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Online. Pedopornografia tra minori. Il pedagogista: insegnare la capacità critica

Luciano Moia sabato 22 giugno 2019

L'indagine è scattata grazie alla denuncia di una mamma catanese, allarmata dopo avere visto sullo smartphone del figlio adolescente immagini erotiche di minori pubblicate da due gruppi Whatsapp. La donna si è rivolta subito al Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Catania che ha esaminato il cellulare del ragazzino. Attraverso quelle due chat è stato così possibile fare luce su un vasto giro di immagini e video a carattere pedopornografico nel quale sarebbero coinvolte circa 300 persone.
Nell'indagine, sfociata in numerose perquisizioni domiciliari in diverse regioni italiane, sono indagate fino ad ora 51 persone, trenta delle quali minorenni. L'accusa nei loro confronti è di detenzione e divulgazione di
pornografia minorile on-line. Solo nel 2018 sono state condotte 677 indagini dalla polizia postale contro la pedopornografia su Internet. 6 milioni di foto e oltre 100mila video sono stati segnalati già nel 2019 dall'associazione Meter alla polizia postale.


Cancelliamo la parola 'individuo' e la parola 'bisogni', sostituendole con 'persona' e con 'relazioni'. Un’operazione urgente perché la nostra società dev'essere investita da una vasta operazione di alfabetizzazione pedagogica. Solo così sarà possibile ridisegnare un orizzonte di senso per i nostri adolescenti smarriti e dipendenti. Parola di Vittore Mariani, pedagogista, docente della Facoltà di Scienze della formazione e membro del direttivo del Centro studi e ricerche della Cattolica su disabilità e marginalità. Mariani è tra l’altro autore del saggio 'Adolescenti' (Ancora).

I dati che arrivano dalla neuropsichiatria dicono che negli ultimi quattro anni i ricoveri dei minori per disturbi psichiatrici gravi sono aumentato del 21 per cento. Perché tanta fragilità? La fragilità è insita nella condizione adolescenziale. Educazione è progettare contesti di accoglienza in cui una persona possa sentirsi accolta, riconosciuta, valorizzata, personalizzando, in una proposta di dinamica promozione integrale della persona. Senza educazione ed educatori, l’adolescente si perde in una confusione esistenziale senza senso e il passaggio a situazioni di disagio esistenziale è di conseguenza dietro l’angolo con la punta dell’iceberg in fenomeni quali bullismo, gioco d’azzardo, alcolismo, uso e abuso di droghe e psicofarmaci, anoressia e bulimia, suicidi e tentati suicidi.

Che strumenti abbiamo per correre ai ripari? Occorre ripartire dalla pedagogia, con un progetto con la persona umana, per un essere comunitario promuovendo il potenziale umano, dall’adolescenza verso la fase giovanile caratterizzata dalla scelta di valori, impegni, progetti, nella coscienza di essere nella polis. Ci vuole un lucido progetto comunitario che si traduce in un ripensamento metodologico di fini, metodi, luoghi e tempi dell’educare. Necessita uno sguardo pedagogico, verso la libertà responsabile creativa, che scorge sempre la speranza e che rinnova la cultura della vita, oltre la cultura di morte, insensata e tragica, per cui la vita vale se risponde a determinati canoni di presunta qualità.

Crisi del ruolo del padre, famiglie che si disgregano, agenzie educative in crisi o comunque contestate. Da dove si può cominciare a ricostruire? Necessita rinnovare pedagogicamente le realtà educative, cioè ripensarle nello sguardo pedagogico. Ad esempio, la famiglia è chiamata a rilanciarsi come realtà accogliente per eccellenza, incondizionatamente, oltre le aspettative e i ricatti affettivi degli stessi genitori, oltre i fallimenti scolastici e/o sentimentali dei figli adolescenti, contesto esperienziale davvero del perdono e della riconciliazione.

Papa Francesco nella Christus Vivit esorta i giovani di non 'farsi rubare la speranza'. Ma quale potrebbe essere un 'nuovo orizzonte' capace di attirare l’impegno giovanile? Penso che questo sia il tempo di una nuova alfabetizzazione, fondata sull’esercizio continuo della capacità critica in un orizzonte valoriale e di senso. Il cambiamento del vocabolario è non solo nel mondo della cultura, ma anche nella comunicazione della vita di tutti i giorni, scegliere e utilizzare parole che favoriscono una mentalità di condivisione, una rinnovata cultura del dono. Solo per fare un esempio lampante e provocatorio: il motto della seconda parte del ventesimo secolo e di questo primo scorcio del terzo millennio è 'l’individuo e i suoi bisogni', ma, come ci ricorda un poeta indiano, il mondo dei bisogni genera gelosia, malizia, barriere e allargamento di sé a svantaggio degli altri. Occorre abolire le parole 'individuo' e 'bisogni' e sostituirle con 'persona' e 'relazioni'. Di papa Francesco voglio perciò sottolineare la seguente affermazione che risponde all’esigenza prioritaria anche oggi degli adolescenti: «Si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori» (Evangelii gaudium, n.64).