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Milano. 600 sindaci contro l'odio. Segre: «Ora parliamo d'amore»

Viviana Daloiso martedì 10 dicembre 2019

I sindaci di Milano Beppe Sala e di Pesaro Matteo Ricci. AL centro Liliana Segre (Fotogramma)

Li chiama figli, i 600 sindaci assiepati davanti al palco allestito a un passo dalla meraviglia illuminata della Scala, e per una volta «parlo da madre, qui, e non da nonna come sono solita fare nelle scuole, dove racconto ai ragazzi l'orrore dell'odio». Quando Liliana Segre prende la parola, il cuore di Milano si ammutolisce. «Io l'odio l'ho conosciuto, ho sentito le parole dell'odio, odiose e insultanti, che ti fanno sentire un rifiuto della società. Quando ho trovato la forza di raccontare guardavo e guardo ora gli occhi dei giovani che mi ascoltano e vedo in loro future candele della memoria. Stasera guardo negli occhi questi meravigliosi sindaci in fascia tricolore. Basta odio, parliamo d'amore, l'odio lasciamolo agli anonimi da tastiera».

La gente applaude, urla "Liliana, siamo noi la tua scorta". A migliaia si sono accodati al corteo partito da piazza Mercanti in occasione della manifestazione "L'odio non ha futuro", che ha raccolto primi cittadini da ogni parte d'Italia per rilanciare la solidarietà a una delle ultime sopravvissute all'Olocausto, divenuta negli ultimi mesi bersaglio di odio antisemita. Ed è a loro, ai sindaci, che Liliana Segre vuole lanciare il suo più accorato appello: «Noi che siamo stati testimoni dell'odio non potremo fare memoria per sempre». Il pensiero vola a Piero Terracina, che s'è spento appena due giorni fa a Roma. «E allora tocca a voi - continua Segre -. Voi sindaci, con la vostra carica, avete una missione molto difficile e apprezzo molto che abbiate voluto lasciare per qualche ora i vostri compiti per questa stupenda occasione: il vostro impegno può essere decisivo per la memoria».

La manifestazione dei sindaci (Fotogramma) - Fotogramma

«Nell'Italia degli 8mila Comuni c'è un giacimento straordinario di storia che può essere tramandata alla comunità. Una storia che resta relegata a musei, istituti, vie, pietre di inciampo. Sta alla sensibilità delle amministrazioni comunali fare in modo che questo giacimento non venga abbandonato» esorta la senatrice a vita. «Fate sì che quelle fredde lastre di pietra si trasformino in occasioni antiretoriche per rinnovare un patto tra generazioni», conclude.

Il corteo dei 600 sindaci attraversa la Galleria Vittorio Emanuele II; al loro passaggio le persone schierate ai lati della Galleria applaude la senatrice a vita, affiancata dai sindaci di Milano e Pesaro, Giuseppe Sala e Matteo Ricci, i due organizzatori della manifestazione. Ci sono anziani, disabili, famiglie coi passeggini. Proprio nel mezzo della Galleria qualcuno intona "Bella ciao": le strofe si rincorrono tra le vetrine, persino nei negozi affollati per gli acquisti natalizi. «Avevamo detto nessun colore politico» bofonchia qualcuno tra la folla, ma il canto è contagioso, commovente.

«È una giornata molto importante. Il Paese che vogliamo ha il volto di Liliana Segre: lo abbiamo dimostrato. E da oggi saremo noi la sua scorta» rimarca Matteo Ricci, mentre il sindaco di Milano Giuseppe Sala, sottolinea la «grande partecipazione» all'evento: «Ai fomentatori di odio diciamo che noi sindaci siamo pronti a tornare in continuazione in piazza fino a quando questo clima non cambierà».

La manifestazione dei sindaci in Galleria a Milano (Ansa) - Ansa

Al termine del discorso sul palco sale il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, che consegna una fascia tricolore a Liliana Segre in nome di tutti i Comuni italiani e gliela fa indossare. Dopo un minuto di silenzio un altro coro, spontaneo, intona l'inno nazionale. "Liliana Liliana" ripete ancora la piazza gremita, che non si svuota nemmeno quando vengono tolte le transenne.