Attualità

La denuncia. A Catania anche i profughi pagano il pizzo

Cinzia Arena giovedì 9 ottobre 2014
Pagare il "pizzo" per dormire in strada come i barboni. Per non venire derubati dei propri piccoli tesori (un cellulare, qualche soldo o le fotografie dei familiari). Succede anche questo alle migliaia di profughi che ogni mese arrivano sulle coste siciliane. Taglieggiati da altri immigrati, costretti a vivere in condizioni igieniche precarie e a pagare a caro prezzo non solo un "posto letto" sotto le stelle (o in appartamenti trasformati in dormitori) ma anche un passaggio in macchina o la possibilità di vendere frutta per strada. La denuncia su un fenomeno che prolifera grazie alla complicità della mafia arriva dal Centro Astalli di Catania che da anni opera sul territorio e che denuncia un rapido peggioramento delle condizioni di vista di coloro che non rientrano nei programmi di accoglienza tradizionali. "Del pizzo abbiamo sentore da tanto - spiega la responsabile Elvira Iovino- ma il fenomeno è cresciuto in maniera esponenziale". Presso l'ambulatorio medico del centro arrivano spesso persone picchiate o ferite che raccontano di essere state "sfrattate" durante la notte dal luogo dove dormivano e accusate di non rispettare le regole (ferree) della strada. Nella notte violenza e furti sono all'ordine del giorno: i profughi sono costretti a legarsi ai piedi e alle braccia quei pochi averi che hanno. La cosa più triste è che dietro questo fenomeno ci sono altri immigrati che gestiscono un vero e proprio racket. Quando i soldi sono finiti il pagamento può diventare ancora più doloroso: gli immigrati vengono costretti allo spaccio o alla prostituzione. Tra le etnie più crudeli i marocchini che occupano case abbandonate e poi subaffittano posti letto. Un pizzzo di cui le mafie locali non solo all'oscuro, precisa Iovino. "Il tutto avviene con il beneplacito e in cambio di qualcosa, di chi ha le mani sulla città". Un'altra fonte di guadagno è la necessità si spostarsi che hanno i profughi: per tentare di avere un lavoro al Nord o semplicemente per raggiungere dal centro di prima accoglienza di Mineo (in grado di ospitare sino a 5mila persone) la città di Catania, in cerca di un lavoro. "C'è una gran quantità di eritrei che pattugliano la città offrendo assistenza e invece si rivelano aguzzini - spiega la responsabile del centro Astalli - mentre a Mineo ci sono i tassisti, nigeriani e sudanesi che con dei furgoncini trasportano decine di persone facendosi pagare a peso d'oro". Le denunce purtroppo sono pochissime e arrivano solo in casi limite come quello di una giovane nigeriana picchiata a sangue e rimpatriata. Gli immigrati hanno paura a denunciare i propri aguzzini perché hanno documenti scaduti e temono di dover tornare in patria. "Assistiamo a cose terribili: ragazze che vengono portate al centro per lavarsi, costrette a prostituirsi e guardate a vista da chi le sfrutta" spiega Iovino. Giovani che hanno visto il loro sogno di vivere in Italia trasformarsi in un incubo fatto di notti in strada, costrette vendersi e poi a dormire tra i cartoni.