uno stimolo prezioso e fondamentale per noi ad usare in modo intelligente e a non sprecare gli investimenti realizzati. Risorse da non sprecare e attorno alle quali si giocano molte importanti partite del nostro futuro nel campo delle infrastrutture, dell’energia, del lavoro e della cura.
Nel campo della scuola e del lavoro chiediamo un impegno ad investire con decisione su formazione continua e percorsi di riqualificazione rapidi ed efficaci in un mondo sempre più difficile dove viviamo il paradosso della compresenza di centinaia di migliaia di posti di lavoro vacanti per i quali non si trovano le competenze necessarie e milioni di giovani che non lavorano né studiano. Serve una battaglia comune sul "lavoro dignitoso", quello che non solo rispetti la dignità della persona ma la faccia fiorire.
Chiediamo inoltre risposte che abbiano l’intelligenza di costruire condizioni che rendano possibile un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale tenendo conto dei vincoli della società globale e delle possibili contromosse che delocalizzazione e concorrenza internazionale sleale sui diritti del lavoro e la tutela dell’ambiente possono generare vanificando i nostri interventi e perpetuando la logica della corsa al ribasso di una concorrenza globale che si gioca solo su costi e prezzi e non anche su dignità del lavoro e tutela dell’ambiente. Per questo guardiamo con grande interesse al nuovo importante passo in avanti del Parlamento europeo che votando il meccanismo di aggiustamento alla frontiera (Border adjustment mechanism) ha per la prima volta messo in campo meccanismi che penalizzano la concorrenza sleale.
Serve un welfare umano, non solo ripensato e rafforzato ma capace di protezione e riscatto degli ultimi. Per questo riteniamo fondamentale continuare a lavorare al miglioramento di reti di protezione efficaci e ben funzionanti contro la povertà e gli shock sempre più frequenti che rischiano di far precipitare fasce sempre più vaste della popolazione in condizioni di fragilità e bisogno, ma che al contempo non devono scoraggiare né disincentivare il reinserimento nel mondo del lavoro. Tenendo sempre a mente che la soddisfazione e ricchezza di senso del vivere non dipendono dall’essere terminali permanenti della beneficenza ma dal poter contribuire con il proprio impegno al progresso personale, familiare e civile.
Sul fronte della sfida climatica ed ecologica chiediamo un impegno vero ad intercettare quel futuro ormai a portata di mano viste le traiettorie del progresso tecnologico globale, fatto di produzione diffusa e partecipata di energia da fonti rinnovabili che ci assicuri una vera indipendenza energetica da poteri stranieri. Salute, clima, convenienza di prezzo, protezione da rischi e volatilità ed indipendenza energetica spingono tutti nella stessa direzione di un futuro fatto di imprese in grado di ridurre significativamente i loro costi di produzione e di aumentare la loro competitività diventando auto produttrici di energia, di comunità energetiche, di agrivoltaico, di edifici pubblici che, a cominciare dalle scuole, sfruttino da subito il loro enorme potenziale di produzione di energia da fonti abbondanti e liberamente disponibili che non dipendono da accordi con Paesi stranieri. Se il breve periodo sarà necessariamente e realisticamente fatto anche di altro chiediamo al governo di non indugiare e di non perdere il treno del futuro. Solo una politica rigenerata sarà capace di gestire le transizioni ascoltando e non contrapponendo il grido della terra con quello dei poveri.
Nei settori del welfare e della cura, sempre più importanti in una società dove le fragilità e le marginalità purtroppo crescono, chiediamo di fare tesoro delle migliori esperienze sul campo che centrano gli interventi sulle dimensioni dell’ascolto e della relazione, che sono capaci di far incontrare domanda ed offerta di cura ed offrono a persone in condizioni di fragilità e disagio percorsi di attivazione in grado di restituire dignità ed orgoglio perché offrono occasioni di riscatto che valorizzano tutte le loro possibilità di contribuire alla comunità. Elementi in comune che troviamo ed abbiamo appreso tra gli altri nel corso di questi anni nelle esperienze di budget di salute per la disabilità psichica, del lavoro in carcere che riduce la recidiva e nei percorsi di longevità attiva.
Qualcuno potrebbe domandarsi per quale motivo se abbiamo consapevolezza della gravità del momento, valori ed idee non affrontiamo direttamente la sfida politica. Se questo ovviamente può e deve essere possibile e lodevole per ciascuno di noi preso singolarmente, la risposta è molto semplice. Facciamo con passione e riteniamo serio ed importante il nostro lavoro, pensiamo sia fondamentale continuare a svolgerlo per costruire un ecosistema sociale forte, ricco e vitale, solidale e coeso che consentirà al nostro Paese di essere resiliente e continuare sul cammino di progresso civile nonostante gli shock dell’economia e della politica. Non abbiamo l’arroganza di pensare di essere superiori o capaci di sostituire la classe politica e riteniamo che la via più generativa in questa fase sia proprio quella di offrire domani il nostro contributo di cooperazione e coprogettazione ma già oggi lo stimolo a muovere nella direzione desiderata.
