Attualità

LA FEBBRE DEL GIOCO. Adesso anche i sindaci vanno a caccia del jackpot

Marco Iasevoli martedì 4 agosto 2009
Il "sei" che non arriva da 78 concorsi, il montepremi che schianta ogni record - quasi 116 milioni di euro -, la sete di fortuna degli italiani che cresce di giorno in giorno (spesi 55 milioni e mezzo solo nell’ultimo fine settimana). Ce n’è abbastanza perché i comuni - un po’ per gioco un po’ per provocazione - si mettano a scommettere per risolvere i problemi di cassa. E perché Sisal e Superenalotto siano portate alla sbarra con l’accusa di alimentare la "febbre da gioco" e danneggiare la salute dei cittadini.I comuni che entrano in tabaccheria sono tre, almeno per il momento. A dare l’esempio è Ficarra, paesino di 2mila abitanti del messinese. All’insegna della "finanza creativa", il sindaco Basilio Ridolfo (Pd) annuncia che la giunta farà una puntata stornando 115 euro dagli indennizzi di ogni assessore. A sostenere la bizzarra idea c’è anche una formale delibera: metà dei 116 milioni verrebbero dati ai progetti in attesa di finanziamento e metà ai cittadini. I nove numeri sono "smorfiati" dall’imminente festa della Madonna dell’Assunta: 1, 3, 5, 8, 17, 25, 52, 70. Che siano davvero benedetti? Di certo non manca il movente politico: «La nostra – dice Ridolfo – è anche una denuncia delle difficoltà con cui operano i piccoli comuni del Sud». Insomma, il "sei" sarebbe una buona compensazione dei fondi Fas.Salendo lo stivale si trova un’idea analoga a Varallo Sesia, valle piemontese governata dal sindaco e parlamentare leghista Gianluca Buonanno. Da oggi e per tre estrazioni la giunta giocherà 100 euro su un sistema «scelto secondo le sensazioni personali». Nel profondo Nord, dunque, ci si affida all’istinto del vulcanico primo cittadino e non alla protezione di Maria. La ricetta leghista è diversa da quella di Ficarra anche per un altro motivo: con il montepremi-monstre sarebbero abolite le tasse nei prossimi anni ed estinti i mutui sulla prima casa. Non poteva mancare infine il Centro. Ad Anguillara, provincia di Roma, il sindaco Antonio Pizzigallo (Mpa) ha convinto i consiglieri di maggioranza a tassarsi di cinque euro per rimpinguare le casse a secco.Sul fronte legale, dà battaglia il Codacons. I consumatori chiedono di congelare la vincita per contrastare la "febbre da gioco" e di spartire i milioni tra chi realizzerà il cinque. Ma ieri hanno incassato il primo mezzo "no": il giudice civile di Roma Lorenzo Pontecorvo ha storto la bocca sulle loro richieste e si è dichiarato incompetente, passando la palla al Tar (che si pronuncerà dopodomani). Per piazzale Clodio una «distribuzione secondo criteri diversi da quelli previsti non appare strumentale alla tutela del diritto alla salute». Inoltre, il tribunale si chiede se dare un «importo comunque rilevante» ai cinque diminuirebbe davvero la "febbre da gioco". Un’ordinanza «incredibile», replica il Codacons, che aveva subodorato la bocciatura e si era cautelato presentando l’esposto anche al tribunale amministrativo. «Alcuni giocatori si stanno indebitando – attacca il presidente Carlo Rienzi –. La patologia della dipendenza determina sfaceli nelle famiglie e ha causato suicidi e atti inconsulti».C’è anche un altro fronte giudiziario. La procura capitolina ha aperto un fascicolo (senza reati e senza indagati) sulla base di un’istruttoria avviata dall’Antitrust, che imputa a Sisal l’abuso di posizione dominante per quanto riguarda la distribuzione on line delle schede Superenalotto: le società concorrenti non riescono ad accedere alla rete telematica della concessionaria.