«Si è andati oltre i principi di legge ma soprattutto contro il diritto di ogni bambino di crescere tra le braccia di un papà e una mamma, quelli che lo hanno generato, o un’altra coppia genitoriale, maschio e femmina, che sostituiscano temporaneamente i genitori naturali finché ce n’è bisogno». È il commento di Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII alla notizia diffusa dal Corriere della sera sulla decisione del Tribunale dei minori di Bologna di affidare ad una coppia gay una minore di 3 anni e mezzo.
«La legge 149 del 2001, conquistata dopo decenni di battaglie per togliere i minori dagli istituti e dare loro una vera famiglia sostitutiva – continua Ramonda – stabilisce all’articolo 2 che “il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola”. Perché dunque ricorrere ad una coppia gay, quando ci sono tante famiglie che si rendono disponibili e si preparano con cura e dedizione ad accogliere questi minori in difficoltà?»
«Non vogliamo discriminare le persone a cui la bimba è stata data in affido – conclude Ramonda – ma affermare con forza che va messo sempre al centro il diritto di ogni bambino di crescere in una vera famiglia, come affermato dalle più elementari leggi della pedagogia e della psicologia, mentre non esiste un diritto degli adulti ad avere un figlio».