«Ora ogni movimento bancario sarà noto. All’agenzia delle Entrate sapranno anche se compri con un bancomat una confezione di lamette. Sapranno tutto: in quale supermercato la compri, a che ora la compri... Capisce, c’è una dolorosa compressione delle nostre libertà». Il presidente dell’Autorità garante per la privacy Francesco Pizzetti riflette a voce bassa sull’accelerazione decisa dal governo per sferrare il colpo di grazia contro l’evasione. «È un controllo che io definirei con una sola parola: capillare. E che se non vivessimo in uno stato di allarme fiscale così elevato non faticherei a definire eccessivo. Ma l’allarme c’è, l’evasione è un’emergenza reale, una piaga che dobbiamo combattere accettando gli stessi sacrifici che trent’anni fa accettammo quando il nemico era il terrorismo».
È un accostamento che fa pensareAnche allora ci fu una compressione delle nostre libertà. Lei ricorda? Se si ospitavano a casa anche dei parenti bisognava subito indicare alla questura le generalità di ognuno di loro. C’era un’emergenza nazionale e quelle misure vennero comprese e accettate. Ora occorre la stessa consapevolezza: è necessario che i cittadini capiscano e mostrino fino in fondo senso civico.
C’è davvero una nuova emergenza?C’è e serve un impegno collettivo per combatterla. L’evasione fiscale mette a rischio la coesione nazionale e tutti devono conoscere i motivi di questa compressione delle libertà. E soprattutto che cosa significhi accettarla.
Provi a spiegarlo.Ogni cittadino deve fare la sua parte per aiutare a vincere l’evasione e creare così le condizioni per tornare nel tempo più rapido possibile a una situazione di normalità. Quando trent’anni fa l’emergenza terrorismo fu superata, una serie di misure vennero tolte. Io dico che l’obiettivo può e deve essere lo stesso: liberare il Paese dai tentacoli dell’evasione e restituire ai cittadini la vita di prima.
Succederà questo?Decide il legislatore non noi, non Equitalia: un’amministrazione pubblica come l’agenzia delle entrate fa quello che gli viene chiesto di fare. Ma la politica ha ben chiaro il problema: l’invio di ogni dato bancario senza che vi sia un accertamento in corso è una scelta dura, invasiva, dolorosa. È un prezzo alto che il Paese paga in termini di libertà personale. Ma oggi era inevitabile muoversi con questa determinazione.
Lei si è mosso ufficialmente e ha inviato una lettera ai presidenti delle Commissioni Bilancio delle Camere... È indispensabile che nel trattamento delle informazioni personali dei cittadini ci sia la massima attenzione e la massima cautela. Le nuove misure in qualche modo creano le condizioni perché ogni nostra mossa e ogni nostro comportamento siano controllati... Ma l’Autorità farà tutto il possibile per garantire che i dati dei cittadini siano protetti. Vigileremo. E chi userà i dati potrà essere chiamato a rispondere sul perché l’ha fatto e su come l’ha fatto.
La gente può fidarsi di Equitalia?C’è stata, c’è e ci sarà assoluta collaborazione tra noi e l’Agenzia delle Entrate. E poi conosco il dottor Befera: lui ha ben chiari i problemi e vuole fare la sua parte per risolverli. Abbiamo lavorato bene nella reciproca consapevolezza degli interessi in gioco e sono certo che sarà ancora così.
Certo, quando si acquisiscono informazioni e le si mettono in una banca dati... Certo il rischio di un accesso illecito c’è sempre, ma noi faremo ogni sforzo per scongiurare usi distorti di qualsiasi informazione. Lo faremo ora, ma lo facciamo già da tempo perché le banche dati già sono piene di informazioni. Da tempo numerosi soggetti pubblici conoscono molto di noi: le imposte che paghiamo, i tributi, le utenze di cui siamo intestatari, il tipo di auto che possediamo, se abbiamo una barca e che tipo di polizza assicurativa. Una enorme mole di dati che devono essere protetti, devono essere messi in sicurezza e utilizzati solo per finalità istituzionali. Così è stato, così è, ma noi continuiamo a vigilare. Questo è il nostro compito e il nostro impegno.
Cresce il fastidio verso Equitalia. C’è qualcosa che si può fare? C’è una sofferenza nel Paese. Anche ad adattarsi al dinamismo dell’Agenzia delle entrate. C’è perché da troppi anni siamo costretti a fare i conti con una pressione fiscale esagerata e allora dico: combattere l’evasione fiscale può e deve servire, in prospettiva, a dare un segnale al Paese, a dimostrare che abbassare le tasse è possibile. A patto che tutti paghino la loro quota.