Non lo considerano un sogno infranto, «il campus prima o poi lo finiremo e lo doneremo agli studenti». Nel percorso ad ostacoli tra carte bollate e burocrazia è la voglia di «aiutare i giovani dell’Aquila» ad avere il sopravvento e la speranza che «nessun genitore debba sopportare il dolore per la morte di un figlio in un alloggio universitario non sicuro». Giulio ed Angela Carnevale guardano ancora increduli il cartello di sequestro del campus dedicato alla figlia Giulia a Pizzoli, il Comune ad una ventina di chilometri dal capoluogo abruzzese. Vogliono raccontare proprio davanti a queste palazzine prefabbricate costruite a metà l’amarezza di vedere un progetto di solidarietà finito nel tritacarne delle leggi. Sembra passata un’eternità, e i loro volti ora segnati dalla stanchezza lo dimostrano, da quando il giorno del primo anniversario del terremoto mostrarono ad
Avvenire prospetti e cantiere per quel campus della rinascita che stava per partire accanto al villaggio map di Onna. «L’unico modo per ricordare nostra figlia è fare qualcosa per tanti giovani fuori sede come lei – ripete ora mamma Angela –. Poter dare, grazie al nostro lavoro di costruttori, case antisismiche a prezzi contenuti ci sembra il modo migliore per aiutare questa città che Giulia tanto ha amato». Conosce bene la vita post sisma degli universitari papà Giulio. Lui, iscrittosi ad ingegneria insieme alla figlia, si è laureato qualche mese fa. «Dovevamo discutere la tesi insieme – dice – ed è come se avessi preso il titolo anche per lei».Raccontare oggi la strana storia del campus costruito dall’associazione Giulia Carnevale è un po’ come guardare un dramma nel teatro dell’assurdo. All’inizio, infatti, lo studentato doveva sorgere nel cuore del sisma, la frazione aquilana di Onna, su terreni concessi ad uso gratuito; nel giorno della memoria, il 6 aprile 2010, il sindaco Massimo Cialente aveva anche rassicurato in diretta tv i coniugi Carnevale che le autorizzazioni a costruire sarebbero arrivate di lì a breve. Ma alle parole non sono mai seguiti i fatti. «Non volevamo che il nostro dono finisse nel dimenticatoio – spiega Giulio – così abbiamo iniziato a chiedere ai Comuni limitrofi; abbiamo trovato a Pizzoli l’appoggio dell’amministrazione e proprietari disposti a concedere gratis i terreni». E a giugno dal piccolo Comune sono arrivati i permessi a costruire (concessione n.20 del 01 giugno 2010 e delibera n.24 del 12 giugno 2010).«I primi studenti sono entrati negli alloggi a settembre – raccontano – altri 30 nelle settimane successive. Poi la doccia fredda». L’8 ottobre, infatti, la Procura ha sequestrato in via cautelativa l’area di 8mila metri quadri per violazione di vincolo paesaggistico e indagato undici persone. A far scattare i sigilli un esposto di Italia Nostra per costruzione su un terreno alluvionabile, senza distanza di sicurezza dal fiume Aterno, in contrasto cioè con la legge Galasso. «Sono strutture temporanee – non si stanca di ripetere Giulio – e dunque amovibili, soggette all’ordinanza 3811 che deroga ad alcune limitazioni per l’emergenza abitativa post sisma. A novembre, durante l’ultima esondazione del fiume, questa addirittura è l’unica zona rimasta asciutta».Adesso c’è un barlume all’orizzonte che li spinge a non demordere, però. Nell’ultima riunione ufficiale le parti in causa, anche la Sopraintendenza ai beni ambientali che ha fatto partire le indagini, hanno riconosciuto la provvisorietà delle strutture dando parere positivo alla costruzione. Ora tutto dovrebbe essere trasmesso agli uffici giudiziari. «Speriamo di poter ricominciare a costruire presto». Angela guarda fissa quelle palazzine abbandonate. «Non per noi – precisa – ma per i ragazzi. Gli studenti ci chiamano ogni giorno, sono stanchi di fare i pendolari. E questo fa male al cuore di una mamma».
IL COMUNE: TROPPI VINCOLI E TEMPI LUNGHIPochi sanno, forse perché la proposta non è mai arrivata, nemmeno in bozza, in giunta. Al Comune dell’Aquila cercano di dare una giustificazione plausibile per la mancata autorizzazione a costruire il campus a Onna. Eppure di promesse, a voce, ne erano state fatte tante.«Il progetto non ha avuto seguito - spiega l’assessore all’Urbanistica Roberto Riga - per una serie di problematiche tecniche». Ma scendendo nel dettaglio, le risposte diventano più vaghe. «Su quei terreni c’era il vincolo idrogeologico, bisognava fare una variazione al piano urbanistico e questo comportava tempi lunghi - aggiunge - poi si rischiavano proteste da parte di privati e associazioni che non lo vedevano di buon occhio, ma non ne conosco i motivi con precisione. Alla fine poi tutto è tramontato anche perché l’associazione ha stipulato una convenzione con l’università dell’Aquila per la gestione».In sostanza la richiesta non è mai stata seriamente presa in considerazione per le possibili conseguenze che un gesto di solidarietà poteva portare, o non portare, all’amministrazione del capoluogo. Nessun motivo personale, dice.«Ben venga qualsiasi iniziativa di solidarietà per questa terra - conclude l’assessore - ma bisogna valutare tante cose prima di decidere». Cioè, "grane" e benefici.
IL SINDACO DI PIZZOLI: POLVERONE INUTILE Un polverone inutile. Al Comune di Pizzoli il clima è sereno tanto che mostrano gli atti che dovrebbero far luce sulla vicenda del campus universitario. L’impasse, spiega Bruno Sabatini, responsabile dell’ufficio tecnico «è nella forma, non nella sostanza; nella prima conferenza di servizi abbiamo considerato l’assenza di Regione e Sopraintendenza, invitate ma non pervenute, come tacito parere positivo al progetto».Di qui l’autorizzazione alla costruzione. Dopo il sequestro, inoltre, il Comune ha ribadito con una delibera (numero 56 del 6 dicembre 2010) la temporaneità delle strutture e dunque il rispetto delle regole. «Il 27 gennaio infine - continua - anche Regione e Sopraintendenza hanno dato parere favorevole. Ora aspettiamo quello della Provincia, ma c’è ottimismo».Ci sono buone probabilità, insomma, di risolvere la brutta vicenda. Anche il sindaco Angela D’Andrea sa di essere nel giusto; «tutto è stato fatto alla luce del sole - aggiunge - noi abbiamo anche dato la nostra disponibilità a smontare i moduli del campus una volta che l’emergenza abitativa degli studenti è terminata».Il dubbio di aver leso qualche interesse più grande, tuttavia, inizia ad esserci. Il campus non è solo un’opportunità per il piccolo paese, «ma per tutto il territorio - ricorda - se non diamo case agli universitari c’è il rischio che a settembre non tornino a studiare qui».