Attualità

Rapporto Amref. Poca Africa nei media italiani, ma lo sport batte i luoghi comuni

Paolo Lambruschi mercoledì 25 maggio 2022

Vanessa Djiogap, Pallamano Cellini Padova

Lo sport è la strada che potrebbe allargare lo sguardo sull’Africa dei media italiani. Dove la situazione, stando al rapporto curato da Amref e dall'Osservatorio di Pavia "Africa MEDIAta" è in leggero miglioramento, ma molto distante dagli standard europei di informazione. Sui sei quotidiani italiani presi in esame da marzo 2021 a febbraio 2022, sulle prime pagine l'Africa è apparsa in media, ogni mese, 16 volte. È Avvenire il quotidiano che le ha dedicato il maggior numero di notizie (277) seguito dalla Stampa.

Secondo Giuseppe Milazzo dell'Osservatorio di Pavia, «in due terzi dei casi le notizie erano sui migranti africani che vivono o transitano in Italia. Solo un terzo era invece dedicato ad avvenimenti che hanno avuto luogo in Africa ("Africa là", ndr), nella stragrande maggioranza dei casi in associazione a temi che alimentano "l'afro pessimismo", come guerre e conflitti».

Libia ed Egitto per le notizie sugli sbarchi e i casi Regeni e Zaki sono i due paesi più rappresentati per le ricadute politiche e la prossimità. Quindi l’Etiopia per la guerra in Tigrai, la Tunisia sempre per le questioni migratorie, la Repubblica democratica del Congo per l’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio e infine il Sudafrica per la scoperta della variante Omicron. Quasi tutte le notizie hanno un taglio neutrale (87%), quasi il 10% ha un tono allarmistico.

L'atleta Ami Lasu - Isaac Buay / Amref

Nei tg in prima serata l’analisi rileva che il grande continente a sud compaia solo nel 3,4% del totale dei titoli, con una netta prevalenza (il 67%) della narrazione eurocentrica e la conclusione che nel mezzo di informazione più usato dal pubblico italico "al di fuori delle condizioni di prossimità ed emergenzialità il silenzio sull’Africa è quasi assoluto". «Ancora intorno allo zero virgola, inoltre, la percentuale di persone africane e afrodiscendenti intervistate – ha aggiunto Milazzo –, prova della marginalità che caratterizza ancora la presenza di questi temi sui media». Nemmeno nei programmi tv di approfondimento e nei talk show le cose vanno meglio: su 90 programmi è stato rilevato in media un riferimento all’Africa ogni 63 ore di programmazione.

Una marginalità incorniciata in stereotipi, come quello dell’Africa come unica entità omogenea, come luogo affascinante, ma pericoloso o come luogo senza progresso e solo dilaniato da guerre e violenza.

Lo studio individua segnali positivi dallo sport. Il racconto sportivo delle Olimpiadi e della Coppa d’Africa di calcio e dei calciatori di origine africana in Italia risulta privo di luoghi comuni. Il Coni a partire dal rapporto di Amref ha patrocinato la campagna in onda su Rai e La7 "Non serve un campione, per battere gli stereotipi".

«Sono gli sportivi italiani con discendenza africana i migliori portabandiera della lotta contro il razzismo e l'afrofobia», ha dichiarato il presidente del Coni Giovanni Malagò.

E pensando ai ragazzi senza cittadinanza la presidente di Amref Italia Paola Crestani lancia un appello: «La lezione dello sport è che chiunque viene accolto poi arricchisce la comunità, una dimostrazione di come l'accoglienza sia un bene per tutti e non solo per la persona che la riceve. Un concetto, questo, che però a livello istituzionale deve essere ancora valorizzato visto che circa un milione di ragazzi di origine straniera che studiano nel nostro Paese non hanno ancora la cittadinanza. Serve un'inclusione legale, è ora che si trovi una legge che possa garantirla».