Sono ancora un esercito. Spesso non volontario. La Festa della donna è come ogni anno il momento in cui si fanno i conti con la "condizione femminile" a partire dalla (mancanza) di lavoro e di pari opportunità (reali) con i colleghi. Nel 2014 fare la casalinga non è così
fuori moda: dati Istat alla mano se ne contano circa 7,5
milioni, una cifra in costante calo ma comunque tutt'altro che
trascurabile. Anche perché le occupate non sono neppure due
milioni in più. Guardando alle donne in età da lavoro, sotto i
65 anni, il numero si ferma a 4 milioni 386 mila, in
diminuzione di mezzo milione rispetto al 2008. Tuttavia, anche
in questo caso, il confronto con le lavoratrici fa riflettere:
approssimando si può dire che c'è una casalinga per ogni due
occupate in quella stessa fascia d'età (9,2 milioni). Ma nel
Mezzogiorno a vincere, anche se per un soffio, sono ancora le
donne di casa: 2 milioni 217 mila contro 2 milioni 117 mila.
Una
buona fetta di loro resta quindi fuori dalle forze lavoro.
Certo, c'è una tendenza ribasso, che prosegue ininterrotto, soprattutto
tra quante hanno meno di 65 anni. Un discorso a parte lo meritano i casalinghi, ormai già da qualche anno sopra i 100 mila e i 70 mila badando solo a quanti sono in età lavorativa. La flessione della donne massaie sembra così leggermente controbilanciata dal fenomeno degli uomini tutti "casa e famiglia".
Rapporto Eurispes: la difficile conciliazione. È la conciliazione tra i tempi
lavorativi e quelli personali e familiari la maggiore criticità
per le donne che lavorano: è quanto emerge da un'indagine di
Eurispes. Le donne lamentano soprattutto la mancanza di spazi da
dedicare a se stesse a causa dei tempi lavorativi (68,3%) e
segnalano la difficoltà di far conciliare lavoro e famiglia
(50%). Anche l'assenza di stimoli professionali è considerata un
peso per le lavoratrici (47,7%) al pari del carico di lavoro
troppo oneroso al quale sono sottoposte (41%). Sul versante dei
diversi fattori economici evidenziati nell'indagine solo le voci
relative alla difficoltà di arrivare con lo stipendio alla fine
del mese (51,3%) e l'impossibilità di fare progetti per il
futuro (56,3%) risultano preponderanti. Tanto che un donna su 5
ammette di avere un doppio lavoro. La propensione a trasferirsi
in un altro Paese è molto elevata tra le donne (45,1%), disposte
a cambiare vita soprattutto per accedere a maggiori opportunità
di lavoro (67%).