Alatri. Addio a Emanuele, picchiato a morte. Il vescovo: la violenza non va tollerata
La bara bianca di Emanuele Morganti (Ansa)
La bara bianca portata a spalla dagli amici, dalla casa dove Emanuele abitava con i genitori, il fratello e la sorella, fino alla vicina chiesa di Maria Santissima del Rosario, a Tecchiena Castello, frazione di Alatri. Un applauso interminabile lungo i quattrocento metri del tragitto, adorno di palloncini colorati e striscioni con ritratto il viso sorridente di Emanuele. E poi ancora ad accompagnare il momento in cui la bara è stata adagiata ai piedi dell’altare, in quella chiesa dove il giovane era cresciuto e dove tornava appena possibile, per dare una mano al parroco don Renzo in qualche lavoretto di abbellimento o agli amici del comitato per le varie feste.
Così, in un clima di grande commozione, è iniziata la cerimonia funebre di Emanuele Morganti, 20 anni, morto dopo essere stato picchiato selvaggiamente e finito con un colpo di sbarra metallica alla testa da un gruppo di giovani, due dei quali si trovano ora in carcere, all’uscita da una discoteca nel centro di Alatri.
Il rito funebre è stato presieduto da Lorenzo Loppa, vescovo di Anagni-Alatri. “Dobbiamo sentire Dio vicino anche in questo momento – ha detto tra l’altro il presule dopo la lettura del brano evangelico della resurrezione di Lazzaro – Ripetere: credo in te Signore, nel tuo amore, nella forza straordinaria della tua Pasqua, in te che ci ami fino alle lacrime e non vuoi essere derubato dei tuoi amici, crediamo nonostante la ferocia, atroce, brutale, disumana che ha portato via Emanuele. I motivi della violenza possono essere diversi, anche i più futili. Ma episodi come questo vengono da lontano, perché i pozzi della convivenza umana sono inquinati”.
Monsignor Loppa non ha poi risparmiato la chiamata in causa delle istituzioni e delle agenzie educative, spesso lente, quando non del tutto assenti “Come seguiamo gli adolescenti nei tornanti difficili della vita? Come li accompagniamo nella scoperta della vocazione?. Siamo interpellati sulla nostra capacità di amare”, ha aggiunto il vescovo, prima di concludere richiamando tre punti essenziali: “Nessuna tolleranza contro forme verbali e di comportamento o espressioni mediatiche aggressive e violente. La non violenza come stile di vita: in questo impariamo da Gesù. E chiediamoci infine: quali tombe vogliamo scoperchiare? Solo quelle dei cimiteri?”.