Ricerca Fai Cisl. Agroalimentare, gli immigrati fanno vincere il made in Italy
Brunetta e Sbarra in piedi durante il minuto di silenzio
«Di fronte a questa tragedia le parole sono inutili, quello che posso dire è che il Cnel intende presentare un ddl organico su sicurezza e salute nei posti di lavoro in assemblea in autunno». Lo dice il presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro Renato Brunetta, aprendo il convegno Made in Immigritaly - Terre, colture, culture con un minuto di silenzio per le vittime di Suviana (Bologna).
In agricoltura gli stranieri occupati nel settore sono quasi 362mila e coprono circa il 31,7% delle giornate di lavoro registrate. Eppure, affermano i curatori della ricerca della Fai Cisl, di questa realtà si parla raramente e il lavoro degli immigrati nelle filiere dell’agroindustria nazionale rimane in gran parte invisibile. «Il settore agroalimentare – spiega Brunetta - è ricco di eccellenze di cui andiamo fieri. Ma dietro l'eccellenza del made in Italy c'è la cattiva coscienza sul ruolo degli immigrati». Nella prima parte della ricerca, si analizzano i rapporti tra migrazione e agro-industria italiana adottando una prospettiva interdisciplinare. Nella seconda parte, sono presentati invece nove casi studio territoriali effettuati in otto regioni italiane. Infine, la terza parte trae le conclusioni di questa mappa delle forme d’impiego degli immigrati nel comparto del cibo made in Italy e propone raccomandazioni politiche per la regolamentazione, la tutela e il riconoscimento di un fenomeno destinato a crescere.
Tra i curatori della ricerca anche Maurizio Ambrosini, che sottolinea come «per gli immigrati il passaggio alla cittadinanza economica, anche dove è stata faticosamente conquistata, a una cittadinanza sociale e politica compiuta, rimane ancora irrisolto».
«Come Cisl – dichiara il segretario generale Luigi Sbarra - pensiamo che andrebbe costruita una Dublino 2 con sistema comune europeo che garantisca accoglienza, sicurezza, convivenza e integrazione con canali di ingresso regolari».
«I dati, le analisi e le storie raccolte restituiscono – afferma Onofrio Rota, segretario generale della Fai-Cisl – uno spaccato di vita quotidiana di quei lavoratori e lavoratici di origine straniera che ogni giorno contribuiscono alla crescita del nostro Pil, con un agroalimentare italiano che nel 2023 ha superato 600 miliardi di fatturato e 64 miliardi di export».
Infine anche il ministro Francesco Lollobrigida rimarca che «abbiamo grande bisogno di forza lavoro e questo governo è riuscito ad aumentare le quote di flussi di lavoratori immigrati, in particolare in agricoltura. Avremo 456mila immigrati lavoratori che arriveranno in Italia regolarmente, ma la formazione è fondamentale».