Elezioni. Meloni rassicura sul fascismo. Letta: tolga la fiamma del Msi dal simbolo
Giorgia Meloni ed Enrico Letta
Non basta "abiurare" il fascismo, ora Giorgia Meloni «tolga la fiamma dal simbolo». Dopo il video - in inglese, francese e spagnolo - con cui la presidente di Fdi ha voluto rassicurare la stampa estera sulla sua estraneità da qualsiasi rigurgito mussoliniano, il Pd torna alla carica e chiede di andare oltre. «Vuole consegnare il fascismo alla storia? Allora tolga la fiamma del Movimento sociale italiano dal simbolo», è il mantra dei dem. Affondo inutile. Il simbolo verrà depositato così come finora è conosciuto a tutti. «Non è il Pd a rilasciare patenti di democraticità, esiste una Costituzione e a questa ci atteniamo», dicono netti da Fdi. Ma dal Nazareno si continua a puntare il dito sulla politica estera di Fdi, ricordando poi come, sul Piano di ripresa e resilienza, all’Eurocamera per ben tre volte gli eurodeputati meloniani non abbiano votato a favore.
Le polemiche non rallentano però la corsa del centrodestra che ieri ha approvato a una sola voce (con il timbro di Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni e degli alleati centristi) il programma elettorale in 15 punti, che verrà consegnato oggi al Viminale insieme ai simboli del centrodestra. E il coordinatore azzurro Tajani assicura: «Il centrodestra sarà coeso, presenterà un progetto serio credibile, che non farà aumentare debito e deficit. Ci saranno coperture per tutte le proposte che verranno fatte. Sul versante opposto il Pd insiste ad affondare contro Giorgia Meloni. «Tra un po’ diventerà più europeista di Macron e Draghi ma il suo partito ha proposto l’uscita dall’euro», attacca la dem Alessia Rotta. Il refrain, dalle parti del Nazareno, resta uno: Fdi, con la sua vicinanza ai partiti di estrema destra europea e all’ungherese Viktor Orban, continua a destare preoccupazione a Bruxelles.
L’Ue, al momento, resta alla finestra. Nessuno nella Commissione ha la minima intenzione di entrare in tackle sulla campagna elettorale. Ma il Pd insiste. «Mentre Gualtieri negoziava i soldi del Pnnr, per costruire Next Generation Eu e la solidarietà europea, a fine maggio Meloni, contestando, proponeva di andare a metterci sotto il Fmi. Con quelle idee l’Italia sarebbe affondata», tuona Enrico Letta. Meloni alla fine sbotta: «Abbiamo una sinistra che pur di governare è disposta a farlo sulle macerie. La sua propaganda all’estero nuoce al Paese». È un botta e risposta senza fine. Letta insiste: «La destra nel 2011 ha portato l’Italia al fallimento e Giorgia Meloni era ministra». Sarà, ma la leader di Fdi, da settimane, sta vestendo l’abito moderato e atlantista di chi vuole rassicurare Washington e Bruxelles. E a luglio aveva fatto tappa anche a Strasburgo per un faccia a faccia con la presidente Roberta Metsola.
Sul Pnrr, tuttavia, la convinzione di Fdi è che si debba arrivare ad una rinegoziazione degli obiettivi, alla luce della guerra in Ucraina e dell’ondata inflattiva. L’articolo 21 del regolamento del Next Generation, sulla base appunto di circostanze oggettive, lo permetterebbe e una sponda potrebbe essere fornita anche dal piano RePowerEu che si basa proprio sulle risorse del Pnrr. Ma rinegoziare il Piano con Bruxelles, per l’Italia, sarebbe comunque una strada irta di ostacoli.