Attualità

LA STORIA DI KEVIN. «Adesso tornerò a casa con il corpo di mio fratello»

Lucia Bellaspiga martedì 17 settembre 2013
Il giorno in cui solleveranno la nave e libereranno il corpo di mio fratello Russel, io sarò lì», ci aveva promesso a gennaio Kevin Rebello, indiano da anni trapiantato a Milano. E ieri era davvero in viaggio verso l’Isola, senza fretta, come se con saggezza orientale avesse già previsto tutto, anche che i lavori sarebbero durati più del previsto e che non occorreva precipitarsi accanto alla grande balena bianca riversa su un fianco, il mostro ormai putrefatto. Là sotto da venti mesi c’è suo fratello Russel, cameriere imbarcato sulla Costa, morto perché ha ceduto il suo salvagente a un turista. In India mamma Gladis, 65 anni, e papà Frank, 71, vanno a Messa tutti i giorni, come hanno fatto per tutta una vita, e la loro pazienza sa più di fede che di rassegnazione. La stessa pazienza che nei giorni drammatici del naufragio ci aveva colpito in Kevin: mano a mano che i corpi venivano recuperati, i parenti delle trentadue vittime ripartivano per tutti i Paesi da cui erano arrivati e anche lui ci ripeteva «non me ne vado senza mio fratello». Ma alla fine era rimasto solo, sempre seduto su quello scoglio a guardare fissa la nave cimitero, sotto la quale rimanevano e tuttora rimangono solo Russel e Maria Grazia Vincenzi. Dopo quattro mesi anche Kevin dovette cedere e tornò a Milano, ma non ha smesso di sperare e di pregare. Anche Elio, il marito di Maria Grazia, da sempre rimasto in contatto con Kevin, oggi è in viaggio dalla Sicilia, con la stessa calma di chi ha aspettato tanto. «Ci vediamo a Roma e proseguiamo insieme. Non capisco la fretta dei giornalisti che ho visto in televisione, non apprezzo le domande che hanno posto a chi è lì che lavora, chiedevano perché ci mettessero tanto... Dopo venti mesi, aspettare venti ore pur di avere un lavoro fatto bene che cosa conta? Chiedo rispetto per uomini che non si fermano mai e rischiano pure la vita... Elio e io sì che abbiamo qualcosa da attendere, eppure li lasciamo lavorare». Se qualcosa di suo fratello resta, lo scopriranno i sommozzatori i giorni prossimi. Kevin aspetta e continua a pregare.