Nel Canale di Sicilia
migliaia di profughi continuano a tentare la sorte affrontando
traversate che somigliano sempre più a una roulette russa.
L'ultima tragedia del mare sarebbe avvenuta mercoledì mattina al
largo delle coste libiche: alcune decine di migranti - una
quarantina secondo le testimonianze dei superstiti - sarebbero
annegati in seguito al naufragio di un gommone.
A raccontarlo sono stati gli stessi sopravvissuti sbarcati
giovedì pomeriggio ad Augusta dalla nave militare tedesca Schleswig
- Holstein che ha soccorso complessivamente 283 profughi a bordo
di tre diverse imbarcazioni. L'unità tedesca, che non è
impegnata ufficialmente nell'operazione Triton, nell'ultimo mese
tuttavia è già intervenuta in diverse occasioni nel Mediterraneo
per salvare vite umane: il 19 giugno scorso ha sbarcato a Reggio
Calabria 544 migranti; quattro giorni dopo altri 522 a Salerno.
I superstiti del naufragio, 88 in tutto, sono stati raccolti
in un primo momento da una nave mercantile, poi sono stati
affidati alla nave militare tedesca approdata ad Augusta. Agli operatori dell'organizzazione umanitaria
Save the children hanno raccontato che erano oltre 120 su un gommone fatiscente partito nella notte tra lunedì e martedì da un porto della Libia. A un certo punto i tubolari si
sarebbero sgonfiati e il battello avrebbe cominciato a imbarcare
acqua. Una quarantina di migranti, tra i quali alcune donne e
bambini, sarebbero finiti in mare annegando nel giro di pochi
minuti. Gli altri si sarebbero aggrappati al gommone semi
affondato fino all'arrivo dei soccorsi. Le testimonianze dei sopravvissuti vengono ritenute attendibili dall'organizzazione umanitaria. "Abbiamo parlato con diversi di loro - spiega
Giovanna Di Benedetto, portavoce di
Save the children - e le versioni sono concordi. Ho davanti a me
un ragazzo in lacrime perchè ha perduto il fratello. Le vittime
sarebbero tutte originarie di paesi dell'area sub sahariana".
Sarebbe un etiope di nome Ermias
Ghermay una delle menti del traffico di esseri umani dalla
Libia, come anticipato
da Avvenire il 2 luglio del 2014.
Sky News ha diffuso un servizio che evidenzia le responsabilità dell'etiope nel naufragio di Lampedusa e cita come fonti la polizia
italiana e il pm Geri Ferrara. La polizia italiana avrebbe intercettato diverse telefonate tra Ghermay e i suoi luogotenenti, una delle quali lo collega direttamente al naufragio al largo di Lampedusa dell'ottobre 2013 in cui
morirono 366 persone. Nella registrazione si sente Ghermay "discutere del naufragio con uno dei suoi contatti in Sudan: i due ne parlano con disinvoltura come di un piccolo danno collaterale del loro traffico internazionale di uomini". Ghermias dà la colpa ai migranti di insistere sul voler attraversare il Mediterraneo in un momento giudicato da lui inopportuno ed entrambi gli interlocutori si dicono "preoccupati per l'impatto che il
naufragio sta per avere sulla loro reputazione e quindi sul
'business'".