La storia. Angela, la giovane ballerina sopravissuta all’esplosione di Parigi
Angela sulla sedia a rotelle, dopo l’intervento con cui i medici di Parigi le hanno ricostruito la gamba
Angela Grignano non si è mai arresa: dal giorno della devastante esplosione per una perdita di gas che ha sconvolto rue de Trevise a Parigi, che ha segnato come uno spartiacque la sua giovane vita, quasi per istintiva reazione allo sgomento la sua tenacia è diventata indomabile e la sua ripresa ha lasciato sorpresi e commossi chirurghi e fisioterapisti, contagiati dal suo temperamento positivo.
Quando, dopo l’incidente, ancora cosciente, arrivò in ospedale i medici non erano certi di poterle salvare la vita né pensavano di poterle salvare la gamba. «È stato il momento più duro, guardavo il soffitto pensando che dopo gli studi avevo deciso di trasferirmi a Parigi per avere una possibilità di lavorare nel mondo dello spettacolo e ora il mio sogno andava in frantumi. Però, appena mi sono risvegliata dal coma e ho visto i miei genitori, ho saputo delle veglie e delle preghiere per me, ho guardato la foto di mio nipote, mi sono detta 'Angela hai una seconda possibilità, giocatela al meglio'. Se questa è una prova io voglio affrontarla e superarla».
Grazie ad una complessa operazione di ricostruzione fatta da un luminare della chirurgia che ha dato la sua disponibilità ad intervenire per tentare il “miracolo”, Angela – che ha compiuto 25 anni – ha potuto salvare la gamba e iniziare il faticoso percorso della guarigione, intervallato da altri 7 interventi chirurgici e mesi di riabilitazione, tutti in clinica a Parigi, con la mamma che non l’ha lasciata un attimo. I risultati hanno superato anche le più rosee aspettative lasciando a bocca aperta medici e fisioterapisti.
Da novembre la giovane trapanese cammina da sola. «Zoppico un po’, ci sarà un altro anno di riabilitazione ma quando ballo sto benissimo». In questo lungo anno – che lei non maledice mai, neppure quando ricorda i momenti più duri – il suo carattere solare che si coniuga con un piglio volitivo, si è forgiato di più. Mai ripiegata su se stessa, persino in clinica, ha deciso di darsi da fare organizzando pomeriggi di giochi con i pazienti regalando come premi souvenir della Sicilia. «Il coro di preghiere che mi ha sostenuto io lo chiamo un “grande fenomeno umano”: ne ho sempre sentito la forza, anche mentre ero in coma. Sono sempre stata forte e positiva, oggi sono anche paziente.
Ho imparato ad accettare, ad avere fiducia e soprattutto ad essere grata». In questo anno in cui non ha potuto camminare, Angela afferma di aver coperto una grande distanza. D’accordo con il fratello don Giuseppe, prete che si occupa della pa- storale giovanile diocesana, ha deciso di chiedere al vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli di celebrare una Messa insieme ad amici, parenti, nuovi amici conosciuti sui social. Celebrare per ringraziare ma soprattutto per pregare per chi nell’incidente ha perso la vita: 5 persone tra cui due pompieri. «Ho scritto ai miei colleghi a Parigi: ogni anno il 12 gennaio, finché avrò vita, ricorderò ciascuno di voi, ricorderò chi non c’è più».
Dei due pompieri che erano sul posto prima dell’esplosione, Angela ha un ricordo vivido: «Scherzavo con la mia collega mentre li guardavamo lavorare, ricordo bene i loro volti, poi il boato e le fiamme. Ho capito subito che per loro non c’era stato scampo. Mi fa rabbia sapere che l’esplosione non è stata una fatalità, ma frutto di cattiva manutenzione – continua –. In questi mesi non mi sono mai chiesta “perché è capitato a me?”, ma “perché loro sono morti?” e a questa domanda solo la fede può rispondere. Domenica canteremo insieme il canto scout “Mani” perché tutti insieme possiamo decidere di mettere le nostre energie al servizio degli altri. A chi non potrà essere col vescovo a messa ho chiesto di accendere una candela per ricordare tutte le vittime. Per me quello passato è stato un “anno maestro”, che ha cambiato me e la mia famiglia ».
Piacerebbe lavorare nel teatro, ad Angela, studiare per diventare organizzatrice di eventi, lavorare perché la sua città abbia un teatro: «Non so quale progetto Dio abbia per me: fosse anche quello di restare qui a veder crescere i miei nipoti io ne sarei grata».