Attualità

LE OBIEZIONI. Altolà dei giuristi: la legge cavallo di Troia per introdurre l'identità di genere in Italia

mercoledì 17 luglio 2013
Ci sono «buone ragioni» per opporsi alla proposta di legge contro l’omofobia. Come per esempio determinare l’incriminazione di tutti coloro che sollecitassero i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il “matrimonio” gay, o che proponessero di escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali.A metterle nero su bianco ha pensato l’associazione Giuristi per la vita, che raggruppa avvocati ed esperti di diritto impegnati sul fronte della tutela della vita e della famiglia. Quello che preoccupa di più i giuristi, in particolare, è l’articolo 1 della proposta di legge (intitolato "Orientamento sessuale e identità di genere"), in cui viene introdotta per la prima volta nel nostro ordinamento giuridico la definizione di «identità di genere» come la «percezione che una persona ha di sé come appartenente al genere femminile o maschile, anche se opposto al proprio sesso biologico». «In questo modo – avverte l’associazione – la volontà individuale finisce per prevalere sulla realtà, per cui non si è uomo o donna secondo il dato oggettivo derivante dalla natura, ma secondo il pensiero soggettivo capace di determinare ciò che si vuole essere». Un vero e proprio «trionfo della teoria del gender», nonché «un’apoteosi dell’ideologia relativista». Tutto ciò con buona pace del principio di certezza del diritto e di oggettività del reato, che «in questo caso – avvertono i giuristi – sarebbe del tutto rimesso ad un criterio d’identificazione meramente soggettivo (una sorta di autocertificazione) non empiricamente valutabile da parte del magistrato».Altro punto pericoloso contenuto nella proposta di legge è quello relativo alla punibilità con la reclusione fino ad un anno e sei mesi di chi incita a commettere o commette atti di discriminazione motivati dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere della vittima. «Questo significa, ad esempio – spiegano i giuristi – che non sarà più lecito sollecitare i parlamentari della Repubblica a non introdurre nella legislazione il "matrimonio" gay, o ad escludere la facoltà di adottare un bambino a coppie omosessuali, né sarà più lecito organizzare una campagna di opinione per contrastare l’approvazione di una legge sul "matrimonio" gay o sull’adozione dei minori agli omosessuali». Le norme che si intendono approvare «rispondono ad una mera prospettiva ideologica», avvertono ancora i giuristi, secondo cui gli omosessuali godono già sul piano legale degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale.