Prime firme. Appello islamo-cristiano: «Affrontiamo insieme la realtà delle migrazioni»
Cristiani e musulmani sono chiamati a dare il proprio contributo, impegnandosi contro le ingiustizie e l’oppressione che sono spesso alla base della decisione di partire, contrastando le chiusure nazionalistiche ed egoistiche che impediscono l’accoglienza e condannando l’azione senza scrupoli di trafficanti di uomini e scafisti che si arricchiscono sulla pelle dei migranti.
Appello islamo-cristiano: “Affrontiamo insieme la realtà delle migrazioni”
L’ultimo, tragico, naufragio di una barca di migranti nel Mar Mediterraneo chiama tutti a un’assunzione di responsabilità. Per la sua complessità, il fenomeno migratorio ha bisogno di soluzioni di varia natura, che tengano conto dei fattori politici, sociali, economici e ambientali dei Paesi che vi sono implicati. Ma esso è innanzitutto un fatto umano che interpella la coscienza di ognuno.
Cristiani e musulmani dovrebbero sentirsi particolarmente toccati da questa realtà. Infatti, la maggior parte degli emigranti che cercano di raggiungere l’Europa sono persone di fede cristiana o musulmana, i territori nei quali transitano hanno una significativa presenza cristiana o musulmana e i luoghi da cui s’imbarcano sono perlopiù Paesi a maggioranza musulmana.
Negli ultimi anni il dialogo tra cristiani e musulmani è stato comprensibilmente incentrato su temi come la convivenza pacifica, la cittadinanza paritaria e la prevenzione della violenza religiosa, con la pubblicazione di documenti condivisi, prese di posizione e organizzazione di conferenze. Riteniamo che l’emigrazione, con tutte le sofferenze che l’accompagnano, meriti un’attenzione simile. Sono già molte le iniziative messe in campo in questo ambito da singole persone o realtà istituzionali, ma un’azione comune concorrerebbe ad approfondire le ragioni dell’amicizia islamo-cristiana.
Non è compito immediato delle autorità religiose e dei fedeli cristiani e musulmani suggerire soluzioni tecniche alle sfide che l’emigrazione comporta. Essi possono però intervenire sia a livello umanitario sia a quello culturale, contribuendo al dibattito su questo tema alla luce dei valori custoditi dalle loro tradizioni. Come afferma il Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, firmato da Papa Francesco e dal Grande Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyib il 4 febbraio del 2019, «la fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare. Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere».
Nell’enciclica Fratelli Tutti, inoltre, Papa Francesco ha evidenziato che l’emigrazione è sempre un’esperienza di sradicamento e ha quindi riaffermato «il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra». Allo stesso tempo, tuttavia, ha ricordato che molti «fuggono dalla guerra, da persecuzioni, da catastrofi naturali» mentre «altri, con pieno diritto, sono alla ricerca di opportunità per sé e per la propria famiglia. Sognano un futuro migliore e desiderano creare le condizioni perché si realizzi».
Nel suo dispiegarsi l’emigrazione consiste di diverse fasi e investe una pluralità di soggetti. Per governarla occorre agire a ogni livello, a monte e a valle contemporaneamente: operare per cercare di rimuovere le cause che la generano, limitandone in questo modo la portata, e allo stesso tempo prevedere percorsi sicuri e forme adeguate di accoglienza e integrazione per le persone che decidono di lasciare il proprio Paese.
Cristiani e musulmani sono chiamati a dare il proprio contributo in ognuno di questi ambiti, impegnandosi contro le ingiustizie e l’oppressione che sono spesso alla base della decisione di partire, contrastando le chiusure nazionalistiche ed egoistiche che impediscono l’accoglienza e condannando l’azione senza scrupoli di trafficanti di uomini e scafisti che si arricchiscono sulla pelle dei migranti.
