Attualità

LIBERTA' DI STAMPA. Il Quirinale prova a mediare: Ancora accuse e veleni, il dialogo non decolla

Giovanni Grasso domenica 6 settembre 2009
Primi importanti ripensamenti nel centro destra innescati dal caso-Boffo. Il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri dice di non aver condiviso la campagna contro l’ex direttore di Avvenire «perché ha colpito un settore del mondo cattolico che è stato più vicino al centro destra che al centro sinistra». Dal canto suo Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, ospite della Festa dell’Udeur, ha dichiarato che l’aggressione del Giornale «è stata un errore, perché il garantismo vale in primo luogo nei confronti degli avversari politici e dei nemici. Inoltre non ci si occupa della vita privata delle persone come ritorsione».Ma il clima politico resta arroventato dalle polemiche di questi ultimi giorni ed è difficile che, almeno per il momento, le forze politiche riescano ad accogliere l’invito di Giorgio Napolitano ad abbassare i toni e concentrarsi sulle riforme di cui il Paese ha sempre più bisogno. Ma non sarà certamente questa semplice constatazione a scoraggiare il capo dello Stato nella sua azione  – pubblica o dietro le quinte – mirante a sterilizzare le polemiche più violente e a far rientrare la dialettica politica su binari più costruttivi. Oggi, durante la sua visita all’Aquila, si attendono da Napolitano un appello alla calma e nuove parole di pacificazione. Tanto più che i toni tra maggioranza e opposizione, che continuano a scambiarsi accuse reciproche, restano ancora molto aspri. L’esponente del Pd Massimo D’Alema dice di apprezzare le parole e il tentativo del Quirinale ma fa presente che l’origine di tutte le polemiche ha sede proprio a Palazzo Chigi: «Il dialogo – spiega ai giornalisti – dovrebbe promuoverlo il capo del governo, che ogni giorno promuove l’opposto: la rissa. Non è che si può dialogare da soli, l’unica cosa che si può fare è di cercare di evitare la rissa e dire la propria opinione che è quello che cerchiamo di fare noi». D’Alema aggiunge: «Siamo di fronte a una caduta della ricchezza, a una crescita fragile, grandi problemi sociali. Questo richiederebbe coesione, riforme, scelte molto coraggiose, un discorso di verità sul futuro del Paese e tutto questo  manca. Prevalgono invece la propaganda, l’autoesaltazione retorica e la violenza verso le voci critiche». Come nel caso Boffo: «Un Paese in cui un giornalista che scrive cose scomode o fastidiose per il residente del Consiglio viene aggredito sul piano personale, come è avvenuto al direttore di Avvenire, è un Paese in cui la libertà di informazione è a rischio». E, dunque, gli appelli ad abbassare i toni andrebbero rivolti innanzitutto «al direttore del Giornale, al direttore di Libero e soprattutto al mandante dell’uno e dell’altro». La replica dal quartier generale del Pdl non tarda ad arrivare. Il ministro Sandro Bondi contrattacca: «Questo è purtroppo quello che passa oggi il convento della sinistra, con uno dei suoi più autorevoli esponenti che neppure si avvede di essere ormai prigioniero di un mondo di sole parole, vittima di una sorta di coazione a ripetere che lo conduce a ripetere le stesse accuse e gli stessi stilemi propagandistici privi di qualunque fondamento di verità». Per Bondi «D’Alema non si deve stupire perciò se il vero leader dell’opposizione finisce per diventare Di Pietro, che ripete in forma lievemente più grossolana gli stessi concetti dei leader del Pd». Ma nel Pd anche Pierluigi Bersani la pensa come D’Alema: «Abbassare i toni? Il difetto sta nel manico: abbiamo un governo e un presidente del Consiglio che non sono in grado di dare un tratto di sobrietà, di serietà e di civismo alle conduzione delle cose del Paese» ma si esercitano in «episodi gravissimi» come «la  ritorsione personale al direttore di un giornale». Una situazione «che ha quell’origine e che certo non ce ne risparmierà altre».