In Ontario. È il lago Crowford il sito di riferimento dell'Antropocene
Il Lago Crawford in Ontario, Canada
L'impronta irreversibile dell'umanità sulla Terra è il lago Crawford, vicino a Toronto, in Canada: è stato scelto come sito di riferimento dell'Antropocene, il “golden spike” - il marcatore di riferimento - di un'epoca geologica che esiste nei fatti ma che difficilmente entrerà nei manuali: l’“epoca dell’umano” è ben lontana dall'essere certificata dalla massima autorità della geologia mondiale, l'Unione Internazionale delle Scienze Geologiche (IUGS), intransigente sulle modifiche della Carta Cronostratigrafica Internazionale.
Il plutonio non mente
Ma perché il lago Crowford? I sedimenti del lago Crawford forniscono un'eccezionale documentazione dei cambiamenti ambientali degli ultimi millenni: stratificati sul fondo di questo piccolo specchio d'acqua di un chilometro quadrato, carichi di microplastiche, ceneri di combustione di petrolio e carbone e tracce di esplosioni di bombe nucleari, sono la migliore prova dell'inizio di un nuovo capitolo geologico della storia della Terra. Il gruppo di ricerca ha raccolto sezioni di campioni da ambienti diversi in tutto il mondo, dalle barriere coralline alle calotte glaciali che sono stati poi analizzati in cerca di un indicatore chiave dell'influenza umana sull'ambiente: la presenza di plutonio. In natura, il plutonio è presente solo in quantità limitatissime, ma all'inizio degli anni Cinquanta - quando sono stati effettuati i primi test della bomba all'idrogeno – si è assistito a un aumento senza precedenti e poi a un'impennata dei livelli di plutonio nei campioni prelevati con la tecnica del carotaggio, nel mondo.
L’impronta dell’uomo
Il termine “antropocene” è stato proposto per primo da Paul Crutzen, nel 2000, premio Nobel per la chimica per i suoi studi sul ciclo dell’ozono: usò quel termine per sottolineare che la Terra si trova in una nuova fase storica in cui l’uomo è in grado di modificare gli equilibri climatici, geologici, biologici e chimici del sistema.
Attualmente ci troviamo nell'era Cenozoica, nel Quaternario e nell'Olocene: i 4,6 miliardi di anni di storia della Terra sono suddivisi metodicamente in ere geologiche, periodi, epoche ed età, una linea temporale che gli studenti apprendono e che sono sviluppate dalla ICS - la Commissione internazionale di stratigrafia, costola dell’IUGS.
È stata proprio l’ICS ad affidare a un gruppo di lavoro guidato dal geologo britannico Jan Zalasiewicz il compito di rispondere alle seguenti, grandi domande: se tra un milione di anni gli extraterrestri setacciassero le rocce e i sedimenti della Terra, discernerebbero una traccia umana abbastanza significativa da dedurre che è stato attraversato un confine geologico? Se è così, quando e dove sulla Terra troviamo le prove più chiare? La risposta a quest’ultima domanda la conosciamo: il lago Crowford. Alla prima domanda, la risposta del gruppo è inequivocabile: sì, gli umani hanno portato il pianeta fuori dall'Olocene, iniziato 11.700 anni fa dopo diversi cicli glaciali. Le tracce dell'attività umana - microplastiche, inquinanti chimici eterni, specie invasive, gas serra... - sono ovunque, dalle cime delle montagne al fondo degli oceani, e i disordini che provocano sono così numerosi (cambiamento climatico, inquinamento, perdite della biodiversità) da rompere l'equilibrio naturale del globo.
Tutto è cominciato a cambire quando l'uomo ha sviluppato la tecnologia per estrarre dal suolo petrolio, carbone e gas. L'umanità ha consumato più energia dal 1950 che nei precedenti 11.700 anni dell'Olocene. Questa energia ha garantito un dominio senza precedenti della Terra. I ricercatori stimano che la massa di tutti gli oggetti realizzati dall'uomo superi quella di tutti gli esseri viventi sulla Terra. Si tratta di oggetti noti come “tecno-fossili”, come le generazioni di telefoni cellulari rapidamente obsoleti, o come le microplastiche che ormai si trovano anche sulle vette più alte e sul fondo degli oceani. Per non parlare di sostanze chimiche come i Pfas, sviluppati per le padelle antiaderenti e soprannominati “inquinanti eterni”, che stanno colonizzando il mondo. Tra qualche centinaio di migliaia di anni, queste tracce saranno testimonianze di come è stata l'era umana.
L’Antropocene può aspettare
Malgrado ciò, secondo molti geologi – che pur riconoscono la rottura verificatasi nel secolo scorso - non sussistono i criteri per qualificare l'Antropocene come una nuova epoca, derubricandolo a "evento geologico".