Attualità

Il personaggio. Alfano da pupillo di Berlusconi a leader autonomo

venerdì 21 febbraio 2014
Classe 1970, città natale Agrigento. Da pupillo di Berlusconi, aderì a Forza Italia nell'anno stesso della sua nascita, nel 1994, a voce critica all'interno del centrodestra con un partito tutto suo che decide di sostenere, nonostante il "no" di Silvio, il governo delle larghe intese di Ernico Letta prima e di Matteo Renzi adesso. Una vita in politica la sua. Dopo la laurea in giurisprudenza alla Cattolica di Milano il ritorno nella sua Sicilia, la militanza nel Movimento giovanile della Dc, poi l'adesione convinta in Fi. La prima candidatura risale al 1996, alle regionali, nel collegio di Agrigento. Nel 2000 diventa capogruppo ma l'anno dopo è già in Parlamento. Nel 2005 diventa segretario regionale di Fi, al posto di Gianfranco Micciché guidando la corrente maggioritaria alleata con l'allora presidente Salvatore Cuffaro. Nel 2006 e nel 2008 viene rieletto alla Camera. Viene considerato uno dei giovani emergenti del partito: la sua ascesa prosegue con il primo incarico da ministro, nel 2008. Con i suoi 37 anni è il ministro della Giustizia più giovane d'Italia. Tra i suoi primi provvedimenti il cosidetto "lodo Alfano" la legge, unica nel panorama europeo e in seguito dichiarata illegittima dalla Corte costizuionale, che prevede la sospensione dei processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato (i presidenti della Repubblica, delle due Camere e del Consiglio dei ministri). Nel 2011, alla fine di una stagione burrascosa per il Pdl, con l'uscita dal partito prima e dalla maggioranza poi di Gianfranco Fini, Berlusconi lo nomina segretario politico del partito, carica inventata proprio per lui visto che sino a quel momento esisteva solo quella di presidente. Il 18 aprile del 2013 viene nominato ministro dell'Interno e vicepresidente del governo Enrico Letta, governo di larghe intese nato dopo la "non vittoria" del Pd alle politiche. Alla fine di settembre il governo rischia di saltare: tutti i ministri del Pdl si dimettono per via dello scontro politico in corso sulla decadenza di Berlusconi da senatore. Alfano guida il gruppo delle colombe che convince il Cavaliere a non votare la sfiducia. Si va avanti, ma l'equilibrio interno al partito ormai è saltato. Nel novembre 2013 si consuma la scissione e la nascita dei gruppi parlamentari autonomi al Senato e alla Camera. Alfano diventa così il leader di un nuovo soggetto politico, il Nuovo centrodestra, alleato del Pd. Contro l'ex delfino si scaglia a più riprese il Cavaliere, che lo avverte - "farai la fine di Fini e Casini" gli dice - e lo definisce un "utile idiota". Con Renzi il dialogo parte in salita ma basta una settimana di trattative per arrivare alla quadratura del cerchio. La base di partenza restino le larghe intese è il monito di Alfano che si vede costretto però ad un passo indietro: non sarà vicepremier ma solo ministro dell'Interno.
 
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