L’invito a una mobilitazione islamo-cristiana intorno a tali questioni non intende in alcun modo escludere o negare l’apporto di persone di altre tradizioni religiose e altre convinzioni, ma punta a fare in modo che un patrimonio spirituale e morale in parte condiviso tra cristiani e musulmani sia messo a servizio della vita buona di tutti. (Sotto la versione in inglese)
Primi firmatari
Angelo Scola - Fondatore di OASIS, Cardinale arcivescovo Emerito di Milano
Franco Agnesi - Vicario Generale della Diocesi di Milano
Nader Akkad - Imam della Grande Moschea di Roma, Copresidente Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana
Ali Ebrahim - Presidente dei Giovani Musulmani d’Italia
Cenap Aydin - Istituto Tevere
Pierluigi Banna - Docente di Teologia presso l’Università Cattolica di Milano
Massimo Borghesi - Professore di Filosofia Morale presso l’Università di Perugia
Paolo Bizzeti - Vicario Apostolico dell’Anatolia
Francesca Bocca-Aldaqre - Direttrice Istituto di Studi Islamici Averroè di Piacenza
Luca Bressan - Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale della Diocesi di Milano
Roberto Catalano - Già co-diretore del Centro Interreligioso del Movimento dei Focolari e docente di teor-etica all’Istituto Universitario Sophia
Asmae Dachan - Giornalista e scrittrice
Ignazio De Francesco - Monaco della Piccola Famiglia dell’Annunziata
Izzedin Elzir - Imam di Firenze
Wael Farouq - Docente di Letteratura araba presso l’Università Cattolica di Milano
Paul Hinder - Vicario Apostolico Emerito dell’Arabia meridionale
Marco Impagliazzo - Presidente della Comunità di sant’Egidio
Yassine Lafram - Presidente dell’UCOII
Claudio Lurati - Vicario Apostolico di Alessandria d’Egitto
Saifeddine Maaroufi - Imam di Lecce
Paolo Martinelli - Vicario Apostolico dell’Arabia meridionale
Abd al-Ghafur Masotti - Referente dialogo interreligioso COREIS
Mario Mauro - Ex Ministro della Difesa
Abu Bakr Moretta - Presidente COREIS Comunità Religiosa Islamica Italiana
Karima Moual - Giornalista e scrittrice
Aziza Nevone - Coordinatrice COREIS programmi Integrazione
Andrea Pacini - Presidente della Commissione Diocesana per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Diocesi di Torino
Roberto Maria Pagani - Responsabile del servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Milano
Yahya Pallavicini - Imam della Moschea al-Wahid, Milano COREIS
Pierbattista Pizzaballa - Patriarca di Gerusalemme dei Latini
Javier Prades - Rettore dell’Università San Dàmaso di Madrid
Abdellah Redouane - Segretario Generale del Centro Islamico Culturale d’Italia
Diego Sarriò Cucarella - Presidente del PISAI
Bernhard Scholz - Presidente della Fondazione Meeting per l’Amicizia fra i Popoli
Younis Tawfiq - Giornalista e scrittore
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Tra i nuovi firmatari di spicco dell’appello di Oasis ci sono:
Riccardo Bonacina – editorialista e fondatore di Vita
Ivana Borsotto – presidente Focsiv,Federazione degli organismi di volontariato internazionaledi ispirazione cristiana
Khalid Chaouki – giornalista,già presidente del Centro islamico culturale d’Italia
Massimo AbdAllah Cozzolino – segretario generaledella Confederazione islamica italiana
Prof. Salim Daccache s.j. – USJ Beyrouth
Jean Duchesne – exécuteur littéraire du cardinal Lustiger,Observatoire foi et culturede la Conférence des évêques de FranceCristóbal López Romero – arcivescovo di Rabat
Claudio Monge – direttore DoSt-I Istanbul
Paolo Pezzi – arcivescovo metropolitadella Madre di Dio a Mosca
Emmanuel Pisani – directeur de l’Institut dominicaind’études orientales (Le Caire)
Romano Prodi – già presidente del Consiglioe già presidente della Commissione Europea
Davide Prosperi – presidentedella Fraternità di Comunione e Liberazione
Giovanni Ramonda – responsabile generaledell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Gabriel Richi Alberti – decano della Facoltà di Teologiadell’Università San Dàmaso di Madrid
Giampaolo Silvestri – segretario generale Fondazione Avsi
Fiorenzo Tagliabue – ceo Sec Newgate
David Thomas – professor of Christianity and Islamat the University of Birmingham
Michel Younès – professeur à l’Université catholique de LyonSalvatore Martinez – presidente nazionaledi Rinnovamento nello Spirito
Islamic-Christian call: “Let us face the reality of migration together"
The latest tragic shipwreck of a migrants boat in the Mediterranean Sea calls everyone to take responsibility. Because of its complexity, the migratory phenomenon needs solutions of various kinds, taking into account the political, social, economic and environmental factors of the countries involved. But it is first and foremost a human fact that challenges everyone's conscience.
