Da un fatto di cronaca destinato a passare quasi inosservato (l'aggressione ad alcune prostitute e trans di Verona, colpite da alcuni giovani sconosciuti con pallini di gomma sparati da fucili ad aria compressa) è nato un appello insolito. Per una lezione di vita.Ai giovani che hanno «pensato di divertirsi» trasformandosi in balordi giustizieri della notte, si rivolge la Comunità Papa Giovanni XXXIII, da sempre impegnata contro lo sfruttamento che si consuma sulla strada, anche all'ombra dell'Arena: «Venite con noi a conoscere la realtà di chi si prostituisce».L'aggressione «è frutto di una cultura che vede le persone sfruttate ai fini di prostituzione come delle non-persone, strumenti da sfruttare e da acquistare, e ora anche da colpire per ammazzare la noia», commenta Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. «Suggeriamo che per questi giovani sia prevista una pena rieducativa – prosegue –: vengano con i nostri volontari delle Unità di strada che ogni settimana vanno da queste ragazze e da questi trans, non per colpirli ma per incontrarli e offrire loro una via di uscita. Scopriranno che sono ragazze e ragazzi come loro, solo provenienti da paesi poveri. Giovani che hanno un nome, una famiglia che hanno dovuto lasciare, una storia di violenza e sfruttamento alle spalle, a volte un figlio da mantenere, il sogno di un lavoro e un progetto di vita che si è infranto sui marciapiedi delle nostre città».
È improbabile che gli autori di quella che è molto più di una bravata si palesino, rispondendo all'appello. Quello che conta è che il messaggio arrivi, a loro come a possibili emulatori. E che certi fatti non si ripetano.
«Proponiamo alle istituzioni
veronesi – conclude Ramonda – di unire le forze per definire un piano che
punti a sradicare la piaga della prostituzione agendo su tre fronti: aiuto
alle vittime dello sfruttamento, lotta agli sfruttatori, contrasto nei
confronti dei clienti che sono i principali finanziatori del racket e la vera
causa di questo fenomeno».