Svolta. Nuovo M5s: a Pomigliano alleanza con Pd, bassoliniani e pezzi di centrodestra
Il candidato a sindaco a Pomigliano, Del Mastro
Alleanze è poco, non rende l'idea. Perché quella che M5s sta realizzando a Pomigliano, città di Luigi Di Maio, è una vera e proprio rivoluzione copernicana, una trasformazione radicale che realizza in senso ultraestensivo il mandato della piattaforma Rousseau a stringere intese locali con i “partiti tradizionali”. Con molta probabilità saranno ben 10 le liste a supporto del candidato sindaco, il papirologo Gianluca Del Mastro, già precocemente ribattezzato il “Conte di Pomigliano”. Uno studioso alla prima esperienza politica, ma non un "parvenue": nel 2018 ha ricevuto dall'ex ministro 5s alla Cultura, Alberto Bonisoli, e con il placet dello stesso Di Maio, il prestigioso incarico di presidente del Cda dell'ente Ville vesuviane, un patrimonio di rara bellezza architettonica diffuso tra Pompei, Ercolano, Torre del Greco.
Non è solo il nome del candidato sindaco ad aver fatto risvegliare Pomigliano nello stupore dopo una notte di fibrillanti trattative. Quanto, e soprattutto, la vasta platea di soggetti politici seduti al tavolo con Dario De Falco, braccio destro di Di Maio negli affari romani, consigliere per le questioni istituzionali del sottosegretario Riccardo Fraccaro e plenipotenziario del Movimento a Pomigliano. C'era il Pd con il segretario cittadino Eduardo Riccio, cui i vertici provinciali e nazionali – molto meno quelli regionali – hanno chiesto di chiudere l'accordo con M5s. C'erano le quattro civiche collegate al Movimento. C'era la civica collegata al Pd. C'erano i Verdi. Ma c'era anche Rinascita, una lista di sinistra composta da giovani e che però ha come “padre nobile” Michele Caiazzo, ex sindaco dem della città, pupillo di Bassolino al tempo della primavera di Napoli. Fu proprio con un video-blitz ad un convegno del Pd bassoliniano di Caiazzo che Luigi Di Maio e Dario De Falco sfondarono il muro dell'anonimato in città e fecero la prima breccia nel cuore di Beppe Grillo. Era il 24 maggio 2009, più di 11 anni fa: finì con i due giovani grillini cacciati fuori con spintoni e minacce da solerti militanti Pd.
Ma la sorpresa più grande non è questa. Perché la maxicoalizione M5s–Pd ha scaldato anche cuori affranti del centrodestra locale. Ma qui serve una premessa. Il sindaco uscente e non ricandidabile, l'ottantunenne forzista–socialista Lello Russo, ha varato una coalizione civica senza simboli di partito, indipendente dalle destre locali e stretta in un patto d'acciaio con il governatore campano Vincenzo De Luca. Quando però Russo ha indicato come candidato a prima cittadina la sua vicesindaca, Elvira Romano, si è scatenato l'inferno. In dissenso, due assessori si sono dimessi dalla giunta: Raffaele Sibilio, già Udeur, e Pasquale Sanseverino, eletto nel 2015 in Forza Italia. E – ecco la sorpresa – Sibilio ha iniziato a trattare proprio con M5s e Pd per nome della sua lista, “Nuove generazioni per Pomigliano”, avallando la scelta di Del Mastro a candidato sindaco: a meno di clamorose ultime sorprese, insieme a M5s e Pd correrà anche un pezzo di centrodestra che ha governato con gli arcirivali fino a 72 ore fa. E anche i “delusi” di FI, sebbene non esposti in prima linea con dem e pentastellati, sui “social” tifano per la novità di Del Mastro contro i «personalismi» dell'inossidabile Russo.
La sintesi – perché una sintesi serve –: dieci liste, innesti mastelliani, pace con l'ex nemico bassoliniano, simpatie forziste, una galassia di civiche civetta. Molto più di un'alleanza organica con il Pd. Sta accadendo a Pomigliano d'Arco, la città del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. I leader locali di tutte le parti in causa non hanno dubbi: è questo il «laboratorio» per il futuro. E a inizio settembre nella città è atteso – a sugellare l'evoluzione – il premier Giuseppe Conte.