"Gli italiani sono stanchi di essere insolentiti da orde di vu cumprà, dobbiamo radere al suolo la contraffazione".
Il ministro dell'Interno Angelino Alfano
ha presentato la direttiva "spiagge sicure", datata 8 agosto, con cui chiede a prefetti e questori di rafforzare i controlli contro l'abusivismo sulle spiagge e
attacca l'ultimo e più debole anello della catena, le migliaia di migranti che riempiono litorali e piazze delle città con milioni di prodotti falsi. L'obiettivo di Alfano, sono parole sue, è anche quello di restituire, la "serenità agli italiani in ferie".
Non tutti però ritengono che di questi tempi la serenità degli italiani sia in primo luogo turbata dai venditori sul lungomare. Né che la grande industria della contraffazione del made in Italy, soprattutto di lusso, affindi le proprie sorti agli immigrati con una o due sacche sulle spalle. E tra i primi a dirsi perplesso dalle dichiarazioni di Alfano c'è pure un sottosegretario.
"Sono rimasto sorpreso dalle parole utilizzate dal ministro Alfano, con le quali stigmatizzava i venditori ambulanti sulle spiagge, chiamandoli con epiteti
ormai tramontati - dice il
sottosegretario agli Esteri, Mario Giro -. Con fatica siamo riusciti in questi anni a modificare il linguaggio e la percezione degli italiani sui lavoratori stranieri e non credo che sia il caso di recedere".
Giro poi sottolinea: "In questi anni abbiamo assistito a decine
di casi di bagnanti a difesa degli ambulanti: gli italiani sanno
bene cosa minaccia la loro sicurezza e cosa no. Se poi si vuole
contrastare il mercato della contraffazione, non consiglierei di
partire dall'ultimo anello della catena. Ho stima per il
ministro Alfano che ho sentito parlare dei morti di Lampedusa
con accenti sinceri ed emozionati. Sono rimasto perciò deluso da
queste sue affermazioni. Per competenza - conclude - mi occupo
degli italiani all'estero e ascolto spesso parole su come si
devono trattare e chiamare gli stranieri".
"Alfano ha usato termini che pensavamo desueti e passati", osserva anche
Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana. "Abusivismo e lavoro irregolare sono un problema", ma "in un contesto molto più complesso e le responsabilità vanno oltre il semplice venditore. Questa è un’operazione di maquillage".
Anche il
presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, non apprezza i toni usati dal ministro dell'Interno: " Colpisce l'uso di un termine
dispregiativo come vu cumprà , che certo non favorisce una corretta visione
delle cose e tanto meno la soluzione di un problema". "In realtà - aggiunge Impagliazzo - le vere questioni all'ordine del giorno in tema di legalità appaiono oggi il risorgente antisemitismo, il razzismo mai sopito e i tanti
episodi di intolleranza che purtroppo si manifestano anche in
queste settimane". E invece "prefetti, Guardia di Finanza, Forze
dell'ordine - dice Impagliazzo - vengono arruolati dal ministro
per combattere senza quartiere un'emergenza che non esiste. La vera sicurezza per italiani e immigrati sta in una solida politica di integrazione".