Il successo del nostro appello non si misurerà con le percentuali di voto di questa o di quell’altra forza quanto piuttosto con la capacità di convincere le forze politiche a sposare (misurandone domani l’effettiva realizzazione) un’agenda semplice che raccoglie aspettative e desideri di tutti coloro che ogni mattina si svegliano e s’impegnano per costruire un Paese e una comunità migliori. Un’agenda desiderabile e realmente trasformativa.
Primi firmatari: Marco Aleotti; Giuditta Alessandrini; Albina Ambrogio; Maurizio Ambrosini; Stefano Arduini; Azio Barani; Anna Barbara; Alfonso Barbarisi; Pietro Barbieri; Andrea Battaglia; Leonardo Becchetti; Francesco Belletti; Marco Bentivogli; Maurizio Bergia; Giusi Biaggi; Livio Bertola; Luigi Bobba; Valentino Bobbio; Gianfranco Bologna; Riccardo Bonacina; Alessandra Bonoli; Sabrina Bonomi; Ivana Borsotto; Gianni Bottalico; Umberto Bovani; Stefania Brancaccio; Renato Briganti; Paolo Brogi; Mario Bruno; Luigino Bruni; Marco Bussone; Sandro Calvani; Maurizio Cantamessa; Davide Caramella; Roberto Casali; Mariangela Cassano; Silvia Cataldi; Ilaria Catastini; Gianfranco Cattai; Massimo Cermelli; Vittorio Coda; Luca Corazzini; Franz Coriasco; padre Renato Chiera; Emma Ciccarelli; Francesco Cicione; Gianni Cicogna; Fabrizio Coccetti; Carla Collicelli; don Virginio Colmegna; Stefano Comazzi; Francesca Corrao; Liliana Cosi; Massimiliano Costa; Marco Cremesini; Pinella Crimì; Cecilia Dall’Oglio; Piervirgilio Dastoli; Giancarlo Debernardi; Luca De Biase; Riccardo De Facci; Alberto Felice de Toni; Pompeo della Posta; Francesca delle Vergini; Enzo d’Anna; Paolo De Maina; Giuseppina de Simone; Pasquale de Sole; Marco Didier; Simona Di Ciaccio; Johnny Dotti; Marco Dotti; Flavio Felice; Francesco Ferrante; Alberto Ferrari; Daniele Ferrocino; Onelio Onofrio Francioso; Marco Frei; Elisa Furnari; Marina Galati; Gianluca Galletti; Fabio Gallo; Francesco della Giacoma; Elena Granata; Francesco Gagliardi; Marco Gargiulo; Claudio Gennero; Chiara Giaccardi; Maria Letizia Giorgetti; Emanuela Girardi; Luca Gion; Giuseppe Guerini; Benedetto Gui; Rodolfo Guzzi; Marta Innocente; Maria Antonietta Intonti; Nuccio Iovene; Luca Jahier; Beppe Lanzi; Antonio Longo; Roberto Lo Russo; Mauro Magatti; Marcella Mallen; Marco Marchetti; Edoardo Marelli; Liviana Marelli; Francesco Marsico; Alberto Mattioli; Mario Mauro; Massimo Mauro; Eugenio Mazzarella; Emanuela Megli; Alessandro Miani; Franco Miano; Michele Michelotti; Silvio Minnetti; Eduardo Missoni; Sonia Mondin; Alessandro Morcione; Piergiuseppe Morone; Francesco Naso; Luigi Nodari; Andrea Olivero; Peppe Pagano; Edoardo Patriarca; Gabriele Pecchioli; Vittorio Pelligra; Paolo Perticaroli; Pier Luigi Petrillo; Prisco Piscitelli; Gianni Pompermaier; Ernesto Preziosi; Filippo Provenzano; Paolo Puppo; Dario Quarta; Marco Randellini; Ermete Realacci; Cristina Riccardi; Giorgio Ricchiuti; Stefania Ridolfi; Fausto Rinaudo; Eleonora Rizzuto; Daniele Rocchetti; Massimo Roj; Francesco Romizi; Alessandro Rosina; Ettore Rossi; Roberto Rossini; Giorgio Santini; Marianella Sclavi; Marcello Signorelli; Sabina Siniscalchi; Pierluigi Stefanini; Tiziano Treu; Raffaele Troilo; Franco Vaccari; Paolo Venturi; Mauro Vergari; Santo Versace; Ivan Vitali; Flaviano Zandonai.
Per aderire all'appello: https://www.nexteconomia.org/appello-societa-civile/