Attualità

Appalti, la "regola" del 5%

Antonio Maria Mira giovedì 1 ottobre 2015
«Sono tutti corrotti e corruttibili». Così, al telefono con un suo collaboratore, parlava alcuni mesi fa l’imprenditore Francesco Mele, lucano ma da anni residente in Toscana a Borgo San Lorenzo. Non sapeva di essere intercettato. Ieri è finito agli arresti domiciliari assieme al capo compartimento del settore viabilità di Anas Toscana Antonio Mazzeo, al direttore amministrativo Roberto Troccoli, al funzionario Nicola Cenci con l’accusa di corruzione per decine di appalti, molti dei quali per lavori stradali "di somma urgenza" dopo frane e alluvioni. Ci sono anche 24 indagati (imprenditori, dirigenti e funzionari), mentre sono state eseguite più di 70 perquisizioni, non solo in Toscana. «Un sistema collaudatissimo, con mazzette corrispondenti al 5% dell’importo dei lavori, e che ha comportato danni per la collettività per molte decine di migliaia di euro», così lo definisce il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo. Sistema corruttivo interrotto dall’operazione "Le strade dell’oro" condotta dal Corpo forestale dello Stato, sezione di pg della procura di Firenze, e dalla Polizia stradale della Toscana, coordinati dalla Dda fiorentina. Nel mirino degli investigatori ben 36 appalti in Toscana e altri anche fuori regione. L’inchiesta, infatti, è solo all’inizio. «Quello che abbiamo scoperto finora è solo una parte...», ammette il procuratore. Fondamentale sarà l’analisi delle documentazione sequestrata nel corso delle perquisizioni.Quello che emerge è comunque un nuovo terremoto per l’Anas che ieri ha comunicato che «offrirà la massima collaborazione alla magistratura ed avvierà un audit interno su dirigenti e funzionari coinvolti». Che sono già stati sostituiti «al fine di garantire la continuità nel presidio delle attività di istituto».Secondo quanto ricostruito dalla procura, l’imprenditore «agiva, per sua stessa ammissione, fornendo il "pacchetto completo" – spiega ancora Creazzo –. Faceva pure i sopralluoghi, andava a vedere dove c’erano dei lavori da svolgere. Poi si recava negli uffici dell’Anas dove era di casa. E dove si presentava col bando di gara già pronto che lui stesso scriveva e che, ovviamente, riusciva a vincere». L’aggiudicazione degli appalti dell’Anas Toscana, finiti nel mirino della procura di Firenze, avveniva «sfruttando, nella maggior parte dei casi, lo stato di emergenza e di necessità causato da calamità naturali», sottolinea il procuratore. Frane e alluvioni che hanno colpito negli ultimi la Toscana e, in particolare, le province di Firenze, Siena, Prato e Massa Carrara. Tra questi appalti troviamo uno da 200mila euro, "di somma urgenza", per opere sulla strada Tosco-Romagnola; uno in provincia di Prato, a base d’asta di 3.258.622 euro; uno in provincia di Massa Carrara, per la manutenzione straordinaria di una strada, base d’asta 499.900 euro (cifra al di sotto del limite comunitario con regole più severe).Secondo gli investigatori, l’imprenditore corrompeva i responsabili toscani di Anas anche con «costosi pranzi e cene», con biglietti per gare motociclistiche e con l’assunzione della moglie di uno di loro. Oltre che con le classiche mazzette la cui consegna è stata filmata dagli investigatori. «Fra pranzi e cene, alberghi, viaggi – dice l’imprenditore al telefono – spenderò un centinaio, 200mila euro all’anno...». Ma lui è convinto che non ci sia altra strada. «Il sistema c’è e devi pagare per lavorare», dice ancora al telefono. E poi ancora: «C’è un mondo di scale di corruzione». Fino ad un’affermazione ai limiti del blasfemo. Quando il dirigente Troccoli, citando gli altri Paesi («Anche nel Dubai») dove «è normale pagare», si lamenta che in Italia «si voglia cambiare». Eppure, afferma con un incredibile esempio, «anche i Re Magi quando è nato il Signore si sono presentati subito con oro, incenso e mirra...». E Mele risponde: «Ci sarà un motivo...». Lui comunque non si preoccupa più di tanto e punta all’estero. «La corruzione si allarga», gli dice un interlocutore al telefono, e lui risponde: «L’hai capita». Mele avrebbe avuto mire anche in Albania. «In Albania – gli dice la fidanzata, riportandogli quando raccontatole dalla sorella – si può vedere il primo ministro, però ha detto che ci vuole una bella bustarella» per «questo personaggio che conosce il tipo che prende la bustarella». Riguardo le sue mire in Asia, Mele parla anche di una cena con un onorevole, che gli investigatori identificano in Paolo Bartolozzi, presidente della commissione Ue-Kazakhistan. Dagli atti non emerge che l’incontro abbia avuto seguito. Gli investigatori annotano poi come, commentando i controlli disposti sugli appalti, Mele dica che «non hanno fatto altro che aumentare i costi di produzione, perché la corruzione è rimasta, anzi è aumentata perché se c’è il controllo del terzo, deve mangia’». Parole che ora lo incastrano. «Le intercettazioni sono uno strumento indispensabile –avverte il procuratore –. Chi non vuole scoprire reati di mafia o corruzione in Italia deve togliere le intercettazioni».