Christians and Muslims can feel particularly affected by this reality. Indeed, the majority of migrants trying to reach Europe are people of Christian or Muslim faith, the territories through which they transit have a significant Christian or Muslim presence, and the places from which they embark are mostly countries with a Muslim majority.
In recent years, dialogue between Christians and Muslims has understandably focused on the issue of religious violence, through publications and research studies, statements and lectures. We believe that emigration, with all the suffering that goes with it, deserves similar attention. There are already many initiatives taken in this field by either individuals or institutions, but a joint action would contribute to bring further a conscience that would find deeper reasons for an Islamic-Christian friendship.
It is not the immediate task of religious authorities and the Christian and Muslim faithful to suggest technical solutions to the problems that migration brings. They can, however, intervene on both a humanitarian and a cultural level, contributing to the debate on this issue in the light of the values enshrined in their respective traditions. As stated in the Document on Human Brotherhood for World Peace and Common Coexistence, signed by Pope Francis and the Grand Imam of al-Azhar Ahmad al-Tayyib on 4 February 2019, "Faith leads the believer to see in the other a brother to be supported and loved. From faith in God, who created the universe, creatures and all human beings - equal because of His Mercy -, the believer is called to express this human brotherhood, safeguarding creation and the whole universe and supporting every person, especially the neediest and poorest".
In the encyclical Fratelli Tutti, moreover, Pope Francis pointed out that migration is always an experience of uprooting, and therefore reaffirmed "The right not to emigrate, that is, to be in a position to remain in one's own land". At the same time, however, he recalled that many “flee war, persecution, natural disasters” while “others, with full rights, are seeking opportunities for themselves and their families. They dream of a better future and wish to create the conditions for it to come true'".
As it unfolds, migration consists of several stages and involves a plurality of actors. To govern it, action must be taken at every level, upstream and downstream at the same time: working to try to remove the causes that generate it, thus limiting its scope, and at the same time providing safe routes and adequate forms of reception and integration for people who decide to leave their country.
Christians and Muslims are called upon to make their contribution in each of these areas, committing themselves against the injustices and oppression that are often at the root of the decision to leave, opposing the nationalistic and selfish closures that prevent reception, and condemning the unscrupulous actions of human traffickers and smugglers who get rich on the skin of migrants.
The call for an Islamic-Christian mobilization around these issues is in no way intended to exclude or deny the contribution of people of other religious traditions and convictions, but aims to ensure that a spiritual and moral heritage partly shared between Christians and Muslims is put at the service of the good life of all.
La Fondazione Oasis
Oasis è nata nel 2004 per iniziativa del Cardinal Angelo Scola (allora Patriarca di Venezia) e si è costituita in Fondazione indipendente nel 2009. Nel 2022 ha assunto la denominazione Fondazione Internazionale Oasis per studiare le società musulmane contemporanee e la loro interazione con l’Occidente, con una particolare attenzione alla dimensione religiosa ma attraverso un approccio transdisciplinare che indaga anche gli aspetti politici, sociali, culturali ed economici. Nel lavoro di Oasis occupano un posto privilegiato anche la vita e la storia delle comunità cristiane nei Paesi a maggioranza musulmana.