Vita e Cav. Accompagnare alla nascita: uno sguardo sulla persona, la mamma e il figlio
Anche un piccolo, con la sua mamma, al convegno del Movimento per la Vita e i Cav
C’è molto da imparare stando insieme ai 400 volontari che mandano avanti l’avventura quarantennale del Movimento per la vita e dei Centri di aiuto alla vita. La loro è un’umanità sorridente, allenata ad accogliere l’altro chiunque sia e comunque la pensi. L’azione alla quale si formano, anche in questi giorni di convegno nazionale in riva al mare d’Abruzzo, è orientata all’efficacia: sanno, tutti, che dal loro impegno dipende la vita di bambini.
E per accompagnarli alla nascita occorre prendersi cura delle ferite e delle angosce di madri spesso impreparate, oppresse, nel mezzo di pressioni insostenibili. Se lo Stato si facesse carico di un servizio così – un laicissimo sostegno alla vita – il saldo demografico registrerebbe cifre ben diverse.
Non è infatti solo una questione di bambini “salvati dall’aborto” ma, prima ancora, di sguardo sulla persona, quella della mamma come del figlio. Una scelta di campo in grado di cambiare un’intera società. Prendete Maria La Rosa: «Volevo andare in missione, adesso ho il mondo in casa. E sono felice». Medico di famiglia a Castelvetrano, nel Trapanese, da operatrice del Cav locale si occupa di ragazze italiane, certo, ma anche di molte immigrate dal Nord Africa. «Le ascolto, dialogo, mi prendo cura dei loro diritti. È bello occuparsi di chi non può ricambiare». Anche perché non ha prezzo la gioia di vedere poi nascere i figli che hanno deciso di tenere grazie al supporto del Centro, diretto da Anna Gulotta e sostenuto da una combattiva équipe tutta al femminile.
Da Torino a Cesena, da Trieste a Pescara, sono tutte storie così. Ascoltandole ci si commuove, sentendo però anche sorgere la domanda: perché su quest’opera generosa e socialmente rilevantissima invece pesa un pregiudizio culturale, come si trattasse della fissa di un manipolo di esagerati? «Adesso registriamo qualche difficoltà non solo a entrare nelle scuole e negli ospedali ma anche in qualche parrocchia…» spiega mesto il volontario di un Cav del nord. E se con studenti e medici si riesce poi a dialogare su progetti educativi e sociali mirati, sorprende che la tutela della vita più fragile altrove venga considerata un tema superato o divisivo. «Ma il presidente della Cei Bassetti ci ha chiesto di evangelizzare le parrocchie alla vita», ricorda la presidente nazionale Marina Casini Bandini.
Certo, il mondo è tutto diverso da quello del 1978, anno della legge 194. E la formazione di questi giorni – allargata ad esempio alle questioni di fine vita, con Assuntina Morresi, e della genetica, con Giandomenico Palka – mostra come il Movimento s’impegni per sintonizzarsi con le nuove domande. «Anche perché i nostri coetanei pensano che l’aborto sia ormai un fatto acquisito, mentre di eutanasia parlano più volentieri», spiega Giuseppe Maria Forni, coordinatore nazionale giovani del Mpv. Ma c’è un altro fenomeno che sta stravolgendo silenziosamente la percezione (e i numeri) dell’aborto: l’alluvione di pillole “dei giorni dopo”, consumate con leggerezza, nella convinzione che siano solo contraccettivi in extremis mentre per la diffusione ormai massiccia e l’effetto antinidatorio si stima che siano causa di oltre 60mila aborti precocissimi e non conteggiabili.
«È con le consumatrici di questi prodotti che avviamo le nostre conversazioni sulla chat di Sos Vita – spiega Maria Maddalena Savini, giovane volontaria online –. Le più giovani hanno paura, cercano informazioni sul Web, non sanno di chi fidarsi, spesso ignorano persino le nozioni più elementari sul loro corpo. Noi cerchiamo di metterci al fianco della loro solitudine, e dire che per aiutarle ci siamo».
Chi cerca risposte su Internet e sceglie le pillole sta sparendo dai radar dei Centri, ma quando la domanda si fa insostenibile può ancora contare sull’esperienza di persone come Bruna Rigoni, che ha formato generazioni di volontarie ed è vicepresidente nazionale nonché riferimento dei Cav veneti: «È ancora decisivo il colloquio personale, guardarsi negli occhi – dice –. A una ragazza, indecisa sulla sua maternità, ho detto di recente: sei già mamma, e in grembo hai già un figlio. Se gli permetterai di nascere, volerai per la felicità. Ed è nato».
Progetto Gemma. Ecco un piccolo miracolo
Gemma come gioiello. Un tesoro di luce che ha permesso di sostenere la nascita e il primo anno di vita di 23mila bambini in 25 anni. È come un muro maestro dell’impegno nel quale il Movimento per la vita si prodiga: il “Progetto Gemma” raccoglie donazioni private (singoli, famiglie, scuole, aziende, persino condomìni) da destinare alle mamme in attesa e poi dopo la nascita, in porzioni da 160 euro al mese lungo un anno e mezzo, per un totale di 2.880 euro. «I casi ci vengono segnalati dai Cav locali dopo una prima selezione – spiega Antonella Mugonolo, responsabile nazionale dal 2013 –. La nostra équipe centrale, a Milano, compie poi una sua istruttoria per mirare al meglio ogni singolo contributo. Il bonus bebè l’hanno copiato da noi…». Nato dall’intuizione di Francesco Migliore, Giuseppe Garrone e Silvio Ghielmi, il “Progetto Gemma” è un piccolo miracolo che nel 2018 ha sostenuto 513 bambini con le loro mamme. «Ogni mese la consegna diventa occasione per rivedersi, parlare della maternità – racconta Antonella –. È un legame educativo, e di grande affetto».
Tre targhe speciali e una storia
Tre targhe speciali sono state consegnate ieri sera a Carlo Casini, tramite la figlia Marina, e alla memoria di Roberto Bennati e Paola Bonzi. Una coppia di personaggi televisivi, Beatrice Bocci e Alessandro Greco, ha raccontano la sua storia nel libro “Ho scelto Gesù” (Rai Libri), e poi ha incrociato i passi del Mpv prendendo parte al convegno di Montesilvano. Consegnati anche i riconoscimenti ai Cav di Udine, Pesaro, Busto Arsizio, Cernusco sul Naviglio e Asti.
Tutti i numeri dei Centri di aiuto alla vita
243
Le sedi del movimento attive in tutta Italia fino al 31 dicembre del 2018
770mila
Le donne assistite dal 1975 ad oggi; 35 i bimbi nati in ogni Cav in un anno
80%
La quota di mamme che dopo il colloquio al Cav scelgono la vita
50%
L’aumento dei “Centri di aiuto alla vita” in Italia dal 1999 fino al 2018