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La viceministra al Lavoro. Bellucci: «Anziani, la riforma una priorità»

Francesco Riccardi giovedì 14 settembre 2023

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L’attesa è per la Nadef: «Da lì capiremo il perimetro della manovra e quindi di quali risorse finanziarie potremo disporre». Ma la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti – assicura la viceministra al Lavoro e Politiche sociali Maria Teresa Bellucci (Fdi) – è «una delle priorità assolute di questo governo, alla quale stiamo lavorando alacremente e in maniera condivisa con l’associazionismo e le opposizioni fin dal nostro insediamento».

Viceministra Bellucci, a che punto è l’elaborazione dei decreti delegati per la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti? Si riuscirà a portarli in Parlamento per gennaio 2024?

Dobbiamo e soprattutto vogliamo rispettare la scadenza. Infatti non ci siamo fermati neanche ad agosto con il lavoro preparatorio per mantenere l’impegno con gli italiani di innovare profondamente l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Le attese sono forti e quindi stiamo cercando di mettere in sicurezza tutta la riforma facendola partire concretamente. È una priorità del Governo che ha tutta l’attenzione della Presidente del consiglio.

La legge delega, però, non prevede nuovi stanziamenti, ma non si può innovare e migliorare l’assistenza senza risorse aggiuntive. Come farete a superare l’ostacolo?

In realtà, non è esattamente così. Perché sono già impiegabili i fondi previsti per la non autosufficienza e quelli dedicati ai caregiver. E soprattutto le risorse messe a disposizione dal Pnrr. Il nostro impegno, appena arrivati al governo, è stato proprio quello di approvare velocemente, entro marzo, la Legge delega per assicurarci i fondi stanziati dal Pnrr. Certo, questi sono previsti solo fino al 2026 ma possiamo utilizzarli per introdurre nuovi servizi di telemedicina, teleassistenza e per piattaforme digitali di informazione. Certamente, però, serviranno altre risorse finanziarie per far partire la riforma, ne siamo pienamente consapevoli.

Secondo il Patto per la riforma del welfare degli anziani non autosufficienti, a fronte di un costo complessivo della riforma pari a 5-7 miliardi aggiuntivi, è possibile un finanziamento progressivo. Si comincerebbe con 1,3 miliardi nel 2024. È fattibile?

In realtà, ad oggi, a questa domanda non posso rispondere in maniera certa. Il percorso della riforma sarà di legislatura e quindi effettivamente l’introduzione di nuovi servizi e sostegni sarà graduale di qui a fine 2027. Per comprendere quanto potremo stanziare per l’avvio, però, occorre attendere quantomeno la presentazione della Nadef (la Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) il 27 settembre. In quel documento sarà tracciato il perimetro della manovra complessiva e quindi gli spazi entro cui potremo muoverci per i nuovi finanziamenti alla riforma. Certo, la coperta è corta e a tutti i ministeri è stato chiesto un lavoro approfondito per aumentare l’efficienza nell’utilizzo dei fondi assegnati, unitamente alla definizione di investimenti pluriennali sulle nuove iniziative. Comunque, come abbiamo sempre detto, il percorso della riforma sarà necessariamente di legislatura ed effettivamente l’introduzione di nuovi servizi e sostegni sarà graduale di qui a fine 2027.

Ma c’è la volontà politica di portare a compimento questa importante riforma? Sarà una priorità nella manovra?

Assolutamente sì. E credo che lo abbiamo già dimostrato approvando a tempo di record, 150 giorni dall’insediamento del governo, la Legge delega. Lo abbiamo fatto cercando e ottenendo un consenso molto ampio, anche al di là della nostra maggioranza. Abbiamo tenuto prima e continuato in questi mesi un confronto serrato con le associazioni che a vario titolo si occupano di anziani, con il Terzo settore e con il mondo delle professioni. Personalmente ho coordinato tutti i tavoli ministeriali a riguardo. Dopo 25 anni in cui non si è intervenuti per migliorare complessivamente l’assistenza agli anziani si sono stratificate molte difficoltà mentre i bisogni e le attese dei cittadini sono cresciuti. Proprio per questo, però, il nostro impegno è massimo per arrivare a una vera svolta.

A quali altre misure per la famiglia e il sociale state pensando?

Le priorità si muovono su quattro filoni: promozione della famiglia, protezione dei fragili, incentivi alle imprese e alla creazione di occupazione, sicurezza sul lavoro. Abbiamo già potenziato l’Assegno unico per i figli e introdotto l’Assegno di inclusione per i poveri. Intendiamo proseguire rafforzando gli interventi in particolare nelle zone più fragili del Paese: non vogliamo lasciare zone franche in mano alla criminalità, al disagio e alla violenza, lo Stato non deve arrendersi come è accaduto purtroppo in passato. Per questo cerchiamo di puntare sull’educazione e la prevenzione, iniziando a potenziare il personale degli enti locali con educatori, assistenti sociali, psicologi, pedagogisti, utilizzando i programmi europei co-finanziati dallo Stato per dare strumenti, presenza, per colmare quel vuoto esistenziale che è principalmente mancanza di opportunità.