Il governo offre ad Alcoa l'impegno ottenuto in sede Ue per un esame prioritario del dossier italiano a Bruxelles. Il premier, Silvio Berlusconi, telefona personalmente a Manuel Barroso dopo aver rivolto un invito alla multinazionale Usa dell'alluminio a non abbandonare l'Italia. Ma dopo i primi spiragli arrivati in serata la società chiede una garanzia ancora più puntuale e date più certe e ravvicinate rispetto al 22 marzo (scadenza per la conversione in legge del decreto che riduzione dei costi energetici) indicato in un primo tempo. Quasi quattro ore ore di pausa e di contatti con il quartier generale a Pittsburgh però non bastano a trovare un compromesso e alla fine l'unica concessione che arriva da Alcoa è la disponibilità a un nuovo tavolo i prossimo 8 febbraio dopo una missione dell'a.d della divisione italiana, Giuseppe Toia, negli Usa."Il governo ha ribadito che non intende tollerare una chiusura degli impianti prima dell'8 febbraio" riferisce al termine dell'incontro il sottosegretario allo sviluppo Economico, Stefano Saglia aggiungendo che "la posizione del governo è molto dura". Anche Letta, sottolinea Saglia, "ha detto con chiarezza che la situazione deve essere risolta" e che a fronte di una serie di impegni presi in sede europea "non c'è alcuna ragione perchè l'azienda chiuda". E dopo del caso parla anche il ministro allo Sviluppo Claudio Scajola: "Una cosa deve essere chiara - dice - il governo non permetterà una decisione unilaterale. Alcoa si prenderà tutte le conseguenze di una scelta improvvida".
Oggi la protesta degli operai Fiat. «Adesione totale» a Termini Imerese, del «50% con punte del 70%» a Mirafiori. Sono i dati diffusi dal sindacato dei metalmeccanici Fiom in merito allo sciopero di quattro ore per turno nello stabilimento Fiat di Termini Imerese, indetto dai sindacati contro la chiusura dell'unità produttiva siciliana e il piano industriale messo a punto dal Lingotto. Lo sciopero «sta andando bene», ha commentato il leader della Cgil, Guglielmo Epifani. «Lo stabilimento Fiat di Termini Imerese non può chiudere e noi faremo di tutto per impedirne la chiusura», ha detto Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom Cgil, parlando ai lavoratori davanti ai canceli della fabbrica. «I lavoratori della Fiat», ha sottolineato il segretario della Fiom torinese, Giorgio Eraudo, « non sono soddisfatti del piano presentato dall'azienda perché non garantisce il futuro degli stabilimenti, a cominciare da Termini, ma anche di Mirafiori».Per gli stabilimenti di Pomigliano e Avellino era invece prevista un'iniziativa nel municipio di Pomigliano, in quanto «qui i lavoratori sono tutti in cassa integrazione», come ha spiegato il segretario regionale della Uilm, Giovanni Sgambati. «Invece dello sciopero abbiamo fatto un'iniziativa in municipio organizzata da Fiom, Fim, Uilm, Ugl. È molto positivo che tutti i sindacati trovano la capacità di stare insieme perché è importante difendere la realtà meridionale di Fiat». I lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese (Milano) hanno organizzato un presidio di protesta fuori dalla sede della Regione Lombardia. Alta l'adesione allo sciopero promosso dall'Ugl Metalmeccanici nell'indotto dell'Fma di Pratola Serra. Negli stabilimenti Fma di Pratola Serra e di Pomigliano, dove attualmente la produzione è ferma, lo sciopero è stato rinviato alla prima giornata utile di lavoro.
Scajola interviene anche su Termini: «Ci sono ancora speranze». Il governo ritiene che si siano ancora margini di manovra affinché la Fiat resti a Termini Imerese. Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola. «A parere del governo c’è spazio anche per Termini Imerese, ma se Fiat insisterà e deciderà di chiudere abbiamo individuato un tavolo anche con il contributo positivo dell’azienda per valutare le soluzioni per un diverso destino del polo industriale che non deve essere chiuso perché è fondamentale per la Sicilia e per l’Italia», ha aggiunto il ministro. Per quanto riguarda gli incentivi, Scajola ha affermato che «non è possibile andare avanti in maniera disarmonica con l'Europa. Nel 2009 abbiamo dato incentivi sostanziosi, ora stiamo valutando se gli incentivi all'auto sono ancora utili o distorsivi del mercato».