Se sei un turista, sul tetto d’Italia rimani estasiato: profumi intensi, colori schietti, la giornata che sembra non avere fretta. Pazienza per il museo, chiuso anche oggi e per le erbacce che assediano il santuario degli antichi sanniti: se sei un turista, per sentirti parte della storia dei popoli italici, ti basterà tarare lo sguardo sugli spazi immensi, sui boschi impenetrabili che celano il prezioso tartufo e sui campi di grano presidiati dai covoni. Forse, dovresti chiederti perché, a Schiavi di Abruzzo, le mamme che portano i bimbi ai giardinetti abbiano il vestito della festa; eppure è lunedì. Ma in fondo, se sei un turista, questo balcone panoramico che si affaccia sul nulla è il Paese che ti aspetti, il made in Italy dei ricordi, il Sud da postare su Facebook… Se sei un turista, appunto. «Compa’, se vivi qui tutto l’anno ti conviene stare in grazia d’Iddio. O almeno, confessato e comunicato». Francesco Bottone squarcia il velo sulla morte del Mezzogiorno con una schioppettata di quelle che tira all’imbrunire, quando in mezzo al bosco si ritrova a tu per tu con il cinghiale, e i loro respiri si parlano. Bottone è il giornalista del paese, della valle e dell’alto vastese. L’Abruzzo che si sente molisano: «Per noi sono rimasti “Abruzzi” e basta - racconta - come nel 1963». Quell’anno, divisero le due Regioni, se non che la Costituzione non riscrive la Storia e mezzo secolo dopo l’Appennino che le attraversa è costellato dalle stesse balconate che si affacciano sul nulla, strade perennemente interrotte dalle frane e mamme che vestono del dì di festa anche se non c’è niente da festeggiare, ma il centro più vicino per lo shopping si trova a due ore di tornanti. Che poi anche le mamme diventano sempre più rare: a Schiavi sono stati celebrati 12 matrimoni in dieci anni e nascono tre bambini all’anno. Non c’è pluriclasse che tenga, su questi monti ogni anno chiude una scuola. Non è neanche una montagna per vecchi. «Ti conviene stare in grazia d’Iddio – spiega Bottone – perché se ti serve un’ambulanza devi aspettare quella non medicalizzata da Castiglione, che non può portarti all’ospedale di Isernia (si trova fuori Regione e comporterebbe un aggravio di spesa) e incontra a metà strada l’ambulanza medicalizzata di Vasto, su cui deve passare il paziente». Schiavi è il comune con il più alto tasso di mortalità della zona e il sistema di incastri e staffette non riduce neppure la spesa sanitaria, dal momento che, non potendo valutare con certezza se il malcapitato supererà il rally dell’Appennino, sovente ci si appella all’elisoccorso.Sul tetto d’Italia si sconta anche un isolamento virtuale: nei dieci chilometri che separano Castiglione da Schiavi, la banda larga si restringe. Malgrado le promesse elettorali, l’ultimo miglio è rimasto inviolato. Siamo in zona bianca, o, come si dice, a rischio di fallimento di mercato: in pratica, non conviene a nessun operatore garantire una copertura decente della rete dati dove persino il postino bussa quando può: una volta ogni tre giorni, spiegano a Castelguidone, dove risiedono in 392 e nessuno legge i quotidiani, tanto non arrivavano mai.In queste contrade, chi non campa raccogliendo il tartufo cerca di andarsene e la Chiesa combatte lo spopolamento a mani nude. Non senza un pizzico di creatività: quest’estate, la parrocchia di Castelguidone ospita nel villaggio eretto intorno alla pieve di San Vito una scuola di pizzaioli, perché «la pizza è nata in Abruzzo, come testimonia un documento del 1195, scritto ben prima dell’epopea napoletana» rivendica Nicola Salvatore, lo chef di Lanciano che ha fondato l’accademia Ipa per insegnare i segreti del lievito madre. Gestisce la pizzeria solidale:
haute cuisine e bassi prezzi, eppure gli avventori arrivano solo dalla valle del Trigno. Don Alberto Conti, direttore della Caritas di Trivento e parroco a Castelguidone, ha realizzato un rapporto che è diventato un appello del vescovo Domenico Scotti e di 46 parroci, fortemente preoccupati per il futuro delle loro comunità. Nella diocesi di Trivento, posta a cavallo tra Abruzzo e Molise, un terzo dei comuni ha meno di 500 residenti. Secondo l’analisi di Michele Fuscoletti della Caritas, il territorio diocesano ha perso in cinquant’anni 73mila abitanti, scendendo a 38.500, gli anziani sono il 29% contro il 21% di media nazionale, il rapporto tra under 14 e over 65 è 280% contro 140%, il tasso di natalità 6,3 contro 8,5, quello di mortalità 15,8 contro 10… Morale: tra dieci anni ci saranno 4.000 abitanti in meno.La Chiesa invita a «utilizzare i limiti per farne risorse» e uno studio di Roberto Mannai spiega come valorizzare le produzioni tipiche di questo territorio, a patto che ci si creda. Invece, anche l’appello del vescovo, che contestava il ridimensionamento dell’ospedale di Agnone e chiedeva di «reperire tempestivamente risorse per la messa in sicurezza delle strade», per l’istruzione, la sicurezza e la banda larga, è rimasto inascoltato dalle Regioni Abruzzo e Molise. Almeno finché, qualche giorno fa, non è arrivata la lettera con cui il presidente della Repubblica ha tirato pubblicamente le orecchie ai governatori, sollecitando «possibili interventi» contro lo spopolamento denunciato dalla Chiesa. «Ci sono forti resistenze a prendere delle contromisure concrete – commenta don Conti – ma se si ragiona in termini di diritti è inaccettabile questa divisione delle comunità in serie A e serie B».