Fumano, bevono alcolici, "giocano"
(d'azzardo), guardano pornografia. Il quadro dei giovanissimi
italiani è allarmante: troppe cattive abitudini e adulti
complici e permissivi. È l'emergenza educativa fotografata
dall'indagine promossa dal Moige con l'Università Sapienza "I
divieti trasgrediti dai nostri figli" presentata questo al Senato. La ricerca, curata da Anna
Maria Giannini, docente della facoltà di Psicologia
dell'Università "Sapienza" di Roma, analizza i principali
comportamenti "a rischio" tra i minori. Il consumo di bevande
alcoliche, si legge nel rapporto, è un fenomeno largamente
diffuso tra i giovani: 2 su 3 dichiarano di aver bevuto almeno
una volta. La percentuale arriva all'86,5% tra gli studenti di
scuola superiore e, tra questi, 1 su 2 afferma di bere
"abitualmente" o perlomeno "in diverse occasioni". Tra i ragazzi di scuola media le percentuali
di trasgressori sono dimezzate (45,6%), ma pur sempre allarmanti.
Anche sul versante della quantità 1 studente di superiori su 4
afferma di aver bevuto, negli ultimi 3 mesi, almeno 4 bicchieri di
alcolici ogni qualvolta se ne sia presentata l'occasione,
legittimando la stessa percentuale di coloro che, nel medesimo arco
temporale, si sono ubriacati almeno una volta. Solo 6 intervistati su
10 conoscono il divieto di vendita alcolici a minori di 18 anni. Non
va meglio sul fronte del fumo: il 40% dichiara di aver provato almeno
una sigaretta. Allarmante il 17,3% degli studenti di scuola superiore
che afferma di averne fumate almeno un pacchetto al giorno e il 53,2%
di studenti di scuola media che affermano di fumare quotidianamente
fino a 5 sigarette. Per il 75% di coloro che hanno provato, la prima
sigaretta è arrivata tra i 12 e i 15 anni. I ragazzini italiani,
inoltre, giocano, e tanto. Negli ultimi 12 mesi tra gli studenti di
scuola superiore 1 su 4 ha giocato almeno una volta presso punti
vendita, mentre tra i più giovani (11-13 anni) la percentuale dei
giocatori scende al 10,3%. Online il dato decresce sino al 16% per
gli studenti delle superiori e al 7,6% per quelli di scuola media.
Sul web e nei punti vendita i giochi più praticati sono le scommesse
sportive (30%). Un aspetto positivo è correlato alla conoscenza
della legge da parte di 8 intervistati su 10. Grave e preoccupante
che 1 giovane su 2 dichiari di non aver mai ricevuto richieste di
verifica dell'età da parte del personale del punto gioco; su
Internet questa istanza manca del tutto nel 20% dei casi. Infine la pornografia: gli studenti più
giovani si differenziano in maniera evidente da quelli più
grandi. In valori percentuali la visione di immagini porno, che
nei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni si attesta al 32%, è quasi
raddoppiata se prendiamo in considerazione gli studenti di
scuola superiore (58,8%). La stessa tendenza si verifica anche
con i video con percentuali che balzano dal 30,5% tra i più
piccoli al 58,6% dei più grandi. Un exploit correlato
all'età, ma non al sesso degli intervistati, che sono in ogni
caso prevalentemente maschi. La fruizione del porno avviene da
soli o con amici della stessa età, attraverso tablet e
telefonino (40,5% per le immagini, 36% per i filmati) o da casa
attraverso un pc (29,6% per le immagini, 34,5% per i video).
Negli ultimi 12 mesi inoltre circa il 30% degli studenti che
hanno visto immagini o video porno, di entrambi i livelli
scolastici, dichiara di averlo fatto con una certa frequenza
(spesso o molto spesso). "Unitamente al ruolo educativo dei
genitori - commenta la presidente del Moige Maria Rita Munizzi
- la diffusione di questi comportamenti trasgressivi impone
alla società civile, ai fornitori e alle istituzioni una
maggiore responsabilità. Nei settori dove esiste una legge è
necessaria la collaborazione di venditori e provider per
impedire l'acquisto e la fruizione da parte dei minori di
alcol, fumo, giochi con vincite in denaro e pornografia.Il
messaggio forte che emerge dall'indagine è il crollo del
paradigma del "Vietato vietare". Questa idea educativa, per
decenni in voga è smentita dai dati che evidenziano, come
nelle famiglie fondate su regole chiare e decisi "no", i figli
siano meno portati a comportamenti a rischio. Noi genitori
abbiamo bisogno del contributo di tutti e non possiamo essere
lasciati soli in questa importante sfida educativa".