Guerra. Appello all'Eurocamera: no ai fondi del Pnrr per le armi
Un comunicato congiunto con un messaggio chiaro: i fondi del Recovery Plan siano usati per scopi di pace. Lo scrivono, in un appello rivolto al Parlamento italiano e a quello europeo, le associazioni Libertà e Giustizia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Anpie Arci. Il comunicato fa seguito all’apertura formale di Bruxelles, attraverso le parole del commissario europeo Thierry Breton, all’utilizzo, da parte degli Stati membri interessati, dei fondi del Pnrr per la produzione di nuove armi a sostegno dell’Ucraina.
«Negli ultimi anni si è rafforzato un processo di militarizzazione dell'Unione europea - si legge -, con scelte che hanno portato all'istituzione di un Fondo europeo per la Difesa e di uno Strumento "per la Pace" che in realtà è funzionale all'invio di armamenti e alla cooperazione di natura militare, senza un coinvolgimento del Parlamento e dei cittadini europei». Il comunicato ricorda poi le parole del commissario europeo Thierry Breton nell'annunciare il piano di Bruxelles Act to Support Ammunition Production (ASAP, che in inglese è anche l'acronimo per "il prima possibile"): è un piano «mirato a sostenere direttamente, con i fondi Ue, lo sviluppo dell’industria difesa, per l’Ucraina e per la nostra sicurezza».
L'Asap è un progetto che prevede di stanziare 500 milioni di euro del bilancio europeo per la produzione di armi e munizioni che possano aiutare l'esercito ucraino. «Chiediamo di vigilare - si legge nel comunicato - affinché l’industria bellica non eserciti un’influenza indebita sulle agende politiche nazionali in materia di difesa e sicurezza». L'appello prosegue ricordando l'attenzione che il Pnrr dovrebbe dedicare alle politiche ambientali. «Consideriamo ingiustificato il fatto che il provvedimento in questione preveda la possibilità di disapplicare le norme in materia ambientale, di tutela della salute umana e della sicurezza sul
luogo di lavoro. [...] Chiediamo perciò che nell'ambito delle iniziative dell'Unione sulle politiche di finanza sostenibile, le armi controverse siano considerate incompatibili con la sostenibilità sociale».