Dopo due anni e mezzo di ministri
"tecnici" torna un politico alla guida del dicastero di via
Arenula. Ligure, è nato alla Spezia, 45 anni, ministro
dell'Ambiente nell'esecutivo Letta, Andrea Orlando ha cominciato
a far politica giovanissimo; e i temi della giustizia li conosce
visto che è stato responsabile del settore per il Pd per tre
anni, su nomina di Pierluigi Bersani,e componente della
Commissione Giustizia della Camera.
Il suo esordio in politica nel 1989 come segretario
provinciale della Fgci. Nel 1990 viene eletto nel consiglio
comunale nella sua città; nel 1997 è assessore prima alle
attività produttive, poi alla pianificazione territoriale. Nel
1996 l'approdo in Parlamento nelle liste dell'Ulivo. Tra i
fondatori del Pd, nel 2007 ne diventa il primo responsabile
dell'Organizzazione. Rieletto deputato nel 2008 per il Pd, è
componente delle commissioni Bilancio e Antimafia, e viene
quindi nominato portavoce del Pd da Walter Veltroni, incarico
confermato da Dario Franceschini. Tra i suoi tanti ruoli anche
quello di commissario del Pd di Napoli.
Da ministro dell'Ambiente Orlando ha dovuto affrontare
dossier scottanti: portano la sua firma il decreto sulle
emergenze ambientali ed industriali per Terra dei fuochi e Ilva,
la legge (ancora da approvare in via definitiva) per fermare il
consumo di suolo, il Piano per ridurre lo spreco alimentare.
Anche in via Arenula lo aspettano compiti tutt'altro che
facili. La prima grana è la questione sovraffollamento delle
carceri: l'Italia deve mettersi in regola entro maggio, per
evitare una condanna da parte della Corte europea dei diritti
dell'uomo a pagare cifre enormi ai detenuti ristretti in
condizioni disumane. Il Parlamento ha appena convertito in legge
il decreto del governo Letta sulle carceri e la Consulta ha
bocciato la Fini-Giovanardi sulla droga, atti che dovrebbero
alleggerire la pressione sui penitenziari, ma che non sono certo
risolutivi. Il nuovo premier si è detto contrario a un indulto,
ma ritiene urgente una riforma della custodia cautelare, con cui
il Guardasigilli si dovrà certamente misurare. Orlando dovrà
anche decidere la sorte da dare al ddl sulla giustizia civile,
approvato dal governo Letta e il cui iter parlamentare deve
ancora cominciare: sul suo tavolo c'è già la richiesta degli
avvocati, scesi in piazza ieri in diecimila, di revocare il
provvedimento, contro il quale hanno proclamato tre nuove
giornate di sciopero. Così come dovrà affrontare i nodi ancora
aperti legati al taglio dei tribunali.