Sì, no, ni. Tra i sindaci delle grandi città continua il balletto delle opinioni sulle ronde. Ma intanto oggi, con l’entrata in vigore del pacchetto - sicurezza, il Viminale toglie il velo anche al decreto attuativo che dirà con chiarezza chi e come può svolgere il servizio di controllo volontario del territorio. Qualcosa è già filtrato nei giorni scorsi: ci si muove in gruppetti da tre, l’età minima è di 18 anni (e non più 25, come annunciato ieri dal ministro Maroni), niente armi, nessuna appartenenza politica. A poche ore dal provvedimento lanciano l’ultimo grido d’allarme anche i sindacati delle forze dell’ordine e della polizia municipale: «Le ronde non servono, investite su di noi». A dare il tono alla giornata sono Milano, Roma e Napoli. Nella città ambrosiana la tensione dei giorni scorsi si è sciolta: il Viminale introdurrà nel regolamento una clausola che permetterà di mantenere in vigore i contratti (onerosi) già stipulati, che la giunta aveva congelato perché la nuova norma non permette finanziamenti ai volontari della sicurezza. In questo modo torneranno subito operativi i poliziotti in pensione e i City angels. Lo annunciano il sindaco Letizia Moratti e il suo vice, Riccardo De Corato. A Roma, invece, il primo cittadino Gianni Alemanno continua a contestare l’utilizzo del termine «ronde», che non gli è mai piaciuto, e a battere la 'via capitolina' alla sicurezza, che unisca al controllo l’azione sociale. Nei suoi confronti, in un’intervista al Corriere, Maroni è stato molto duro: si fa, questo il senso delle sue parole, come dice il decreto. Ma al termine della riunione con il prefetto Giuseppe Pecoraro sui danni della movida romana, Alemanno ribatte: «Rifiuto il termine ronde, è dispregiativo. Nella legge si parla di osservatori volontari». Questo non vuol dire, sottolinea con ironia il titolare del Viminale, che ne rifiuta l’uso. Il sindaco, invece, cita esperienze 'soft' già vive nella città, ad esempio nella comunità ebraica, fa appello, per infoltire il volontariato, ai «cittadini moderati», chiede che nell’attività di controllo non ci siano «intolleranza, xenofobia, estremismo». Ma la polemica terminologica, con il regolamento, potrebbe essere superata. Resterà invece quella più sottile tra Pdl e Lega, con i primi che temono - lo dimostrano alcuni interventi di ieri - la matrice 'padana' della norma. In ogni caso, Roma partirà con le sue associazioni a ottobre: gli ammessi avranno la pettorina gialla e vigileranno sui grandi parchi. A Napoli Rosa Russo Iervolino interviene invece con un no secco. Le ronde sono «inutili e improduttive», e alimentano la cultura del «fai da te perché lo Stato non è capace». L’ex ministro teme l’infiltrazione politica, e in aree a forte rischio ritiene addirittura pericolosa per la loro stessa sicurezza la presenza dei volontari. Ai sindaci fa appello la sinistra radicale, con Paolo Ferrero (Prc - Se), perché non diano seguito alla norma. Mentre per il Pd Debora Serracchiani considera le ronde un «tappabuchi» visto «il taglio di tre miliardi alle forze dell’ordine». Il volto nuovo dei democratici chiede a Berlusconi, piuttosto, «misure ordinarie». Parole che tirano la volata alle lamentele dei sindacati. Ugl, Siulp e Ospol sembrano aver scritto il loro comunicato a tre mani: «Le ronde sono una risposta sbagliata ad un problema reale». I poliziotti invocano risorse e propongono di incentivare gli agenti fuori servizio, le guardie municipali si sentono «sostituite» dai volontari. Ora, comunque, occhio al decreto. Alcune certezze ci sono: minigruppi da tre, nessuna arma o similari (compreso lo spray al peperoncino), non si potranno portare dietro nemmeno cani. Il limite di 25 anni resterebbe - parola del ministro - solo per il capogruppo. I volontari dovranno avere la fedina penale pulita, dichiarare di non assumere droghe e alcool e non essere iscritto a partiti o movimenti politici. Si fanno spazio anche test psicoattitudinali. La pettorina sarà gialla, dunque non c’è spazio per divise ambigue. Le associazioni devono essere iscritte all’albo regionale, non avere fini di lucro né finanziamenti partitici e sindacali. Ai comuni toccherà organizzare i corsi di formazione.