Addis Abeba. Aereo caduto in Etiopia: 8 vittime italiane. Boeing 737 Max sotto accusa
È il giorno del lutto e della necessità di prendere precauzioni. Cina, Etiopia, Mongolia e Indonesia hanno deciso di bloccare a terra tutti i velivoli Boeing 737 max dopo il disastro aereo di Addis Abeba in cui hanno perso la vita tutte le 157 persone a bordo. In Italia il Palazzo della Farnesina oggi è con le bandiere a mezz'asta: si tratta di un omaggio alle vittime del disastro aereo.
La tv etiope di Stato ha reso noto che è stata trovata la scatola aerea del Boeing 737 Max 8.
Il Boeing 737 della compagnia Ethiopian Airlines è precipitato domenica mattina 6 minuti dopo il decollo: a bordo c’erano anche 8 italiani. Motivo per cui la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta.
L’aereo era partito da Addis Abeba, in Etiopia, alle 8,38 ora locale ed era diretto a Nairobi, in Kenya: a bordo c’erano 149 passeggeri e 8 membri dell’equipaggio.
Secondo il direttore della comunicazione della compagnia aerea, le persone a bordo erano di almeno 33 nazionalità diverse.
Il CEO di Ethiopian Airlines, Tewolde GebreMariam, ha detto che il pilota aveva detto di avere problemi tecnici e aveva chiesto il permesso di tornare indietro poco dopo il decollo; ha aggiunto che aveva volato durante la sua carriera per un totale di oltre ottomila ore e che era un pilota «eccellente». GebreMariam, che ha visitato il luogo dell’incidente, ha riferito anche che è troppo presto per capire se l’aereo sia caduto o se abbia tentato un atterraggio di emergenza.
PERCHÉ IN CINA, INDONESIA, ETIOPIA E MONGOLIA I BOEING 737 RESTANO A TERRA?
Ethiopian Airlines ha deciso di fermare i Boeing 737 max 8 dopo il disastro aereo accaduto in Etiopia. Anche la Cina ha sospeso l'uso dei velivoli di quel tipo: è stato l'ente per l'aviazione civile cinese, la Civil Aviation Administration of China a decidere di lasciare a terra, a partire da oggi tutti i Boeing 737 Max 8 della compagnie aeree cinesi. Stessa decisione per Indonesia e Mongolia.
La Boeing dichiara di lavorare a stretto contatto con le autorità per comprendere i motivi della tragedia aerea di Addis Abeba, la seconda che ha coinvolto in pochi mesi un Boeing 737 Max 8, dopo quella avvenuta a ottobre scorso a un volo della Lion Air.
In una nota citata dal tabloid cinese Global Times su Twitter, il gruppo costruttore di aeromobili dichiara di stare prendendo "ogni misura per comprendere appieno tutti gli aspetti di questo incidente" e di lavorare a stretto contatto le indagini e con le autorità competenti. "La sicurezza è la nostra priorità", scrive Boeing nella nota.
"Le indagini sono in fase iniziale", prosegue il gruppo nella nota inviata al tabloid di Pechino, "ma a questo punto, in base alle informazioni disponibili, non abbiamo basi per emettere nuove linee guida per gli operatori".
EASA: PRESTO PER FORNIRE INDICAZIONI ALLE COMPAGNIE AEREE, NESSUN BLOCCO AEREO
L'Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA) sta "monitorando da vicino" la situazione dopo l'incidente aereo che ha coinvolto un aereo Boeing 737 Max 8 della Ethiopian Airlines.
Lo ha riportato l'agenzia Bloomberg citando uno dei portavoce: "È troppo presto per fornire indicazioni alle compagnie europee, o per agire. L'Easa è in contatto con l'autorità americana Federal Aviation Administration (Faa) e con le autorità etiopi".
PAPA FRANCESCO: PREGO PER LE VITTIME E PER I FAMILIARI
"Avendo appreso con tristezza del disastro aereo della Ethiopian Airlines, Sua Santità Papa Francesco prega per le vittime di varie nazionalità e raccomanda le loro anime alla pietà del Signore".
È quanto si legge in un telegramma inviato dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, per le vittime dell'incidente aereo in Etiopia dove sono decedute 157 persone di cui otto italiani. "Papa Francesco porge le più sentite condoglianze alle famiglie delle vittime e, per chi piange queste tragiche perdite, invoca la benedizione divina affinché dia forza e consolazione", si legge ancora.
IL CORDOGLIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELL'ONU
"È un giorno triste per la nostra organizzazione. Il terribile incidente aereo in Etiopia ha tolto la vita a tutti coloro che erano a bordo, tra cui almeno 21 nostri colleghi Onu, secondo le ultime informazioni": lo ha detto il segretario generale, Antonio Guterres. "I nostri colleghi caduti erano donne e uomini, professionisti giovani e funzionari esperti, da tutti gli angoli del globo - ha aggiunto -. Avevano una cosa in comune, lo spirito di servire la gente nel mondo e renderlo un posto migliore per tutti".
CHI SONO LE VITTIME DEL DISASTRO AEREO
Tra le vittime italiane c’era Sebastiano Tusa, archeologo e assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia, che stava andando in Kenya per un progetto dell’UNESCO. Tre erano volontari di Africa tremila, una ONLUS con sede a Bergamo, ha confermato il sindaco della città Giorgio Gori: sono il presidente Carlo Spini, la moglie Gabriella Vigiani (I coniugi "missionari" morti in Etiopia, di Giacomo Gambassi) e il tesoriere Matteo Ravasio. Sull'aereo c’era poi Paolo Dieci, tra i fondatori della ong Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli e presidente di Rete Link, un raggruppamento di organizzazioni di cooperazione internazionale. 56 anni, sposato e padre di tre figli, aveva fatto della cooperazione internazionale la sua vita. Aveva scritto una lettera aperta scritta ad Avvenire con una fatidica domanda: serve ancora la cooperazione internazionale. E se sì, perché?
LA LETTERA APERTA DI PAOLO DIECI AD AVVENIRE: MORTO NELL'INCIDENTE AEREO DI ADDIS ABEBA