Anno giudiziario. Cassazione, Curzio: dramma femminicidi, 122 in un anno
Lievi segnali di miglioramento dal pianeta giustizia, dove però le criticita continuano a essere presenti. È quello che si deduce dalle considerazioni espresse dai magistrati di Cassazione in occasione della tradizionale cerimonia di apertura dell'anno giudiziario, questa mattina, alla presenza delle massime cariche dello Stato, a partire dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
"L'analisi sui dati dell'amministrazione della giustizia in Italia nell'anno appena trascorso conferma il quadro in chiaroscuro già descritto nelle precedenti relazioni", valuta il primo presidente di Cassazione Pietro Curzio, aggiungendo tuttavia che "si assiste ad un lento, ma progressivo miglioramento della situazione". Il primo è sul fronte dei milioni di processi ancora giacenti: "Continua il processo di riduzione del contenzioso, tanto nel civile quanto nel penale".
TROPPE MORTI SUL LAVORO
"Rimane inaccettabile, il numero delle morti bianche, che anche quest'anno ha superato il livello di 1.000 casi, con l'inquietante ritmo di tre morti al giorno", lamenta Curzio, precisando che nei primi dieci mesi del 2022, le denunce "sono aumentate del 32,9% rispetto al 2021" e quelle delle malattie professionali del 10,6%. Dati che rappresentano una "pesante e grave conferma" della presenza di troppi pericoli e rischi nel mondo del lavoro.
FEMMINICIDIO, DRAMMA "COSTANTE"
Sul versante dei reati, un'ombra inquietante rimane per il fatto che "circa la metà degli omicidi sono avvenuti nell'ambito dei rapporti familiari ed affettivi". E "una parte molto consistente, 122 su 310, vede come vittima la donna, spesso ad opera del partner o ex partner". Il dato, riflette amaramente Curzio, "è ormai costante, anche se proprio nell'anno appena concluso in leggera flessione".
MAFIA E TERRORISMO
Nella lotta al terrorismo e alle cosche mafiose, prosegue il primo presidente degli "ermellini", ci sono stati "passi avanti evidenti e ne abbiamo avuto conferma di recente con un arresto importante", quello del boss Matteo Messina Denaro, "non solo per contrastare strategie che hanno insanguinato il paese in anni terribili, ma anche nel cogliere mutazioni verso forme altrettanto pericolose, sebbene altrettanto pericolose, sebbene meno visibili". Forme di infiltrazione dei clan che inquinano "settori sani della società civile e dell'economia" e si estendendono verso "zone del paese diverse da quelle originarie" come emerge ad esempio dal processo Aemilia, sulle presenze della 'ndrangheta in Emilia Romagna.
SU RIFORME "CRITICITÀ, SERVE RODAGGIO"
Qualcuno, nei giorni scorsi, aveva ipotizzato passaggi sferzanti nei confronti delle riforme di giustizia annunciate dell'esecutivo. Ma il primo presidente Curzio, alla sua ultima cerimonia di apertura dell'anno giudiziario prima di andare in pensione, alla questione delle innovazioni legislative "in tutti i settori del vasto mondo della giustizia" riserva solo alcune considerazioni, pragmatiche e asciutte: "Non spetta a noi dare giudizi sulle scelte di politica legislativa che il Parlamento ed il Governo hanno operato. Alla giurisdizione spetta interpretare ed applicare le leggi", ragiona l'alto magistrato, osservando come il "programma attuativo originariamente fissato" sia stato "modificato, posticipando alcune parti ed anticipandone altre, il che crea motivo aggiuntivo di criticità". Perciò è opportuno "un periodo di adattamento" e di "rodaggio".
NORDIO: ASCOLTEREMO TOGHE E AVVOCATURA
Dal canto suo, il Guardasigilli Carlo Nordio assicura che "ogni futura riforma, prima di essere affidata alle valutazioni del Parlamento sovrano, si comporrà attraverso l'ascolto di tutte le voci del sistema giustizia, dall'avvocatura all'accademia e alla magistratura". Rivolgendosi a Mattarella, il ministro ribadisce come l'autonomia e l'indipendenza della magistratura costituiscano "un pilastro della nostra democrazia, garantita dalla Costituzione, come lei, signor Presidente, ha voluto ricordare solo due giorni fa". Si tratta, insiste Nordio, di "principi inderogabili, che hanno accompagnato tutta la mia lunga attività professionale in Procura. Se non avessi creduto e non credessi nella loro sacralità, non avrei rivestito la toga, come spero di aver fatto, con dignità e onore".
PINELLI: NEL CSM CONFRONTO FRANCO
Nel corso della cerimonia interviene anche il neo vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura, Fabio Pinelli, sulla cui votazione il Csm si è spaccato mercoledì (con 17 voti per lui, avvocato in quota leghista, contro i 14 per Roberto Romboli, costituzionalista vicino al Pd. Quello di Pinelli è un appello al dialogo, perché "solo attraverso il quotidiano esercizio del reciproco e franco confronto all'interno dell'organo di governo autonomo, con animo volto alla composizione di eventuali differenze ideali", il Consiglio "potrà esercitare con equilibrio i delicati compiti affidatigli dalla Costituzione", con l'obiettivo "di trovare sempre una sintesi, nell'interesse esclusivo dei cittadini".
Il vicepresidente conferma dunque la propria volontà "di ascolto e di dialogo costante" con tutti i componenti del Consiglio Superiore: "Siamo chiamati a garantire l'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario", argomenta, assicurando che il Csm affronterà "le sfide, numerose e complesse, del sistema giustizia, portando avanti al contempo l'ideale del magistrato che noi riteniamo debba essere perseguito". Una toga capace, nella visione pinelliana, di distinguersi "per il rigore professionale, per il riserbo in tutti i comportamenti, e per il rispetto della dignità delle persone". Ciò perché, conclude il neo vicepresidente del Consiglio Superiore, "l'esercizio del potere giudiziario deve sempre compiersi nel rispetto della sottoposizione alla legge del magistrato e nella piena tutela della dignità della persona".