Attualità

CONGRESSO NAZIONALE. Acli, farsi protagonisti «per ridare speranze»

Giovanni Ruggiero venerdì 4 maggio 2012
​È tempo per un altro riformismo, non meno audace di quello passato. «È il riformismo - dice il presidente delle Acli Andrea Olivero davanti a 670 delegati provenienti da tutta Italia - il compito e lo spazio dei cattolici nella vita pubblica del nostro Paese. Un riformismo democratico e sociale, che parte dagli ultimi, che ha come compito civilizzare l’economia e civilizzare la politica». Al 24esimo congresso delle Acli, Olivero mette in fila un elenco di priorità per far fronte allo tsunami economico e sociale che vive il Paese. Eccole: «Creare nuova e buona occupazione per i giovani, trovare nuove forme di contrasti alla povertà e all’impoverimento crescente, ridare attraverso una nuova legge elettorale ai cittadini la possibilità di scelta dei rappresentanti. Occorre anche - continua - lavorare sui temi cruciali della fiducia tra i cittadini e la sfera pubblica». Il Paese - lo rivela anche un’indagine offerta dalle Acli - è sfiduciato e ha paura. «L’affidamento alla competenza dei tecnici non basta a dare risposte ai cittadini sempre più impoveriti dalla crisi. - dice Olivero -. La relativa libertà dalla ricerca del consenso da parte del governo dei tecnici può accentuare la distanza tra i cittadini e le istituzioni governative, se non è accompagnato da un ascolto costante dei bisogni reali». Per Olivero è necessaria una riforma del mercato del lavoro con la «lungimiranza di costruire nuovi servizi integrati a supporto dei lavoratori». Il welfare è la prima vittima illustre di questa crisi. Dalle Acli la richiesta di una profonda revisione del sistema per superare le forme assistenzialistiche, correggerne lo sbilanciamento sulla previdenza, a tutto danno dei più giovani e a detrimento dei servizi. Dalle Acli, infine, la richiesta di un piano per l’occupazione giovanile e la creazione di «comitati per il bene comune» diffusi su tutto il territorio e in grado, spiega Olivero, «di mantenere una mobilitazione permanente propositiva e costruttiva su alcune questioni cruciali di questa fase di transizione, tra cui la legge elettorale e il finanziamento pubblico, da mantenere ma con regole certe».La relazione del presidente uscente Olivero è stata preceduta dal saluto di monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei che ha più volte ripreso il titolo del congresso: «Rigenerare comunità per ricostruire il Paese». «In questo titolo - dice monsignor Crociata - non è difficile leggervi la constatazione della fragilità del tessuto etico e civile, delle accresciute distanze fra i soggetti sociali, anche causa della crisi non solo economica che ci colpisce. Allo stesso tempo, però, il titolo che avete scelto contiene un messaggio di speranza, mentre indica le direttrici verso cui muovere, nel segno della responsabilità diffusa e del bene integrale della persone e della comunità».Le Acli non avrebbero scelto questo titolo, aggiunge Crociata, se non si nutrisse la convinzione che «non siamo condannati a rimanere vittime degli eventi. Ma che è possibile abbracciare la responsabilità e farsi protagonisti, così da orientare la storia verso sviluppi di giustizia, procedendo con ragionevolezza, guidati dalla carità e dalla verità. È necessario - aggiunge il segretario della Cei - che accanto alla difesa dei diritti non venga meno il senso dei doveri, la competenza nel proprio lavoro, la correttezza nello svolgimento dei compiti istituzionali e nell’osservanza delle leggi, la giustizia nei rapporti sociali». «La Chiesa - conclude Crociata - non  si chiama fuori dalle condizioni dell’ora presente. I credenti operano nel vivo dello scorrere del tempo. Avvertiamo e subiamo anche noi lo spaesamento di questa stagione storica, ma insieme a molti nostri contemporanei intravediamo non poche potenzialità e promesse; a tutti chiediamo di guardare con noi a orizzonti più vasti».Quasi tutti i congressi delle Acli hanno offerto il microfono al ministro del Lavoro di turno. Questa volta è toccato a Elsa Fornero. Per il ministro c’è scarso lavoro per  la bassa produttività italiana che, a sua volta, è il risultato di difetti di formazione. Anche il ministro parla di riforma del mercato del lavoro e spera che il Parlamento possa approvarla prontamente «riscrivendo le regole nello spirito di ricostruzione e rigenerazione del Paese». Il ministro difende poi la riforma pensionistica, che non è stata una «macelleria sociale». «La riforma delle pensioni  - dice - non solo ha garantito la sostenibilità  finanziaria del sistema previdenziale ma ha dato un importante contributo alla ricostruzione del Paese».