Rimini. Adesso Azzardopoli punta su «slot e pupe»
Dopo un certo numero di partite, Skyfall smette di fare la slot machine. Si torna all’antico: sullo schermo al plasma incrociano stuka e dirigibili, che tu devi buttare giù con l’antiaerea. «Lo facciamo per offrire vero intrattenimento, attraverso un gioco d’abilità. Inoltre, ogni venti minuti l’apparecchio si blocca per un tot, sempre allo scopo di evitare il gioco compulsivo». Il dirigente di Nazionale Elettronica, una delle società che producono apparecchiature per l’azzardo, ha un tono talmente serio che per un istante pensi di essere capitato in un laboratorio sociale. Ti risvegliano le procaci vallette di Betaland, così parche nel vestire, ma ormai hai capito che ad Enada, la Fiera del gioco d’azzardo di Rimini, quest’anno la parola d’ordine è 'intrattenimento'. Una nouvelle vague che pervade il mondo dei giochi.
Quelli d’azzardo, d’abilità, con e senza vincita in denaro, pure le attrazioni 'ticket redemption' che dispensano premi da centesimi di euro ai piccoli e non si sa bene se considerarle le pronipoti del vecchio flipper, che regalava ai più bravi una pallina in più e ti cambiava la domenica pomeriggio, oppure un moderno Omino di burro, il cocchiere che conduceva Lucignolo e Pinocchio nei Paese dei Balocchi. «Noi siamo per il gioco regolamentato, abbiamo chiesto di ridurre il numero delle Awp (le cosiddette 'new slot, ndr) nei bar e siamo per la trasparenza delle Vlt»: macchinette da un euro contro le Ferrari del settore, capaci di ingurgitare migliaia di euro a colpi di banconote. Raffaele Curcio fa il suo mestiere, che non è solo quello di riunire nella Fiera di Rimini il top di Azzardopoli e mescolarlo con disinvoltura a giochi di ruolo virtuali e giostrine dotate di touch screen.
Il presidente della Sapar (Servizi apparecchi per le pubbliche attrazioni ricreative) difende gli interessi di un comparto che produce un giro d’affari da 96 miliardi e che si regge soprattutto su 380.000 slot (25 miliardi di incasso) e 53.000 vlt (23 miliardi). La sua missione è rompere l’assedio di Azzardopoli – «la demomizzazione del gioco legale» dice lui - e la valorizzazione dell’homo ludensva in tale direzione.
«Peccato che il legislatore sia poco interessato a valorizzare l’intrattenimento e assimili tutti i giochi sotto le stesse norme» commenta, elencando ciò che fa per rendere 'presentabile' la Fiera dell’azzardo, dai tornei di biliardino alle performances del campione mondiale di flipper. Discorso accattivante, peccato che quest’anno un produttore di scambiamonete per sale gioco abbia allegramente ribattezzato le sue creature 'ticket redemption' dimostrando quanto siano confuse le idee sull’intrattenimento. Sul piano legislativo, infatti, gli apparecchi di 'buon gioco' – comunemente chiamati Comma 7 perché sono disciplinati dal relativo com- ma dell’articolo 110 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 2012 – non debbono condurre ad alcuna forma di vincita in denaro: sono tali, per l’appunto, biliardi e calcio balilla. In alcuni casi, vedi le pesche di abilità che troviamo nelle fiere di paese, può essere previsto un premio ma non deve trattarsi di vincite pecuniarie. Neanche nel caso del ticket redemption: come spiegano Franca Tani e Annalisa Ilari ne 'La spirale del gioco' (edizioni Firenze University Press), «nell’ultimo periodo, gli apparecchi Comma 7 si sono arricchiti di forme di gioco molto simili a quelle dei giochi con vincite in denaro che si possono trovare nei casinò.
La principale differenza risiede nel fatto che i Comma 7 di ultima generazione, invece di corrispondere denaro, emettono dei ticket spendibili all’interno dell’esercizio ». Per questo, gli apparecchi ticket redempion non sono vietati ai minori, come avviene per l’azzardo, salvo che in Emilia-Romagna. Naturalmente, sul piano economico non c’è paragone tra intrattenimento puro, ticket redemption e giochi a vincita. Quello dell’intrattenimento è un mercato talmente poco coltivato dalla Sapar che a qualche chilometro da Rimini le ditte specializzate in questo campo si sono fatte una fiera tutta loro. La Family entertainment expo si chiuderà domani al Palazzo dei Congressi di Riccione con una giornata open; in pratica le famiglie potranno entrare e giocare gratis. L’ideatore, il bresciano Roberto Marai, importatore e distributore di ogni sorta di apparecchiature (azzardo compreso) ha le idee chiare sull’intrattenimento: «Vogliamo rilanciare i centri di divertimento per famiglie e le sale giochi, facendo in modo che i bambini tornino a giocare con i loro genitori invece di restare incollati ai telefonini ».
Messaggio ineccepibile anche il progetto Slot Mob ha partecipato al Fee e Paolo Maroncelli ha esortato a lavorare per superare «ogni confusione tra il buon gioco e l’azzardo» - se non fosse che la maggior parte di questi giochi interattivi per bambini che troviamo in tante sale giochi si basa sul sistema di ticket redemption, ancora un ibrido per la legge e per la psicologia dell’età evolutiva. Non si capisce cioè se assegnare a un bimbo un ticket, ancorché di valore infimo e da spendersi all’interno dell’esercizio, come premio per l’abilità dimostrata, rappresenti, se non già una forma d’azzardo, l’innesco di una futura dipendenza. Per l’avvocato Cino Benelli, questo micro-comparto è ingiustamente assoggettato ai vincoli dell’azzardo: «Serve una tripartizione normativa per i giochi che non prevedono alcuna vincita in denaro, per il ticket redemption e per l’azzardo legale».
Invece, secondo Franca Tani, ordinaria di Psicologia all’Università di Firenze e presente al convegno inaugurale del Fee, se è vero che gli studi scientifici non sono ancora arrivati a certificare la pericolosità del ticket redemption, questo tipo di giochi per bambini, «se emulano, per struttura e tempo di gioco, le slot machine, in teoria presentano lo stesso rischio di dipendenza: nel bambino anche l’idea del ticket che permette di ottenere l’oggetto del desiderio può stimolare quei circuiti biologici che conducono alla ludopatia: non abbiamo evidenze scientifiche per affermarlo ma mi pare frettoloso escluderlo per il solo fatto che non vi è un giro 'fisico' di denaro».