Archeologia. 107 alberi e 1.700 siepi: così l'Anfiteatro romano di Milano diventa parco
Un parco urbano di "archeologia green", con 105 nuovi alberi e 1.700 siepi, per ampliare e valorizzare l’area dell’anfiteatro romano di Milano. Un complesso archeologico importante ma da promuovere che è praticamente bicefalo. Una "testa" si trova in via De Amicis 17 - l’Antiquarium intitolato ad Alda Levi -, l’altra invece - l’Anfiteatro romano - è collocata nell’intersezione "verde" tra via Conca del Naviglio e via Arena. Il piano di valorizzazione archeologica attualmente allo studio, prevede, oltre ad una nuova campagna di scavi, la successiva ricostruzione "evocativa" dell’antico impianto (un’ellisse) dell’anfiteatro, in un "viridarium Amphitheatrum naturae" in «perfetta simbiosi fra vegetazione e ruderi», hanno precisato i progettisti.
Ieri Italia Nostra Milano e Antonella Ranaldi, soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Milano, nella sede cittadina dell’associazione, hanno presentato così il progetto di "archeologia green". In particolare, il piano prevede che un giardino riprodurrà la forma ellittica dell’antico edificio con siepi e alberi, ispirandosi ad una filosofia che introduce la flora nei siti archeologici come nell’idea poi sviluppata da Giacomo Boni all’inizio del secolo scorso. Boni infatti lavorò all’interno dei cantieri del Foro romano e del tempio dedicato a Venere, introducendo, a favore dei visitatori, i cosiddetti percorsi archeologici, in cui la flora ha una sua specifica funzione.
Nella Milano romana, poco fuori l’antica Porta Ticinese, si trovava un anfiteatro grande quasi come il Colosseo: un’ellisse di 155 metri per 122. L’edificio era alto 36 metri. Fu poi smantellato. I suoi blocchi di pietra furono reimpiegati come platea di fondazione della vicina Basilica di San Lorenzo. La costruzione dell’edificio può essere datata tra il II e il III secolo, quando Mediolanum andava assumendo un importante potere politico ed economico all’interno dell’Impero romano. L’anfiteatro, nell’antichità classica, veniva usato per spettacoli pubblici, come i giochi gladiatori e per le "venationes", ovvero gli scontri tra combattenti e animali.
Il Parco archeologico – spiegano ancora i vertici di Italia Nostra – passerà dagli attuali 12.500 a 22.300 metri quadrato, con la prospettiva di congiungersi alle vicine Colonne di San Lorenzo e alla chiesa stessa, e d’includere anche il contiguo Parco delle Basiliche e il complesso di Sant’Eustorgio, fino a raggiungere i 100mila metri quadrati complessivi. Un polmone verde collocato all’interno del centro di Milano che potrebbe migliorare non poco la qualità della vita dei cittadini.
Soprintendenza e Comune (proprietario dell’area) hanno siglato un accordo che prevede la concessione dell’area in comodato d’uso alla Soprintendenza per l’intero periodo dei lavori. Quello di Milano era il terzo anfiteatro per grandezza di tutto l’impero, dopo Roma e Capua. Attualmente è in corso la pulizia dell’area e seguiranno gli scavi archeologici e la piantumazione del giardino.
«Italia Nostra è da sempre impegnata nella tutela del patrimonio culturale e naturale dell’Italia – ha detto Edoardo Croci, presidente di Italia Nostra, sezione di Milano –. In questa logica siamo attenti alla trasformazione urbana sostenibile di Milano, dove il futuro richiede anche la valorizzazione del passato».
«Il Parco rifiorirà – ha concluso la soprintendente Ranaldi –. Verrà ampliato in modo da comprendere l’intero sedime antico, diventerà un "viridarium" che evoca con il verde l’anfiteatro perduto. Si restituirà un polmone verde in un percorso di riqualificazione dei valori propri dell’area intorno a San Lorenzo, una passeggiata storico artistica archeologica immersa nel verde di 100mila metri quadrati. Quello dell’anfiteatro sarà un cantiere aperto anche ad eventi e visite ed è grata del sostegno di Italia nostra, già in passato impegnata nella difesa dell’importante area archeologica».