Medio Oriente. I numeri della matematica dell'orrore non siano i bambini
Un bimbo ferito nella Striscia di Gaza
Basta. Basta con questa matematica degli orrori. Di numeri senz’anima di bambini trucidati con un taglio alla gola o per un missile o un tetto sulla testa. Foto che girano a propaganda delle ragioni degli uni e degli altri, a sostegno del proprio diritto al terrorismo senza pietà o a una rappresaglia senza pietà. Pornografia politica e comunicativa per l’opinione pubblica, per tirare dalla propria parte questa o quella emozione, questa o quella piazza. Il sangue è il testimone peggiore della verità. Ti ottenebra la vista della verità. Non te la fa vedere. L’ha scritto un filosofo che sapeva benissimo a cosa servisse la verità, per vivere e per morire.
E la verità è che due verità che non si mediano, non si compromettono insieme a favore dei loro popoli, non si promettano l’un l’altra soddisfazione e riconoscimento alla verità dell’altro, non fanno una verità, ma un torto sanguinoso a sé stesse e alle ragioni della convivenza tra i popoli.
Queste due verità sono il diritto a un’esistenza sicura di Israele, e il diritto a uno Stato, a una statualità piena del popolo palestinese. Era l’impegno che la comunità internazionale, e l’Europa in primo luogo, avevano preso alla fine della II guerra mondiale, nel ’48, consentendo la nascita dello Stato di Israele in Palestina per riparare ai torti immani inflitti sul suolo d’Europa al popolo ebraico. Dopo 75 anni questo impegno va onorato. E solo l’Europa può avviare un processo che lo onori. Si giunga ad una tregua, subito. E si avvii l’adesione di Israele e Territori palestinesi all’Unione Europea, sul presupposto cardine del riconoscimento del diritto di Israele alla sua sicurezza da parte di ogni entità palestinese, e del diritto del popolo palestinese a una statualità con prerogative piene e non fittizie da parte di Israele. E a questo processo si dia un cronoprogramma vincolante. I bambini di Israele oggi devono sapere che cresceranno sicuri, e quelli palestinesi liberi.
C’è chi pensa che Israele debba essere l’avamposto e la marca di confine dell’Occidente nella contrapposizione all’universo arabo e islamico e in generale al mondo che chiede un pragmatico multilateralismo per governare una realtà globale in fiamme che questo secolo ci ha consegnato. È una posizione esiziale per il buon nome dell’Occidente, e per i suoi stessi interessi. Ad essere il biglietto da visita dell’Occidente nel mondo nuovo e diverso, più grande di quello che abbiamo avuto davanti nel ‘900, deve essere la Palestina pacificata, la convivenza pacifica e cooperativa di Israele e Stato palestinese, facendone un avamposto della capacità di pacificazione dell’Occidente. Ed è l’Unione Europea che può far questo portando a Gerusalemme i suoi confini, e traendone anche una forte rimotivazione agli ideali per cui era nata. Non si perda un minuto. I numeri della matematica del male non possono essere i bambini.
Eugenio Mazzarella
Luigi Manconi
Marco Tarquinio
Mauro Magatti
Nadia Urbinati
Alessandro Bergonzoni
Franco Cardini
Marina Formica
Vittoria Fiorelli
Aldo Schiavone